martedì 18 gennaio 2011

Card. Ravasi: quanto sono inospitali molte chiese moderne (Izzo)

CARD. RAVASI: QUANTO SONO INOSPITALI MOLTE CHIESE MODERNE

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 17 gen. -

"Un'architettura sacra che non sappia parlare correttamente il linguaggio della luce e non sia portatrice di bellezza e di armonia decade automaticamente della sua funzione".
Lo ha affermato il presidente del Pontificio Consiglio per la cultura, card. Gianfranco Ravasi, stigmatizzando "l'inospitalita', la dispersione, l'opacita' di tante chiese tirate su senza badare alla voce e al silenzio, alla liturgia e all'assemblea, alla visione e all'ascolto, all'ineffabilita' e alla comunione". Chiese nelle quali, ha denunciato Ravasi in una lectio magistralis alla Facolta' di Architettura di Roma, "ci si trova sperduti come in una sala per congressi, distratti come in un palazzetto dello sport, schiacciati come in uno sferisterio, abbrutiti come in una casa pretenziosa e volgare".
Per il card. Ravasi, tutto questo e' tanto piu' allarmante alla luce del grande contributo offerto nel tempo, in 20 secoli, dalla cultura cristiana all'architettura: "senza la spiritualita' e la liturgia cristiana, la storia dell'architettura sarebbe stata ben piu' misera".
"Pensiamo solo - ha detto - al nitore delle basiliche paleocristiane, alla raffinatezza di quelle bizantine, alla monumentalita' del romanico, alla mistica del gotico, alla solarita' delle chiese rinascimentali, alla sontuosita' di quelle barocche, all'armonia degli edifici sacri settecenteschi, alla neoclassicita' dell'Ottocento, per giungere alla sobria purezza di alcune realizzazioni contemporanee". Per il card. Ravasi, dunque, nel cristianesimo c'e' "una celebrazione costante dello spazio come sede aperta al divino", con il "baricentro teologico" che si sposta dallo spazio al tempo, perche' "tra Dio e uomo non e' piu' necessaria nessuna mediazione spaziale: l'incontro e' ormai tra persone, si incrocia la vita divina con quella umana in modo diretto".
Per il cristiano, in altre parole, il tempio e' "un santuario non estrinseco, materiale e spaziale, bensi' esistenziale, un tempio nel tempo". Il tempio architettonico, ha rilevato, sara' "sempre necessario", ma solo come "segno necessario di una presenza divina nella storia e nella vita dell'umanita'".
Il tempio, ha concluso il presidente del dicastero vaticano, "non esclude o esorcizza la piazza della vita civile ma ne feconda, trasfigura, purifica l'esistenza, attribuendole un senso ulteriore e trascendente".

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

il card. Ravasi lo vada a dire ai suoi colleghi della Cei, capaci di gettare milioni di euri per chiese bruttissime in cemento armato.

Jacu

Anonimo ha detto...

Personalmente quello che mi ha spinto a interrogarmi sulla buona riuscita o meno del Vaticano II è stato proprio la decadenza dell'estetica, o meglio, il suo totale svuotamento di ogni senso spirituale e l'abbandono in mano al soggettivismo degli architetti.

JP

Anonimo ha detto...

Fatti, fatti, non parole, eminenza!
Si dia da fare per combattere gli orrori architettonici commissionati dalla CEI in tutta Italia!
E comunque, per un buon vescovo, la fede, la sana dottrina e la devozione valgono molto più che una vacua erudizione professorale fine a se stessa, specialmente quando in essa trova spazio l'eccessiva ammirazione per le altre religioni!
Mons. Negri a Milano!

Alessandra Mirabella ha detto...

Ravasi certo parla per esperienza. La sua e non solo la sua. Sicuramente è anche la mia.
Tante volte mi sono trovata in chiese in cui facevo fatica pure ad individuare il tabernacolo per poter fare la genuflessione.

Tante volte mi sono trovata "non a casa" entrando in chiesa.
Tante volte ho dovuto dire cose che sembravano ovvie a persone che pensavo fossero più preparate di me in questo senso.

(Nuovo santuario di San Giovanni Rotondo. "Vabbè, è una chiesa fatta per riflettere" Ed io "Una chiesa serve per pregare, non per riflettere")

Ora io dico, se queste cose mettono in difficoltà me che ho un percorso, cosa succede a chi è piccolo nella fede ed ha bisogno più di chiunque di vedere segni che lo guidino?

Anonimo ha detto...

Magari Alessandra, quei piccoli nella fede vedono segni dove non li vedi tu.

Alessandra Mirabella ha detto...

@ Anonimo
Può essere. Ma mi chiedo molto spesso se un architetto, quando progetta una chiesa, lo fa avendo come obiettivo i piccoli o il suo ego.

Detto questo non credo che fare un tabernacolo stile monolite 2001 Odissea nello Spazio aiuti i piccoli