Difendiamo la libertà di essere cristiani
di Alessandro Gianmoena
E’ stato un Natale cruento per molti cristiani della Terra. Attentanti, condanne, persecuzioni mostrano quanto la differenza della scelta di fede del cristiano sia spesso considerata una minaccia da quelle culture del mondo le cui religioni hanno un approccio ontologicamente totalizzante nei confronti dell’uomo. In Pakistan la cristiana Asia Bibi, madre di 5 figli, è stata condannata a morte per accuse di blasfemia nei confronti del profeta Maomett; in India la legge sulla libertà religiosa in molti luoghi è spesso disattesa, poiché alcune sette induiste proibiscono la conversione al cristianesimo: ed in questi giorni i cristiani hanno partecipato alle celebrazioni natalizie in un clima di terrore, spesso scortati dalle forze dell’ordine; in Iraq nel mese di dicembre cellule terroriste affiliate ad Al Qaeda hanno sferrato attacchi dinamitardi nei pressi dei centri di culto cristiani; a Jos, in Nigeria, 80 cristiani sono caduti vittime dell’odio religioso ed il confronto religioso con Islam rischia spesso di sfociare in conflitto in buona parte del Paese africano; nell’isola filippina di Jolo un tetto di una Chiesa è crollato ferendo un prelato e cinque fedeli a causa della deflagrazione di un ordigno collocato da un cellula di Al Qaeda. Infine la strage di fine anno ad Alessandria d’Egitto, in cui un Kamikaze si è fatto esplodere dinanzi al sagrato di una Chiesa coopta uccidendo 21 persone, rappresenta anch’essa l’ennesimo l’esempio di come il confronto tra le religioni del mondo sia un tema che non possa essere derubricato dall’attualità pensando all’11 settembre con un fatto meramente episodico.
Dopo la fine del Novecento ideologico, che ha generato mostri della Ragione come il comunismo ed il nazismo, il terzo millennio si è aperto rispolverando i confronti culturali e religiosi che hanno da sempre influenzato la storia dell’umamità. Ma per quale ragione la storia del Cristianesimo è disseminata di martiri? Essi hanno subìto la passione del sacrificio della propria vita, fatto diverso dall’atto di suicidio, utilizzato come mezzo di omicidio di altri uomini, da parte dei kamikaze dell’estremismo islamico. Ma il martirio cristiano prende forma dalla Passione del Cristo, Uomo figlio di Dio, Dio che ha annunciato il suo Verbo senza che Creatore e creato fossero due entità distinte, come nel caso del Dio islamico. Egli lo ha fatto attraverso il sacrificio del «Verbo che si è fatto carne» Gesù di Nazareth. Il «Figlio dell’uomo» ha valorizzato, quindi, gli uomini come persone, come creazione in cui la Grazia, il dono della vita divina, si compenetra nella natura del creato ed ha offerto loro con il suo sacrificio una possibilità di redenzione. Ed è attraverso questa «possibilità» che scaturisce la vera libertà dell’uomo e che ne esalta la sua centralità. Il Cristianesimo, quindi, più che una religione è una vocazione spirituale in cui immanenza e trascendenza si fondono grazie alla fede nel Dio il cui Amore comporta una rinascita ontologica della persona verso coloro che la accolgono. «Ecco, io faccio nuove tutte le cose», recita un passo dell’Apocalisse (Ap 1,9 - 20), ed è questa novità che il Cristo ha introdotto nella storia del mondo ad essere temuta da quelle culture totalizzanti in cui la persona è spesso solo considerata come semplice membro di una comunità o come un suddito. Quelle parole pronunciate da Cristo hanno forgiato la cultura della civiltà occidentale, distinguendo il modus vivendi dei cristiani rispetto alle altre culture del mondo.
E' forse dettata dal timore del confronto culturale la protesta dei giorni scorsi dell’Imam Al Azhar contro le parole di Papa Benedetto XVI, che ha denunciato la persecuzione dei cristiani ed ha fatto appello ai governi degli Stati di far rispettare la libertà di religione. L’Imam egiziano, forse, ritiene ancora che i cristiani coopti possano professare la loro fede attraverso l’imposizione della dimmitudine? Il Papa ha ribadito, invece, parole di pace tra i popoli e tra le culture del mondo, mentre la violenza dell’estremismo mira solo a dividere gli uomini. Il conflitto religioso scaturisce, quindi, da coloro che percepiscono il messaggio ed il modus vivendi del cristiano come una minaccia rispetto alle loro credenze.
Potrà mai avviarsi il percorso di pace e convivenza tra le religioni del mondo onde evitare altri 11 settembre? In un mondo caratterizzato dalla comunicazione diffusa è questa la sfida del nostro tempo, una sfida che noi occidentali dobbiamo affrontare non abbondando la nostra identità, la nostra storia. «L’immagine del volto di Cristo imbrattato di sangue innocente sulla parete della chiesa copta di Alessandria non può lasciare indifferente chi ha responsabilità di governo. Così l’esecutivo italiano intende impegnarsi con la massima determinazione per difendere la libertà religiosa di tutte le fedi, e in particolare delle comunità cristiane, in qualunque parte del mondo». E «ognuno deve fare la sua parte». Queste sono le parole del Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi, che ha fatto sua la difesa di un valore occidentale centrale per l’intera umanità come la libertà religiosa.
Il Governo italiano ha dimostrato, quindi, di essere il più sensibile ad una tematica che eleva la sua azione politica a difesa della nostra civiltà occidentale. Ma la grande scommessa del nostro secolo sarà tutta interna alle religioni del mondo, ed in particolare all’Islam, e consiste nel comprendere se saranno in grado di realizzare una pacifica convivenza tra le persone che professano culti differenti. Ma tollerare una risposta diversa rispetto al proprio credo comporterebbe l'affermazione della libertà dell’uomo, un concetto ancora troppo rivoluzionario per molte religioni del mondo.
© Copyright Ragion Politica
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento