Egitto, Natale nella paura per i Cristiani
Pronta una «fatwa» degli imam per difendere i copti dagli attacchi
DI FEDERICA ZOJA
Misure di sicurezza eccezionali ieri sera per la Messa con cui il patriarca della chiesa copto-ortodossa Shenouda III ha celebrato al Cairo il Natale nella cattedrale di San Marco.
Gli agenti della polizia egiziana hanno impedito l’accesso libero al luogo di culto formando un cordone tutt’intorno alla chiesa già un centinaio di metri prima dell’entrata: solo ai muniti di regolare invito è stato consentito di passare oltre. In questo clima di tensione e paura, il grande sheikh della moschea universitaria di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, ha deciso di porgere di persona gli auguri al patriarca. Alla vigilia di Natale, il 7 gennaio per i cristiani copti ortodossi, Shenouda III si è prodigato per invitare i fedeli alla serenità: «Siate calmi, certi dell’opera del Signore e gioite per questa festa, perché è la nascita di nostro Signore Gesù Cristo», ha scritto l’anziano patriarca in un breve messaggio alla comunità, che in Egitto consta di 6-8 milioni di persone.
Il passaggio era rivolto anche ai fedeli che risiedono all’estero, tutti quanti nel mirino del terrorismo, come evidenziato dalle minacce deliranti apparse sul sito Mujaheddin già in dicembre e diventate cruda realtà con l’attentato di Alessandria d’Egitto. Nel frattempo, gli investigatori proseguono le indagini sui responsabili dell’attacco terroristico alla chiesa dei Santi: l’identità dell’attentatore rimane misteriosa, ha ammesso il procuratore del distretto di Alessandria, Yasser Al Refaey. Dubbi sull’attendibilità di un identikit diffuso dalla stampa, quello di un uomo dai tratti asiatici di cui è stato ritrovato il capo. Le forze di sicurezza, quindi, proseguono la loro opera, ma il procuratore ha riconosciuto che per ora «nessuno ha idea di come sia avvenuta l’esplosione e di chi ne sia il responsabile». Intanto si moltiplicano gli allarmi: una scatola sospetta è stata trovata in una chiesa nella città di Minya, nell’alto Egitto. Dopo una verifica gli investigatori hanno dichiarato che non «rappresentava un pericolo». Insomma, è psicosi bomba.
L’allarme e il desiderio di allontanare dal proprio Paese l’ombra del terrorismo fa sì che in queste ore si moltiplichino le iniziative di solidarietà dei musulmani, che in molte parti d’Egitto stanno cercando di organizzare scudi umani attorno alle chiese. L’iniziativa, nata su Internet, potrebbe non andare in porto per motivi di sicurezza, ma è comunque un segnale dell’apprensione che ha coinvolto anche la comunità musulmana egiziana. Molti cittadini islamici, singolarmente, hanno comunque deciso di partecipare alla Messa di Natale a fianco di vicini e amici copti per mostrare la loro solidarietà. Non ad Alessandria, dove il patriarcato ha deciso di dedicare la cerimonia al lutto per i fedeli morti nella notte di Capodanno.
Ma per domani è stato organizzato un incontro nella cattedrale della città, che sarà aperta a tutti: «I musulmani sono benvenuti per condividere le nostre preghiere e le nostre sofferenze », ha affermato un portavoce del patriarcato. Invece è previsto che oggi, giornata del Natale ortodosso, dodici marce sfileranno nel Paese su sollecitazione di ong a di attivisti politici. Al di fuori dei confini egiziani, in Libano si svolgerà nei prossimi giorni un summit di leader religiosi arabi nel quale verrà approvata una fatwa che condanna gli attentati contro i cristiani e le loro chiese equiparandoli per gravità agli attentati contro i musulmani. È quanto spiegato dal segretario generale dello Spiritual Islamic Summit, Mohhamad Sammak, che ha affermato: «L’accordo sul testo già c’è».
© Copyright Avvenire, 7 gennaio 2011
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