venerdì 7 gennaio 2011

Egitto, Natale nella paura per i Cristiani. Pronta una «fatwa» degli imam per difendere i copti dagli attacchi? (Zoja)

Egitto, Natale nella paura per i Cristiani

Pronta una «fatwa» degli imam per difendere i copti dagli attacchi

DI FEDERICA ZOJA

Misure di sicurezza eccezionali ieri se­ra per la Messa con cui il patriarca della chiesa copto-ortodossa Shenouda III ha celebrato al Cairo il Natale nella cattedrale di San Marco.
Gli agenti della polizia egi­ziana hanno impedito l’ac­cesso libero al luogo di cul­to formando un cordone tutt’intorno alla chiesa già un centinaio di metri prima dell’entrata: solo ai muniti di regolare invito è stato consentito di passare oltre. In questo clima di tensione e paura, il grande sheikh del­la moschea universitaria di al-Azhar, Ahmed al-Tayyeb, ha deciso di porgere di per­sona gli auguri al patriarca. Alla vigilia di Natale, il 7 gen­naio per i cristiani copti or­todossi, Shenouda III si è prodigato per invitare i fe­deli alla serenità: «Siate cal­mi, certi dell’opera del Si­gnore e gioite per questa fe­sta, perché è la nascita di no­stro Signore Gesù Cristo», ha scritto l’anziano patriarca in un breve messaggio alla co­munità, che in Egitto consta di 6-8 milioni di persone.
Il passaggio era rivolto an­che ai fedeli che risiedono all’estero, tutti quanti nel miri­no del terrori­smo, come evi­denziato dalle minacce deli­ranti apparse sul sito Mujaheddin già in dicembre e diventate cru­da realtà con l’attentato di A­lessandria d’Egitto. Nel frat­tempo, gli investigatori pro­seguono le indagini sui re­sponsabili dell’attacco ter­roristico alla chiesa dei San­ti: l’identità dell’attentatore rimane misteriosa, ha am­messo il procuratore del di­stretto di Alessandria, Yasser Al Refaey. Dubbi sull’atten­dibilità di un identikit diffu­so dalla stampa, quello di un uomo dai tratti asiatici di cui è stato ritrovato il capo. Le forze di sicurezza, quindi, proseguono la loro opera, ma il procuratore ha rico­nosciuto che per ora «nes­suno ha idea di come sia av­venuta l’esplosione e di chi ne sia il responsabile». Intanto si moltiplicano gli allarmi: una scatola sospet­ta è stata trovata in una chie­sa nella città di Minya, nel­l’alto Egitto. Dopo una veri­fica gli investigatori hanno dichiarato che non «rappre­sentava un pericolo». In­somma, è psicosi bomba.
L’allarme e il desiderio di al­lontanare dal proprio Paese l’ombra del terrorismo fa sì che in queste ore si molti­plichino le iniziative di soli­darietà dei musulmani, che in molte parti d’Egitto stan­no cercando di organizzare scudi umani attorno alle chiese. L’iniziativa, nata su Internet, potrebbe non an­dare in porto per motivi di sicurezza, ma è comunque un segnale dell’apprensio­ne che ha coinvolto anche la comunità musulmana e­giziana. Molti cittadini isla­mici, singolarmente, hanno comunque deciso di parte­cipare alla Messa di Natale a fianco di vicini e amici copti per mostrare la loro so­lidarietà. Non ad Alessan­dria, dove il patriarcato ha deciso di dedicare la ceri­monia al lutto per i fedeli morti nella notte di Capo­danno.
Ma per domani è stato or­ganizzato un incontro nella cattedrale della città, che sarà aperta a tutti: «I musul­mani sono benvenuti per condividere le nostre pre­ghiere e le nostre sofferen­ze », ha affermato un porta­voce del patriarcato. Invece è previsto che oggi, giorna­ta del Natale ortodosso, do­dici marce sfileranno nel Paese su sollecitazione di ong a di attivisti politici. Al di fuori dei confini egiziani, in Libano si svolgerà nei pros­simi giorni un summit di leader religiosi arabi nel quale verrà approvata una fatwa che condanna gli at­tentati contro i cristiani e le loro chiese equiparandoli per gravità agli attentati contro i musulmani. È quanto spiegato dal segre­tario generale dello Spiritual Islamic Summit, Mohha­mad Sammak, che ha affer­mato: «L’accordo sul testo già c’è».

© Copyright Avvenire, 7 gennaio 2011

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