lunedì 3 gennaio 2011

Fouad Ajami: L’imam di Al Azhar anziché accusare il Papa dovrebbe difendere i Copti. Queste violenze sono state tollerate da Mubarak (Molinari)

"Queste violenze sono state tollerate da Mubarak"

Fouad Ajami: i sunniti si sentono liberi di colpire

Maurizio Molinari

CORRISPONDENTE DA NEW YORK

Il mondo arabo rischia di perdere la propria modernità»: di fronte alla brusca replica dell’imam della moschea di Al Azhar al Papa, Fouad Ajami, titolare degli studi sul Medio Oriente alla Johns Hopkins University e della task force sull’Islam alla Hoover Institution, vede il rischio di «precipitare nel buio».

Cosa la colpisce delle parole di Ahmed Al Tayyeb che ha definito «inaccettabile» la condanna del Papa per le violenze anti-copti?

«L’imam di Al Azhar anziché accusare il Papa dovrebbe difendere i copti. Parlo da musulmano. Per l’Egitto i copti sono i primi figli, erano loro a costituire la maggior parte della popolazione quando vi fu l’invasione musulmana del VII secolo e oggi sono almeno 8 milioni, il 10 per cento della popolazione. Per questo l’Egitto è sempre stato secolare».

Cosa c’è alla base delle aggressioni contro i copti?

«Il fatto che lo Stato secolare non è stato difeso dal presidente Hosni Mubarak, un dittatore che ha consentito le violenze contro i copti. Il risultato è che i fondamentalisti sunniti si sentono liberi di attaccarli come mai avvenuto».

Mubarak in realtà punta l’indice contro una «mano straniera»...

«Mubarak è ambiguo, la formula può far intendere Al Qaeda o il solito capro espiatorio israeliano. È possibile che vi sia lo zampino di Al Qaeda ma non è un fulmine a ciel sereno: da anni le violenze sui copti si moltiplicano, loro chiedono la sorveglianza delle chiese e il governo neanche gli risponde».

Vede un legame fra le stragi di Alessandria e Baghdad?

«Certo, bisogna leggere lo studio di Habib Malek della Hoover Institution per comprendere quanto sta avvenendo: cento anni fa i cristiani inventarono il nazionalismo arabo ed ora, su quelle stesse terre, vengono perseguitati».

Quali sono le conseguenze?

«Se l’Egitto perdesse i cristiani rinuncerebbe alla modernità. L’Iraq senza i cristiani non potrebbe completare la difficile rinascita. In questi Paesi i cristiani sono gli abitanti originari, i musulmani arrivarono in seguito. Certo, anche i copti sbagliano quando alcuni sacerdoti definiscono “ospiti” i musulmani. Ma tocca ai leader arabi preservare la modernità dei loro Stati, già indebolita dalle espulsioni di ebrei e europei».

Quale sarà l’impatto dell’imminente referendum per il distacco del Sudan meridionale da Khartum?

«Gli islamisti lo considerano un tradimento perché si tratta dei cristiani che abbandonano i musulmani invertendo l’islamizzazione del VII secolo. C’è un legame fra quanto avviene in Egitto, Iraq e Sudan. È un’ondata di fondamentalismo che punta ad azzerare i cristiani in Medio Oriente e Nord Africa».

Cosa devono fare i cristiani perseguitati?

«Resistere e non andarsene. Devono battersi per il rispetto dei loro diritti, dei principi che hanno contribuito a creare».

Chi può aiutarli?

«Benedetto XVI. Se per Giovanni Paolo II la missione fu liberare l’Est europeo dall’oppressione del comunismo per Benedetto XVI è adesso salvare i cristiani nel mondo arabo. A mio avviso il Papa lo ha compreso ma a volte sembra esitare. Forse c’è chi lo frena. Ma non deve avere remore. Deve essere forte e coraggioso nella difesa dei figli primogeniti delle terre arabe».

© Copyright La Stampa, 3 gennaio 2011 consultabile online anche qui.

1 commento:

sonny ha detto...

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