Il Papa al Corpo Diplomatico: difendere dovunque la libertà religiosa autentico fondamento della pace
Ricercare la via di una pace autentica attraverso il rispetto della libertà religiosa: è l’accorato appello rivolto da Benedetto XVI ai membri del Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, ricevuti stamani in Vaticano in occasione dei tradizionali auguri di inizio anno. Parlando agli ambasciatori, il Papa ha compiuto un giro d’orizzonte sulla condizione della libertà religiosa nel mondo ed è tornato a condannare con forza le violenze anticristiane, in particolare in Iraq ed Egitto. Quindi, ha chiesto l’abolizione della legge sulla blasfemia in Pakistan. Il Pontefice ha inoltre messo in guardia dai tentativi, soprattutto in Occidente, di marginalizzare la dimensione della fede. L’indirizzo d’omaggio al Santo Padre è stato rivolto dall’ambasciatore decano Alejandro Valladares Lanza. Attualmente, sono 178 gli Stati che intrattengono relazioni diplomatiche piene con la Santa Sede. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La dimensione religiosa è una caratteristica innegabile e incoercibile dell’essere e dell’agire e dell’uomo”: muove da questa verità incontrovertibile la riflessione di Benedetto XVI, che parlando agli ambasciatori di tutto il mondo ha ribadito che quando viene negato il diritto alla libertà religiosa “si creano squilibri e conflitti a tutti i livelli, tanto sul piano personale che su quello interpersonale”. Riprendendo il Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, il Papa ha riaffermato che il diritto alla libertà religiosa, “troppo spesso messo in discussione o violato”, è in realtà “il primo dei diritti”. La pace, ha soggiunto, si può dunque costruire solo se “l’uomo può liberamente cercare e servire Dio nel suo cuore, nella sua vita e nelle sue relazioni con gli altri”. Il pensiero del Pontefice si è così rivolto agli attentati anticristiani in Iraq che, ha detto, “ci hanno profondamente addolorato”:
“Je renouvelle aux Autorités de ce pays et aux chefs religieux musulmans... ”
Il Pontefice ha rinnovato “alle autorità di quel Paese e ai capi religiosi musulmani” il suo “preoccupato appello ad operare affinché i loro concittadini cristiani possano vivere in sicurezza e continuare ad apportare il loro contributo alla società di cui sono membri a pieno titolo”. Anche in Egitto, ad Alessandria, ha rammentato, “il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa”. Tale “successione di attacchi”, è stata la sua amara constatazione, “è un segno ulteriore dell’urgente necessità per i governi della regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose”. E ancora una volta, ha rimarcato che i cristiani del Medio Oriente “sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali”. Quindi, ha elogiato quei Paesi del Vecchio Continente che hanno auspicato una “risposta concertata dell’Unione Europea” a difesa dei cristiani nella regione. Né ha mancato di chiedere che, nella Penisola arabica, dove vivono numerosi lavoratori immigrati cristiani, “la Chiesa cattolica possa disporre di adeguate strutture pastorali”:
“Parmi les normes qui lèsent le droit des personnes à la liberté religieuse...”
“Tra le norme che ledono il diritto delle persone alla libertà religiosa – ha proseguito il Pontefice – una menzione particolare dev’essere fatta della legge contro la blasfemia in Pakistan”. Ha quindi incoraggiato nuovamente le autorità pakistane “a compiere gli sforzi necessari per abrogarla, tanto più che è evidente che essa serve da pretesto per provocare ingiustizie e violenze contro le minoranze religiose”. Il tragico assassinio del governatore del Punjab, è stato il suo monito, “mostra quanto sia urgente procedere in tal senso: la venerazione nei riguardi di Dio promuove la fraternità e l’amore, non l’odio e la divisione”. Il Papa ha espresso inoltre preoccupazione per gli attacchi contro i cristiani in Nigeria e per gli atti di violenza nel Sud e Sud Est asiatico:
“Dans divers pays, d’autre part, la Constitution reconnaît... ”
“In diversi Paesi, d’altronde – ha rilevato – la Costituzione riconosce una certa libertà religiosa, ma, di fatto, la vita delle comunità religiose è resa difficile e talvolta anche precaria”. Di qui, il pressante appello affinché “cessino tali ambiguità, in modo che i credenti non si trovino dibattuti tra la fedeltà a Dio e la lealtà alla loro patria”. Ed ha chiesto di garantire “dovunque alle comunità cattoliche la piena autonomia di organizzazione e la libertà di compiere la loro missione”. In questo momento, ha affermato, il pensiero “si volge di nuovo verso la comunità cattolica della Cina continentale e i suoi Pastori, che vivono un momento di difficoltà e di prova”. Ha invece incoraggiato le autorità di Cuba, “affinché il dialogo che si è felicemente instaurato con la Chiesa si rafforzi ulteriormente e si allarghi”. Di qui, ha spostato lo sguardo all’Occidente, dove, ha rilevato “ci troviamo di fronte ad altri tipi di minacce contro il pieno esercizio della libertà religiosa”. In molti Paesi, ha avvertito, si tende a considerare la religione, “ogni religione come un fattore senza importanza”, perfino “destabilizzante” e si prova così con diversi mezzi “ad impedirne ogni influenza nella vita sociale”:
“On en arrive ainsi à exiger que les chrétiens agissent... ”
“Si arriva così – ha annotato – a pretendere che i cristiani agiscano nell’esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse”. Ed ha citato il caso di quelle leggi che “limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto”. Si è così rallegrato della recente risoluzione del Consiglio d’Europa a difesa del diritto dell’obiezione di coscienza del personale medico. Né ha mancato di mettere in guardia da un’altra manifestazione di emarginazione della religione ovvero il mettere al bando feste e simboli religiosi, tagliando così le radici culturali che alimentano l’identità del Vecchio Continente. Ha dunque ringraziato quei Paesi che si sono associati al governo italiano nella difesa dell’esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici:
“Reconnaître la liberté religieuse signifie, en outre, garantir...”
“Riconoscere la libertà religiosa – ha soggiunto il Papa - significa, inoltre, garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo o educativo”. E’ preoccupante, è il monito del Papa, che “questo servizio che le comunità religiose offrono a tutta la società, in particolare per l’educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica, come si constata ad esempio in certi Paesi dell’America Latina”:
“Poursuivant ma réflexion, je ne puis passer sous silence...”
Proseguendo la mia riflessione, ha aggiunto, “non posso passare sotto silenzio un’altra minaccia alla libertà religiosa delle famiglie in alcuni Paesi europei, là dove è imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”. Ed ha lamentato una “sorta di scala nella gravità dell’intolleranza verso le religioni” con “gli atti discriminatori contro i cristiani che sono considerati meno gravi, meno degni di attenzione da parte dei governi e dell’opinione pubblica”. Meno giustificabili ancora, ha proseguito, “sono i tentativi di opporre alla libertà religiosa dei pretesi nuovi diritti, attivamente promossi da certi settori della società”. Ed ha ribadito che non è sufficiente “una proclamazione astratta della libertà religiosa”. Quindi, ha concluso il suo appassionato discorso con un pressante appello:
“…la religion ne constitue pas pour la société un problème…”
“La religione – ha detto – non costituisce per la società un problema, non è un fattore di turbamento o di conflitto” e la Chiesa “non cerca privilegi”, ma vuole “semplicemente esercitare” la sua missione con libertà. “Che nessuna società umana – è stata la sua esortazione – si privi volontariamente dell’apporto fondamentale che costituiscono le persone e le comunità religiose”.
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