lunedì 3 gennaio 2011

Il Papa: «Incoraggio le comunità ecclesiali nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo». Frattini: l'Unione europea intervenga in difesa della libertà religiosa

Dobbiamo riconoscere che il governo italiano e' l'unico che si stia dando da fare. No comment sulle istituzioni della burocratica e ormai moribonda UE.
R.

Ratzinger: hanno offeso Dio e l'umanità

«Incoraggio le comunità ecclesiali nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo»

Moreno Sabbiati

ROMA

La strage di cristiani copti in Egitto ha particolarmente addolorato Benedetto XVI che in occasione del primo Angelus del 2011 dalla finestra del suo studio in piazza San Pietro ha ribadito la sua sofferenza per le vittime, già esternata sabato nella messa e nella preghiera in Basilica. Un «dolore» per il «grave attentato contro la comunità cristiana copta compiuto ad Alessandria d'Egitto» che lui accomuna a quello degli attentati contro i cristiani in Irak e tanti, oltre 30, pastori cristiani uccisi nel corso del 2010. Parole che, nonostante l'intervento dell'imam di Al Azhar che ha criticato l'ingerenza del Papa (parole che non hanno trovato eco Oltretevere), hanno iniziato a fare breccia anche nel mondo islamico: l'Unione delle comunità islamiche in Italia (Ucoii) ha espresso «dolore e orrore» per l'attentato, invitando «tutta la rete di moschee che fa riferimento alla nostra Unione a pregare per le vittime e affinché quella criminale provocazione fallisca.
Parlando alle migliaia di persone presenti in piazza San Pietro, Benedetto XVI ha però invitato a scegliere la strada della non violenza: «Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Irak per costringerli ad andarsene, offende Dio e l'umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno».
«Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso – ha aggiunto Benedetto XVI – anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace».
Anche il nunzio a Beirut, mons. Gabriele Giordano Caccia ha segnalato che ci sono «voci autorevoli» del mondo islamico che «condannano» gli atti di violenza contro i cristiani.
«Quello che succede nelle comunità cristiane non lontane da qui ha una ripercussione forte soprattutto nella comunità libanese. Le parole del Papa sono condivise da molte persone anche di fede islamica: queste sentimento che ogni atto di terrore e di violenza offende innanzitutto Dio e l'umanità è assi diffuso. Vedo con piacere – ha aggiunto mons. Caccia – che iniziano ad esserci voci autorevoli del mondo islamico, sia religioso sia politico che condannano tali avvenimenti. È un piccolo segno che deve aiutare l'Occidente a comprendere che l'Islam è anche religione di pace e deve aiutare i credenti dell'Islam a comprendere che non devono lasciarsi strumentalizzare per fini politici utilizzando la religione».
Secondo il nunzio, «il martirio della gente cristiana è comunque un segno di speranza. Il Papa ha ricordato il prologo del vangelo di Giovanni: guardando la storia noi siamo certi che Dio ci accompagna, che Dio la guida, che lui è l'origine e la fine. È questa è la forza cristiana, una forza positiva, una forza di vita. Natale è qualcuno che viene in mezzo a noi, la vita che nasce. Questa è testimonianza e la non violenza che è già un segno dell'amore con cui Dio ama ciascuno di noi».
Dal canto suo, il commento congiunto del presidente della comunità ebraica di Roma, Riccardo Pacifici e del capo rabbino della comunità ebraica della capitale Riccardo Di Segni, è stato questo: «Le notizie che ci arrivano da Alessandria d'Egitto ci impongono a non rimanere indifferenti di fronte ad una tragedia che colpisce i cristiani in paesi che vanno dal Sudan alla Nigeria, dall'Irak e fino a Gaza». «Aderiamo con convinzione – hanno aggiunto – all'iniziativa proposta dall'amministrazione cittadina per ribadire il ruolo di Roma Capitale, quale luogo di confronto, rispetto e modello tra le diverse confessioni della nostra città. Come un anno fa, quando ricevemmo in sinagoga papa Benedetto XVI». Pacifici e Di Segni hanno quindi ribadito la «preoccupazioni per le atroci condizioni di violenze che alcune comunità cristiane nel mondo sono costrette a vivere».

Discriminati

Fedeli cristiani nella giornata di ieri hanno ripreso a pregare nella Chiesa copta di Alessandria d'Egitto, teatro dell'attentato della notte di Capodanno, ricordando i loro «martiri» e con parole di rabbia contro i «fanatici» che hanno fatto violenza alla loro comunità. Tracce di sangue erano ancora visibili sulla facciata della Chiesa Al-Qidissin (dei Santi) ancora sotto la protezione della polizia. Con le lacrime agli occhi, le donne hanno implorato ad alta voce Dio di «vendicare i martiri» e «bruciare i cuori» degli autori dell'attentato. «Dio vendichi i nostri martiri, Dio bruci i loro cuori», invocavano. Molti hanno anche lamentato «discriminazione» a cui è sottoposta la comunità, che rappresenta il 10 per cento dei circa 80 milioni di egiziani. Sulla porta della Chiesa, era stato posto un dipinto di Gesù Cristo, macchiato di sangue; mentre una tela bianca insanguinata, che era stata utilizzata per portare una delle vittime, è stata appesa a una ringhiera di ferro. Per contenere la rabbia dei cristiani, erano stati dispiegati attorno a tutta la Chiesa e alla moschea vicina, poliziotti in assetto anti-sommossa. I giovani copti si erano scontrati con la polizia per tutta la giornata di sabato, lanciando pietre e bottiglie contro gli agenti; e la polizia aveva reagito usando i gas lacrimogeni. Anche se ieri i manifestanti non erano più per le strade, la tensione era ancora palpabile tra i fedeli che assistevano alla Messa domenicale, nonostante gli appelli alla calma della gerarchia ortodossa.

© Copyright Gazzetta del sud, 3 gennaio 2011

Lo sfogo di Frattini: l'Unione europea intervenga in difesa della libertà religiosa

Cristina Ferrulli

ROMA
Il giorno dopo la strage di Alessandria d'Egitto, l'Italia fa sentire la sua voce affinché l'Unione Europea intervenga in difesa della libertà religiosa e prenda posizione contro l'escalation di violenza che colpisce i cristiani.
Il ministro degli Esteri Franco Frattini ha chiesto una discussione politica al prossimo Consiglio dei Ministri degli esteri dell'Unione europea del 31 gennaio e a suo sostegno il Pd annuncia una mozione per chiedere l'intervento in Aula del titolare della Farnesina «affinché il governo abbia un forte appoggio nelle iniziative urgenti da prendere».
Sgomenta e preoccupa la politica l'attentato che, nella notte di Capodanno, ha provocato la morte di 21 cristiani copti in Egitto.
Un'escalation di violenza che, sostiene Frattini, va fermata senza «alcuna ambiguità nella lotta a chi mette in discussione con minacce, attentati, stragi» libertà fondamentali come quella di culto».
E, al di là degli impegni dei singoli stati, è fondamentale che scenda in campo l'Unione Europea che, incalza il ministro degli Esteri, «ha posto la primazia dei diritti individuali alla base dei suoi principi costituzionali, deve essere in prima linea in questa battaglia».
Una richiesta, dunque, che arriva dal governo italiano ma anche dagli eurodeputati di maggioranza e opposizione. Le delegazioni Pdl e Pd hanno presentato una risoluzione comune, a firma Mario Mauro (Pdl) e Gianni Pittella (Pd) a Strasburgo e chiedono «all'Alto rappresentante della politica estera dell'Unione Catherine Ashton di intervenire per far sentire la voce dell'Europa, con azioni concrete e non solo con enunciazioni di principio». Iniziativa che trova appoggio bipartisan anche dagli europarlamentari confluiti nel Fli.
Ma è possibile che l'Italia si muova anche autonomamente dall'Ue. Frattini auspica che il Parlamento si riunisca presto per avere un mandato forte nell'impegno al terrorismo religioso. Al Senato il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri chiederà che «sulle incredibili persecuzioni, che i cristiani stanno subendo in varie parti del mondo, il Parlamento italiano torni a pronunciarsi al più presto».
E i cattolici del Pd annunciano una mozione per sostenere la battaglia del governo italiano. «La libertà religiosa è – afferma Giuseppe Fioroni – un diritto fondamentale dell'uomo e non possiamo consentire che venga violato in modo sistematico. Dunque nelle prossime ore presenteremo anche una mozione in Parlamento affinché il governo abbia un forte sostegno nelle iniziative urgenti da prendere».
«Bisogna fermare con ogni mezzo i tanti pogrom che stanno minacciando i cristiani in tutto il medio oriente»: lo dichiara Gianni Vernetti di Alleanza per l'Italia. «L'obiettivo del terrorismo di matrice islamista – afferma Vernetti – è quello di cacciare dalle terre del medio oriente le comunità cristiane che da duemila anni le popolano. In Irak, come in Egitto vengono colpiti civili inermi spesso durante una funzione religiosa. Ritengo gravissimo – conclude Vernetti – il silenzio dell'Europa: dov'è finita la signora Ashton? Non si può tacere di fronte a crimini che rischiano di cambiare l'intera geografica del medio oriente con un possibile esodo in massa dei cristiani».
Dal canto suo, la presidente della Regione Lazio, Renata Polverini,ha dichiarato: «La Regione Lazio è pronta a sostenere iniziative in difesa della cristianità in risposta al feroce attentato che in Egitto ha provocato la morte di tanti fedeli. Ci rivolgiamo al mondo religioso e laico perché con le istituzioni, in uno spirito unitario, si faccia sentire forte la voce e il sostegno a tutti i cristiani che nel mondo ancora vengono perseguitati». «La strage in Egitto – ha aggiunto Polverini – è una ferita dolorosa e profonda per tutta la comunità cristiana. Dobbiamo chiedere con forza da Roma e dal Lazio che si ponga fine all'intolleranza e alla violenza nel nome della pace, del dialogo e del rispetto della libertà religiosa».

© Copyright Gazzetta del sud, 3 gennaio 2011

Aspro attacco al Papa dall'imam di Al Azhar

Fausto Galzelli

IL CAIRO
Il giorno dopo il sanguinoso attentato di Alessandria cresce in Egitto la collera dei copti, che sono scesi in strada anche nella capitale ingaggiando scontri con la polizia e hanno cercato di dare l'assalto all'auto del grande Imam di Al Azhar – una delle massime autorità religiose islamiche del Paese – che si era recato a porgere le condoglianze al patriarca copto Shenuda III.
Proprio dal grande Imam – che è nominato dal presidente Hosni Mubarak – è giunto ieri un aspro attacco a Benedetto XVI: riferendosi alle parole del Pontefice sulla necessità di difendere i cristiani, Ahmed el Tayyeb le ha definite un «intervento inaccettabile negli affari dell'Egitto». Perché il Papa «non ha chiesto la protezione dei musulmani quando venivano massacrati in Irak?» ha poi chiesto, denunciando «una visione sbilanciata su musulmani e cristiani che rischiano di essere uccisi in tutto il mondo».
L'intervento di sheikh El Azhar è giunto in una giornata di acuite tensioni. Migliaia di copti sono scesi in strada al Cairo e hanno occupato quasi un chilometro di lungo Nilo: scandendo slogan contro la «mancanza di polizia», invitando alla «vendetta» e reclamando «l'uguaglianza con i musulmani», hanno cercato di sfondare il cordone della polizia vicino al ministero degli Esteri. Negli scontri dieci manifestanti sono rimasti feriti.
I cristiani, che sono fra il 6 e il 10% dei circa 80 milioni di egiziani appaiono sempre più esasperati: molti, rilevano fonti egiziane, non hanno gradito che inquirenti e politici abbiano subito cercato di addossare a esterni la responsabilità dell'attentato, come ieri hanno detto anche il ministero dell'Interno e lo stesso presidente Mubarak.
Ieri la tv satellitare Al Jazira, che ha dato la notizia dei 17 arresti per l'attentato (21 morti) ha riferito che gli investigatori egiziani seguono ora la pista di «un gruppo radicale locale» ma «guidato dall'estero».
Sulla strage grava infatti l'ombra di al Qaida, la cui ala irachena aveva minacciato all'inizio dello scorso novembre di colpire la comunità copta a causa di una intricata vicenda con al centro due cristiane che sarebbero state «tenute prigioniere» in monasteri perchè convertitesi all'Islam.
Intanto, anche in vista del prossimo Natale ortodosso il 7 gennaio, è stata rafforzata la sicurezza intorno alle chiese. Un anno fa in alto Egitto otto cristiani furono falciati a colpi d'arma da fuoco all'uscita di una chiesa proprio la notte di Natale.

© Copyright Gazzetta del sud, 3 gennaio 2011

2 commenti:

Anonimo ha detto...

notate come muoiono i cristiani e tutti si ergono a difendere non I CRISTIANI, ma la generica libertà religiosa delle religioni tutte uguali?

gemma ha detto...

la parola magica è: "difesa delle minoranze religiose" ed è lampante come molti politici di casa nostra si guardino bene dal nominare espressamente la parola "cristiane". La snobbissima Europa finirà per partorire l'ennesima mozione che dice tutto e nulla in cui si chiede la generica tutela delle minoranze, appunto. Non è necessario essere minoranza per essere vulnerabili, e ci sono minoranze che hanno in sè il seme dell'intolleranza e della violenza e altre che porgono sempre l'altra guancia. Si abbia il coraggio di condannare i violenti e tutelare i non violenti perseguitati, chiamandoli per nome, chiunque essi siano, cristiani, buddisti, ebrei o musulmani, senza fare di tutte le minoranze un fascio. Stavolta il problema riguarda i cristiani e va detto espressamente, senza formule generiche di ciorcostanza. Quando c'è stato da denunciare le persecuzioni dei buddisti lo sdegno radical-chic è sceso in piazza, fregandosene se in Cina anche altri sono perseguitati. Qualche direttore di giornale ha attaccato Benedetto XVI per mancanza a suo dire di solidarietà, ora che interviene per il macello dei "suoi", magari ci sarà qualcuno dgli stessi snob che darà ragione all'Imam egiziano. Per la serie: il Papa parli per buddisti e musulmani ma non ingerisca se ci sono di mezzo i cristiani. C'è da aspettarsi di tutto ormai, anche perchè i preti coraggio di casa nostra ci spiegano che questa è la conseguenza dei misfatti della chiesa, e che quindi per altri preti e fedeli coraggio che continuano a frequentare le chiese minacciate non c'è martirio. Se lo dicono loro, gli snob si sentono sicuramente più tranquilli