giovedì 13 gennaio 2011

Il Papa: Santa Caterina da Genova vedeva il Purgatorio a partire dalla propria anima di peccatrice. Se di fuoco si trattava era certo un fuoco "interiore"

Il Purgatorio, fuoco interiore

CITTà DEL VATICANO

Più che luogo fisico spazio interiore, non fuoco di fiamme ma fuoco metaforico, interiore. Benedetto XVI descrive a circa 9.000 fedeli riuniti in Vaticano per l'udienza generale la sua immagine del purgatorio.
E per farlo non chiede aiuto a Calliope, come fece Dante, ma a una mistica del Quattrocento, santa Caterina da Genova, moglie di un ubriacone e inizialmente dissoluta anche lei, poi spiazzata dalla «visione» dell'orrore dei propri peccati e convertita a una esistenza di carità e dedizione al prossimo.
Se ai tempi di Caterina, spiega il papa teologo, si pensava al purgatorio a partire dalla idea dei tormenti dell'aldilà, e come a uno spazio «nelle viscere della terra», Caterina invece vedeva il purgatorio a partire dalla propria anima di peccatrice: la visione del peccato confrontato l'amore di Dio la portava a espiare e purificarsi. Se di fuoco si trattava, dunque, era certo un fuoco "interiore".
Da tempo la Chiesa e i papi hanno abbandonato le immagini dell'aldilà che per secoli hanno nutrito l'immaginario collettivo e popolato le arti di diavoli con il forcone, beati tra le nuvole del paradiso e peccatori non dannati che compiono la propria purificazione. Nel 2003 papa Wojtyla dedicò un ciclo di catechesi delle udienze generali a inferno, purgatorio e paradiso, come stati dell'anima legati alla comunione o meno con Dio.
In questo solco papa Ratzinger ha riflettuto sul purgatorio per santa Caterina, in cui l'anima «soffre per non aver risposto in modo corretto a tale amore di Dio e l'amore stesso diventa fiamma e lo purifica». E ha raccomandato di «pregare con i defunti» perché completino la propria purificazione e «affinché possano giungere alla comunione con Dio».
La riflessione sull'aldilà, il peccato e il giudizio di Dio è affrontato con ampiezza da Benedetto XVI nella sua enciclica "Spe salvi", pubblicata nel 2007. Il Giudizio Finale di Dio, scrive il papa teologo, esiste, non sarà quello dell'iconografia «minacciosa e lugubre» dei secoli scorsi, ma nemmeno un colpo di spugna «che cancella tutto».

© Copyright Gazzetta del sud, 13 gennaio 2011

2 commenti:

mariateresa ha detto...

dal twitter di Rodari

http://www.primaonline.it/2011/01/12/88118/papa-oromano-cita-lunita-contro-balle-giornalistiche/
anche l'Osservatore Romano riprende Di Giacomo sulle fanfaluche dei giornalisti.

Maroun ha detto...

Allora scusatemi,ma il purgatorio non e` piu` nell`aldila` ? il catechismo della chiesa cattolica ci insegna sul purgatorio :1031 La Chiesa chiama purgatorio questa purificazione finale degli eletti, che è tutt'altra cosa dal castigo dei dannati. La Chiesa ha formulato la dottrina della fede relativa al purgatorio soprattutto nei Concili di Firenze 621 e di Trento. 622 La Tradizione della Chiesa, rifacendosi a certi passi della Scrittura, (623)(Per esempio, 1 Cor 3,15; 1 Pt 1,7) parla di un fuoco purificatore:

« Per quanto riguarda alcune colpe leggere, si deve credere che c'è, prima del giudizio, un fuoco purificatore; infatti colui che è la Verità afferma che, se qualcuno pronuncia una bestemmia contro lo Spirito Santo, non gli sarà perdonata né in questo secolo, né in quello futuro (Mt 12,32). Da questa affermazione si deduce che certe colpe possono essere rimesse in questo secolo, ma certe altre nel secolo futuro ». 624

1032 Questo insegnamento poggia anche sulla pratica della preghiera per i defunti di cui la Sacra Scrittura già parla: « Perciò [Giuda Maccabeo] fece offrire il sacrificio espiatorio per i morti, perché fossero assolti dal peccato » (2 Mac 12,45). Fin dai primi tempi, la Chiesa ha onorato la memoria dei defunti e ha offerto per loro suffragi, in particolare il sacrificio eucaristico, 625 affinché, purificati, possano giungere alla visione beatifica di Dio. La Chiesa raccomanda anche le elemosine, le indulgenze e le opere di penitenza a favore dei defunti:

« Rechiamo loro soccorso e commemoriamoli. Se i figli di Giobbe sono stati purificati dal sacrificio del loro padre, 626 perché dovremmo dubitare che le nostre offerte per i morti portino loro qualche consolazione? [...] Non esitiamo a soccorrere coloro che sono morti e ad offrire per loro le nostre preghiere ». 627.
Allora secondo quest`articolo , il purgatorio non ha piu niente a che fare coll`aldila` ?