La politica della Chiesa
Agli ambasciatori accreditati presso la Santa Sede - un corpo diplomatico tra i più rappresentativi al mondo - il Papa ha spiegato il ruolo della Chiesa cattolica nel contesto internazionale. Una presenza attiva e rispettosa delle competenze delle autorità civili, animata da una convinzione: che solo Dio risponde al cuore dell'essere umano e che dunque la dimensione religiosa è "innegabile e incoercibile". Questa è la radice profonda di quella che con un'espressione rapida viene definita la politica vaticana, la quale non cerca inesistenti privilegi ma solo libertà per la missione, caratteristica originaria e costitutiva della comunità cristiana.
Ecco allora la preoccupazione per la libertà religiosa, che per Benedetto XVI è elemento indispensabile nella costruzione della pace. Un diritto fondamentale, dunque, spesso leso o addirittura negato.
Oggi è cresciuta la consapevolezza della gravità di questi fenomeni che offendono Dio e l'uomo, rendendo impossibile la convivenza. Si tratta di segnali molto positivi, come le voci preoccupate levatesi in diversi Paesi musulmani e in Europa di fronte alla crescita della cristianofobia e ai sanguinosi attentati che non hanno rispettato nemmeno i luoghi di culto.
L'analisi del Papa è andata alla radice dei pretesti che muovono le campagne di odio, soprattutto nell'immensa regione mediorientale: qui i cristiani - ha ripetuto con le parole del sinodo celebrato in ottobre - sono "cittadini originali e autentici", come in Iraq ed Egitto, dove la tradizione cristiana è antica e vitale. Non estranei, dunque, ma desiderosi di contribuire alla costruzione del bene comune, fedeli a Dio e leali nei confronti della patria: in Medio Oriente, in Africa, in Cina, dovunque. Per questo Benedetto XVI ha chiesto alle autorità civili dei diversi Paesi gesti concreti a favore di un'autentica libertà religiosa, come l'abrogazione della legge pakistana contro la blasfemia.
Segnali positivi vengono anche dai Paesi di antica cristianità. Se infatti si moltiplicano tenaci tentativi di emarginare la religione - negando il diritto all'obiezione di coscienza in ambito sanitario e giuridico, sopprimendo simboli, imponendo nuove discipline scolastiche, inventando presunti diritti per coprire "desideri egoistici" - il Consiglio d'Europa ha adottato una risoluzione che protegge l'obiezione di coscienza dei medici, mentre molti si sono espressi per l'esposizione del crocifisso, come il Governo italiano seguito da quelli di altri Paesi, e il Patriarcato di Mosca.
Un quadro in chiaroscuro, dunque, dove lo sguardo di Benedetto XVI vede tragedie e difficoltà, ma anche segni positivi. Come è avvenuto per i riconoscimenti nel centenario della nascita di madre Teresa, emblema della politica della Chiesa. Che non pretende favori ma chiede la libertà di testimoniare e annunciare l'amore di Dio in favore di ogni essere umano.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano - 10-11 gennaio 2011)
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