giovedì 13 gennaio 2011

Massimo Introvigne, rappresentante Osce per le discriminazioni verso i cristiani: lavorerò per la libertà religiosa e contro l’emarginazione sociale (R.V.)

Su segnalazione di Laura leggiamo:

Massimo Introvigne, rappresentante Osce per le discriminazioni verso i cristiani: lavorerò per la libertà religiosa e contro l’emarginazione sociale

Massimo Introvigne, sociologo delle religioni, direttore del Centro studi sulle nuove religioni (Cesnur) di Torino, è stato nominato “rappresentante dell’Osce per la lotta contro il razzismo, la xenofobia e la discriminazione, con un’attenzione particolare alla discriminazione contro i cristiani e i membri di altre religioni”. Ricordiamo che l’Organizzazione per la cooperazione e al sicurezza in Europa - che ha sede a Vienna - cui oggi aderiscono ben 56 Paesi, è la più grande dopo l’Onu, e comprende tutti i Paesi europei e dell’Asia centrale ex sovietica, più gli Stati Uniti e il Canada, oltre la Santa Sede, tra i membri fondatori. Roberta Gisotti ha intervistato il noto studioso, scrittore di innumerevoli saggi in gran parte dedicati al pluralismo e alla libertà religiosa:

D. – Prof. Introvigne, con quale spirito affronterà il suo nuovo incarico? Forse qualcuno obietterà che all’interno dei Paesi Osce i cristiani non sono discriminati e godono anche di privilegi rispetto ad altre religioni...

R. – L’Osce, anzitutto, va - come ama dire - da Vancouver a Vladivostok, e quindi comprende Paesi a est di Vienna e a ovest di Vienna. A est di Vienna ci sono molti Paesi che si avviano alla democrazia: in particolare fanno parte dell’Osce tutti quelli che risultano dalla disintegrazione dell’Unione Sovietica, molti dei quali hanno avviato una collaborazione positiva anche con le istituzioni dell’Osce, per adeguare le loro leggi al pluralismo e, in particolare, alla libertà religiosa. Ma non vi è chi non veda come in quest’area molte cose rimangano da fare. A ovest di Vienna, invece, vi è una forma diversa di discriminazione, che certamente nessuno pensa di mettere sullo stesso piano del terrorismo e degli omicidi che si vedono in alcuni Paesi dell’Africa e dell’Asia. E però è quella che lo stesso Papa Benedetto XVI chiama una “forma sottile di discriminazione”, che emargina la religione dalla vita sociale e la "tollera" – verrebbe da dire – purché stia buona e non dia fastidio.

D. – Il suo lavoro si aggiungerà a quello dei due rappresentanti per la lotta contro l’antisemitismo e l’islamofobia. In fondo, si tratta di un’unica causa per la libertà religiosa: perché, allora, una persona per ogni confessione?

R. – C’era un paradosso, e in qualche misura c’è ancora, nelle organizzazioni internazionali: noi sappiamo da quadri statistici - compilati, fra l’altro, da esperti che non sono cattolici - che tre episodi nel mondo di discriminazione e di persecuzione religiosa ogni quattro sono rivolti contro i cristiani. Queste discriminazioni, da una parte, sono più numerose e, dall’altra, talora, sono quelle di cui si parla meno.

D. – Prof. Introvigne, come evitare che la causa della libertà religiosa possa sconfinare nel mondo occidentale nel relativismo e nell’indifferentismo?

R. – Questo è un problema molto importante: è anzitutto un problema teorico. Nel Messaggio per la Giornata mondiale della pace 2011, Benedetto XVI ci spiega che il relativismo non è il custode e il tutore della libertà religiosa, ma è precisamente il suo contrario. Non si deve confondere la libertà con il mero libero arbitrio: la libertà è un orientamento fondamentale verso la verità e il Papa ha detto in questo Messaggio che il relativismo nega l’esistenza della verità e alla fine distrugge il fondamento stesso della libertà. Si potrebbe quindi dire, in qualche modo, che il relativismo sega il ramo stesso su cui la libertà religiosa vorrebbe essere seduta. Questo è naturalmente un discorso molto importante dal punto di vista filosofico e teologico, che però anche per il mio lavoro all’Osce ha una grande ricaduta pratica, perché effettivamente – e qui parliamo dell’est di Vienna – ci sono dei Paesi, soprattutto in Asia, che fanno parte dell’Osce, dove qualche volta i discorsi occidentali sulla libertà religiosa sono accolti male perché si teme che essa sia l’equivalente del relativismo e sia portatrice di idee relativiste tipicamente occidentali: idee che emarginano il ruolo della religione, che al contrario è molto importante nell’area centro-asiatica o nell’area caucasica, e che negano anche l’eredità e le tradizioni nazionali. Credo sia molto importante, quindi, far comprendere che ci si può aprire alla libertà religiosa, riconoscerne i veri fondamenti nella dignità di ogni persona umana, senza per questo abbracciare quel relativismo che è tipico di un certo Occidente, che a molti Paesi lontani dall’Occidente non piace.

D. – Quali priorità vi saranno nella sua agenda? Lei prevede che sarà più difficile l’impegno e il dialogo sul piano politico o culturale o interreligioso?

R. – La prima è il dialogo diplomatico soprattutto con quei Paesi di nuova democrazia a est di Vienna, che ancora hanno, per quanto riguarda per esempio i visti ai missionari, la costruzione di edifici religiosi, la registrazione delle associazioni religiose, leggi che rendono la vita difficile ai cristiani. Queste leggi possono essere migliorate. Invece, credo che il secondo problema sia quello di diffondere una awareness: una consapevolezza anche in Occidente dei veri fondamenti della libertà religiosa - che appunto non è il relativismo - del diritto dei cristiani ad esprimersi anche pubblicamente, anche sui temi morali, anche sui temi che interessano la società civile e la politica. Noi pensiamo in particolare a un Convegno a Roma - per il quale c’è la disponibilità anche del sindaco - che potrebbe, dato anche il ruolo particolarmente significativo della città di Roma, farne un centro di diffusione di questa consapevolezza dell’esistenza nell’area Osce, tanto a est come a ovest di Vienna, di intolleranza e discriminazioni contro i cristiani.(ap)

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4 commenti:

Anonimo ha detto...

Che Introvigne vada all'Osce mi sembra un bel colpo.In bocca al lupo! Eufemia

Anonimo ha detto...

Già ma il cristianesimo non è l'ebraismo o il maomettismo!Non si può equiparare la verità e l'errore!

laura ha detto...

Per Aninimo: si parla di dialogo e non di sincretrimo religioso o relativismo fislofico ed etico. credo che il prof. Introvigne abbia una cultura e uno spirito tali che gli consentano di svolgere con equilibrio un lavoro così delicato ed importante in un momento di grande tensione e di collaborare ad un'opera che è anche nel cuore del Santo padre che ha cercato ovunque sia andato il dialogo e l'incontro con i rappresentasnti delle altre religioni, non per entrare nel merito dele questioni teologiche che ci seprano, ma per intavolare un diaologo di rispetto e tolleranza reciproca

Anonimo ha detto...

Invece a Roma arriva uno svizzero, Eufemia
http://www.kath.ch/sbk-ces-cvs/text_detail.php?nemeid=127183&sprache=i