sabato 1 gennaio 2011

Nel corso del 2011 il Papa compirà quattro viaggi internazionali e cinque visite in Italia. Sguardo anche a Russia e Cina (TMNews)

Quattro viaggi del Papa nel 2011, ma sguardo anche a Cina e Russia

Si lavora a incontro con Kirill e superamento strappo con Pechino

Sono quattro i viaggi internazionali che il Papa compirà nel corso di quest'anno - tre in Europa e uno in Africa - ma è anche verso Est che guarderanno nel 2011 Benedetto XVI e la diplomazia della Santa Sede, e in particolare al rapporto con due 'giganti' molto importanti per il futuro della Chiesa cattolica mondiale: la Cina e la Russia.
Saranno nel 'vecchio continente' le prime tre trasferte di Benedetto XVI: in Croazia (4-5 giugno), in Spagna per la Giornata mondiale della gioventù di Madrid (18-21 agosto) e in Germania (Berlino, Erfurt e Friburgo dal 22 al 25 settembre). E' la terza volta che Papa Ratzinger si reca tanto in Spagna quanto in Germania, ma la prima volta che visita le rispettiva capitali, Madrid e Berlino.
Il quarto viaggio si svolgerà in Africa, dove Benedetto XVI visiterà il Benin dal 18 al 20 novembre.
Cinque saranno i viaggi in Italia che il Papa compirà nel 2011: Aquileia e Venezia (7-8 maggio), San Marino e Montefeltro (19 giugno), Ancona per il congresso eucaristico (11 settembre), Lamezia Terme (9 ottobre) e, annunciato oggi, Assisi (sempre ad ottobre per un incontro interreligioso).
Da quando è stato eletto, nel 2005, Benedetto XVI ha ormai toccato tutti i continenti con le sue visite. Solo l'Oriente, e in particolare l'estremo Oriente, restano fuori dalla geografia delle visite papali, se si escludono i viaggi in Turchia (2006), in Terra Santa (2009) e a Cipro (2010).
Ma è a Oriente che il Palazzo apostolico guarda più insistentemente. Non solo per le persecuzioni di cristiani nella regione dove nacque Gesù Cristo e, più in generale, in un area che va dall'Iraq al Pakistan alle Filippine all'Egitto. Non solo per i delicati negoziati bilaterali con Israele per garantire uno statuto giuridico e fiscale alla Chiesa cattolica di Terra Santa. La politica estera della Santa Sede sarà molto impegnata nel corso dell'anno prossimo anche sui fronti russo e cinese.
Tra il Palazzo apostolico e il Patriarcato ortodosso di Mosca e di tutte le Russie si moltiplicano i segnali di reciproca stima.
Nell'edizione di Natale l''Osservatore romano' ha pubblicato il messaggio augurale del patriarca Kirill. Molti i segnali di attenzione anche da parte di Mosca, con il 'ministro degli esteri' del patriarcato moscovita, Hilarion, a tessere in questi mesi i rapporti diplomatici bilaterali. La prima decisione che la Santa Sede dovrà prendere nelle prime settimane dell'anno prossimo è chi inviare in Russia come nunzio apostolico. L'attuale ambasciatore del Papa, infatti, mons. Antonio Mennini, sta per lasciare il paese per prendere funzione come nuovo nunzio in Gran Bretagna. Il suo ministero è stato un successo. Durante gli anni come diplomatico presso il Cremlino, Mennini ha conquistato la fiducia di Putin, prima, e di Medvedev, poi. Quest'ultimo, ricevuto in Vaticano a fine 2009, ha deciso di perfezionare le relazioni diplomatiche bilaterali innalzando a livello di ambasciata la sede diplomatica presso il Palazzo apostolico. In Russia, da anni, c'è poi un'altra fondamentale presenza cattolica. Si tratta di mons. Paolo Pezzi, ciellino, profondo conoscitore della realtà russa e, dal 2007, arcivescovo metropolita di Mosca.
L'obiettivo ultimo a cui lavora in questi anni la diplomazia vaticana è l'incontro tra Ratzinger e Kirill. "Indubbiamente, l' incontro sta avvicinandosi, l' ha detto anche, qualche giorno fa, il metropolita Ilarion. Ma è difficile stabilire dei tempi", ha commentato di recente mons. Mennini in una rara intervista al 'Corriere della sera'. Più volte annunciato, questo incontro avverrà? "Dipende da quanti anni di vita mi concederà ancora il buon Dio, ma spero di sì", ha risposto il Papa in persona nel recente libro-intervista 'Luce del mondo'. "L'opinione pubblica ortodossa in Russia va tuttavia un poco preparata. Infatti è ancora diffusa una certa paura della Chiesa cattolica. Bisogna attendere con pazienza, non precipitare nulla. In ogni caso, da entrambe le parti c'è volontà che l'incontro avvenga, e matura sempre più il contesto in cui potrà avvenire". Di certo, come ha spiegato il cardinale Segretario di Stato Tarcisio Bertone nel corso di un viaggio in Kazakhstan, i rischi del secolarismo avvicinano cattolici e ortodossi: "Garantire un posto a Dio nella nostra vita è uno sforzo congiunto del Patriarcato di Mosca, della Chiesa cattolica romana e dei leader religiosi musulmani".
Quanto alla Cina, solo i prossimi mesi diranno se lo strappo delle ultime settimane tra Vaticano e Pechino sarà ricucito. Lo scorso 20 novembre l'ordinazione di un vescovo senza l'approvazione apostolica - Giuseppe Guo Jincai nella provincia dell'Hebei - ha provocato una prima, dura reazione della Segreteria di Stato vaticana. Altrettanto dura la reazione della Cina, che a sua volta ha accusato il Vaticano di "limitare la libertà" religiosa. Poi, a inizio dicembre, l'assemblea nazionale dei cattolici cinesi. "Molti vescovi e sacerdoti sono stati forzati a partecipare all'assemblea. La Santa Sede denuncia questa grave violazione dei loro diritti umani, in particolare della loro libertà di religione e di coscienza", ha attaccato la Santa Sede con una nota nella quale ha denunciato la rottura "unilaterale" del dialogo da parte della Cina. Di nuovo, Pechino ha ribattuto definendo "imprudenti" e "infondate" le critiche vaticane.
A Natale, nuovo affondo con le parole pronunciate dal Papa per la benedizione 'urbi et orbi'. Ratzinger ha auspicato che il Natale "rafforzi lo spirito di fede, di pazienza e di coraggio nei fedeli della Chiesa nella Cina continentale, affinché non si perdano d'animo per le limitazioni alla loro libertà di religione e di coscienza e, perseverando nella fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa, mantengano viva la fiamma della speranza". Parole che non sono piaciute a Pechino, al punto che sarebbe stata oscurata la trasmissione satellitare della 'Bbc' quando il Papa parlava.
Vaticano e Cina hanno rotto i rapporti diplomatici nel 1951 con la presa del potere di Mao Tse-tung. Dopo un lunghissimo silenzio, solo in anni recenti sono ripresi contatti informali e discreti accompagnati da segnali distensivi come i concerti offerti dalla Filarmonica di Pechino al Papa o le missioni di maggiorenti cattolici a Shangai per ricordare la figura del missionario Matteo Ricci. Una lettera del Papa ai cattolici cinesi, pubblicata da Ratzinger nel 2007 ma in preparazione già con Wojtyla, ha accelerato l'appeasement. Lo strappo delle ultime settimane dimostra che i contatti si sono improvvisamente interrotti. Ma accanto alla durezza delle prese di posizione, in Vaticano c'è chi lascia aperta la porta del dialogo. La recente nomina di un sacerdote cinese moderato come segretario della congregazione vaticana per l'Evangelizzazione dei popoli, il salesiano Savio Hon Tai-Fai, sembra andare in questa direzione.

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