Quella "destra cattolica" più ratzingeriana di Ratzinger
di Gianteo Bordero
Che delusione l'appello a Benedetto XVI contro lo «spirito di Assisi» firmato da alcuni giornalisti, studiosi e intellettuali cattolici, pubblicato sul Foglio di martedì 11 gennaio! Vogliono insegnare a Ratzinger come si fa il Papa e come si rispetta la Tradizione della Chiesa senza cedere al sincretismo e al relativismo. Vogliono insegnarlo proprio a colui che più di chiunque altro, in questi ultimi anni, ha denunciato con rigore assoluto e altrettanto assoluto vigore la «dittatura del relativismo» come male oscuro della nostra epoca e come sottile ma terribile minaccia alla «fede dei semplici». Vogliono dunque essere - o almeno apparire - più ratzingeriani di Ratzinger, mettendo in guardia nientepopodimeno che l'ex prefetto per la dottrina della fede dalla deriva progressista insita in ogni raduno interreligioso. Vogliono suggerirgli - per usare un eufemismo - di non seguire la strada percorsa dal suo predecessore Giovanni Paolo II, senza peraltro avere il coraggio di indicare esplicitamente il futuro beato (per volontà dello stesso Ratzinger) Karol Wojtyla come fautore del peggior sincretismo.
C'è da capirla, ma non da giustificarla, questa droite caviar cattolica che pretende di giudicare tutto e tutti dall'alto del suo snobismo pre-conciliare, del suo tradizionalismo ideologico che tratta il cristianesimo, anzi il fatto cristiano stesso, come se fosse un elenco di enunciazioni dottrinali astratte, fuori dalla storia, disincarnate, del tutto estrinseche all'esistenza umana con i suoi drammi e le sue domande nel qui ed ora. Credevano, i firmatari dell'appello apparso sul Foglio, che Benedetto XVI sarebbe stato il Papa del riflusso, del ritorno al bel tempo che fu, alla «scomunica» della nuovelle théologie, alla messa all'indice di De Lubac, di Von Balthasar e di Guardini, cioè dei maestri - in particolare gli ultimi due - del teologo Ratzinger. Del Ratzinger orgogliosamente conciliare. Del Ratzinger che sceglie la teologia medievale di san Bonaventura contro il bolso neo-tomismo di fine Ottocento e inizio Novecento. Del Ratzinger che recupera la liturgia tradizionale passando non per lo scismatico Lefebvre, ma per il movimento liturgico tedesco. E' lo stesso Ratzinger, questo, che scrive per Giovanni Paolo II uno dei documenti più duri contro il mito dell'equivalenza veritativa di ogni religione, cioè quella Dominus Jesus che nell'ultimo anno giubilare susciterà tanto scandalo negli ambienti progressisti ed ecclesialmente corretti. E' lo stesso Ratzinger che da Papa liberalizzerà il rito pre-conciliare e cancellerà la scomunica ai vescovi lefebvriani. Ed è, infine, lo stesso Ratzinger che criticherà il raduno interreligioso di Assisi 1986 non in quanto tale, ma per gli equivoci che esso generò nella «opinione pubblica» e soprattutto all'interno del cosiddetto «mondo cattolico».
Ma questo, agli zelanti custodi della vera Tradizione, non basta: il «dialogo» con i rappresentanti delle altre fedi andrebbe tout court archiviato, disprezzato, cancellato. Perché nella loro visione il cristiano, in quanto depositario di una verità sillogistica, deduttiva e - ripetiamolo - estrinseca qual è quella presentata da taluni maitre-a-penser di certa «destra cattolica», non ha bisogno di niente e di nessuno. Non passa per la testa di questi campioni del rigorismo che forse è proprio il mondo, forse sono le altre religioni ad aver bisogno dei cristiani, della loro speranza incarnata, del loro insuperato amore per il prossimo, del loro donarsi ad imitazione di Cristo, per costruire società più umane, più rispettose della dignità e dei diritti della persona, cioè più libere, come ha ricordato pochi giorni fa lo stesso Benedetto XVI nel suo mirabile discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede. E ne hanno bisogno tanto più oggi, nel momento in cui il fondamentalismo religioso (islamico e indù in particolare) tenta di trasmettere l'idea - nei modi che tutti abbiamo sotto gli occhi in Egitto, Iraq, Pakistan, Nigeria e molti altri Paesi - secondo cui esiste una legittima violenza anti-umana perpetrata in nome di Dio e l'infedele può essere privato della sua dignità e della sua libertà sotto suggerimento e ordine dell'Altissimo.
Questo è ciò che Ratzinger, da cattolico, combatte da tanti anni. Questo è l'incompreso del discorso di Ratisbona, che non fu, tanto per essere chiari, un manifesto occidentalista, ma una seria proposta di rifondare il «dialogo» religioso sul logos comune a tutti gli uomini. Questo è ciò che non dicono i firmatari di quello che, a ben vedere, non è un «appello», ma una vera e propria «critica» preventiva a Benedetto XVI. Un Papa che nei loro schemi angusti avrebbe dovuto essere l'anti-Assisi, l'anti-Giovanni Paolo II e l'anti-Concilio, e che invece è semplicemente un fedele discepolo di Gesù, che in obbedienza alla Chiesa spende la sua vita per far conoscere Cristo e per corrispondere alla sua chiamata e al suo amore, non alle etichette che di volta in volta gli vengono appiccicate sopra da questa o quella corrente teologica o intellettuale.
© Copyright Ragion Politica, 13 gennaio 2011
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4 commenti:
Per l'Anonimo che ha scritto: io non censuro i post che non mi piacciono, ma solo quelli poco rispettosi verso il prossimo.
R.
E chi sarebbero gli irrispettosi? Quelli come l'autore dell'articolo che scrivono delle emerite sciocchezze, con cui lavare il cervello alla gente, o quelli che li contestano?
Fatti un esame di coscienza e decidi in "onesta intellettuale e cattolica". Non aggregarti a quelli che portano il cevello all'ammasso. Sono i pegggiori nemici del cattolicesimo.
Il mio cervello potra' anche essere rottamato ma si possono usare altri toni per criticare gli articoli altrui.
R.
Raffa, mi sa che è lo stesso anonimo del post della risposta a Melloni. Non te la prendere. Difficile insegnare tolleranza e buona educazione a chi non la possiede e non ha neppure il coraggio di metterci il nome.
Sono gli estremisti di qualsivoglia colore e tendenza i peggiori nemici del cattolicesimo.
Alessia
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