Se l’Occidente sacrifica i cristiani
Aldo Maria Valli
Perché di fronte alla persecuzione anticristiana il mondo occidentale reagisce in modo distratto e quasi con sufficienza? Perché, se una bomba uccide decine di cristiani in una chiesa, in Egitto come in Iraq, da noi si dà la notizia, si raccoglie qualche commento, ma non nasce un movimento d’opinione, non si fanno manifestazioni, non si prendono iniziative e alla fine tutto passa rapidamente in archivio, in attesa del prossimo attentato? Perché se una contadina pachistana di fede cristiana, solo per aver sostenuto una discussione con alcune donne musulmane, viene condannata all’impiccagione per blasfemia, e un governatore che per lei aveva chiesto la grazia viene assassinato, qui da noi questi fatti, al di là delle proteste di alcuni gruppi, non provocano vera e propria indignazione, ma sono accettati quasi supinamente? La risposta non è facile e può essere articolata su diversi piani.
Un primo aspetto riguarda la stessa fede cristiana e l’insegnamento evangelico. Quando Gesù (come in Luca 21, 12-19) avverte i discepoli che «metteranno le mani su di voi e vi perseguiteranno » e «sarete odiati da tutti per causa del mio nome», non solo inserisce nel dna del cristiano la consapevolezza della persecuzione, ma trasmette l’idea che la persecuzione subìta è, in fondo, la prova di una fede vera e che se si è cristiani a tutto tondo, testimoni coerenti del Vangelo, non si può non pagare un prezzo in questo mondo in cui il mysterium iniquitatis, il mistero del male e del peccato, è sempre operante.
Inoltre Gesù, presentandosi come agnello sacrificale che si fa vittima per la salvezza degli uomini, non si ribella. Se il mondo dice mors tua vita mea, il cristiano, sull’esempio di Cristo, dice mors mea vita tua. Sono, questi, elementi fondativi della fede cristiana che anche oggi continuano ad avere un peso. Lo hanno nelle comunità vittime delle persecuzioni, ma anche nel nostro mondo occidentale che, sia pure ampiamente secolarizzato, è così abituato a identificare il vero cristiano con il perseguitato e con l’agnello sacrificale da non avvertire il bisogno di una denuncia.
Un secondo aspetto riguarda il senso di colpa che corre sotterraneo nella coscienza dell’Occidente cristiano nei confronti dei paesi del Sud del mondo un tempo oggetto della dominazione coloniale.
In molti casi sono paesi islamici nei quali, a causa di rigurgiti islamisti, le minoranze cristiane sono sottoposte a discriminazioni palesi, ma l’Occidente si fa timido nella denuncia e spesso volta lo sguardo da un’altra parte perché, in profondità, avverte di aver commesso un tempo verso quei paesi qualcosa di così moralmente sbagliato e riprovevole da impedire oggi un’analisi lucida degli avvenimenti e una risposta conseguente.
E non si può certo sostenere che, su questo piano, la nefasta dottrina Bush della guerra preventiva, dell’iniziativa unilaterale e della strapotenza militare abbia contribuito a mitigare certi complessi. Anzi. Messi debitamente in luce questi elementi che attengono alla dimensione religiosa e a quella culturale e psicopolitica della questione, occorre comunque denunciare il comportamento dei governi occidentali, delle organizzazioni internazionali e, in primis, dell’Europa. Un’indifferenza e una mancanza di coraggio che vanno a loro volta spiegate.
Spesso si dice che i silenzi e le amnesie occidentali sono il frutto di un politically correct portato alle estreme conseguenze, per cui la sospensione del giudizio morale e politico, quando c’è di mezzo la religione, è un dogma così radicato e intoccabile da far impallidire quelli cattolici.
Ma non è così. In realtà quello che vediamo è un politically correct a senso unico. Si sospende il giudizio e ci si gira dall’altra parte di fonte ai misfatti targati islam, ma si è prontissimi a scagliarsi contro i cattolici e soprattutto contro il romano pontefice non appena fa o dice qualcosa che urta il senso comune laicista.
Bisogna essere chiari: forme di cristianofobia (o, per meglio dire, di cattolicofobia) sono in atto anche da noi. Qui non scoppiano le bombe e non si rapiscono le persone, ma di frequente le idee finiscono comunque nel mirino degli intolleranti. Ed è anche nell’ambito di questo tipo di discriminazione che vanno inquadrati i silenzi e le mancate denunce.
Giustamente il papa ha fatto notare che laicismo e fondamentalismo sono due espressioni opposte, ma convergenti, dello stesso atteggiamento: la negazione della libertà religiosa e, quindi, della libertà tout court.
© Copyright Europa, 5 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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12 commenti:
penso che appenderò il commento di Valli nel tinello.Non si poteva dire meglio.
Concordo :-)
R.
Stupefacente! Pare che il vento stia cambiando :-) Beh, lo stesso accadde tanti anni fa con Papa Wojtyla. Tu sei poco più di una ragazzina, Raffa, possibile che non ricordi, ma io che sono un vecchietta ... e nonna il prossimo aprile :-)
leggi questi due articoli come esempio:
http://www.europaquotidiano.it/dettaglio/123621/ratzinger_torna_ad_assisi
http://querculanus.blogspot.com/2011/01/come-non-detto.html
Alessia
Nonna? Nonna?
Ma che bello :-))
Tua figlia o tuo figlio?
Tanti, tantissimi, auguri alla nonna piu' giovane del blog :-)
E grazie per le segnalazioni!
R.
Sigh, 53 la prossima settimana.
Tutte femmine le mie 4 figliole e tutte fuori casa, Deo gratias!
Si tratta della maggiore. Sappi che le ho ingiunto di partorire il 16 o il 19 :-))) Mi impegnerò in una serie di novene.
Alessia
Non si fanno gli auguri in anticipo, ma ci prepariamo :-))
Il mio nipotino e' nato il 19 aprile 2006 quindi...
:-))
una nonna nel blog! Io non sono ancora nonna ma lo vorrei con tutte le mie forze però per non rompere i zanetti mi taccio.
Tanti auguroni ad Alessia e alle future fortunate nonne (o futuri fortunati nonni).
C'è un terzo aspetto: l'ignoranza e la superficialità della nostra opinione pubblica, che si appassiona ai più turpi episodi di "nera", come se fossero spettacoli, e che ritiene normale un calendario con miseri personaggi dello spettacolo per aprire un canile in nome di Sarah Scazzi (e nell'interesse del fratello tatuato e piercingato). Per una tale opinione pubblica, anche (anche) le sofferenze dei copti (e perchè no? dei musulmani del Medio Oriente) fanno parte del palinsesto televisivo delle loro vite vuote. Che male c'è se i dati dell'Auditel non li premiano? Magari andrà meglio la prossima volta!
adesso che ho letto i due articoli segnalati da Alessia mi viene da ridere.Persino Faggioli.
Ho veramente visto e sentiro di tutto durante questo pontificato. Gioie intense e dolori altrettanti intensi e arrabbiature da schiumare rabbia.
Certo non mi sono mai annoiata.
auguri di cuore ad Alessia !!!
Antonio
Grazie, Mariateresa :-)
Mi sento tanto "la matriarca", anche se mia madre sostiene che spetta a lei il titolo :-)))
Essì, abbiamo proprio letto di tutto grazie al nostro Benedetto.
Alessia
che bello alessia, non vediamo l'ora di festeggiare il nipotino o la nipotina del blog! :)))
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