Altro cristiano ucciso, lite Egitto-Vaticano
di Roberto Fabbri
Un altro cristiano ucciso in Egitto nel giorno in cui Il Cairo richiama dal Vaticano il proprio ambasciatore per manifestare insofferenza verso le «ingerenze» del Papa sulle violenze subite dalla comunità copta.
La vittima è un settantenne, ucciso a colpi di pistola da un poliziotto salito a bordo di un treno nel sud del Paese e che subito ha aperto il fuoco sui passeggeri, ferendone altri cinque, tutti cristiani tranne uno. Non è ancora certo che l’aggressore sia stato mosso da odio religioso e le informazioni filtrano a fatica, ma l’episodio mantiene tesissime le relazioni tra cristiani e musulmani. Tanto che in serata l’ambasciatrice egiziana è stata ricevuta in Vaticano e al termine dell’incontro è stato emesso un comunicato in cui la Santa Sede si dice pienamente d’accordo con l’Egitto nello sforzo di «evitare l’escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose».
Rimane però il fatto che l’ambasciatrice, signora Aly Hamada Mekhemar, è stata richiamata in patria per consultazioni.
Non sono piaciuti al governo del Cairo i due interventi di Benedetto XVI sul delicato tema della protezione della minoranza cristiana copta in Egitto. Il 3 gennaio il Papa aveva condannato durante l’Angelus il sanguinoso attentato in una chiesa di Alessandria e l’altro ieri, nel discorso al corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, aveva ribadito «l’urgente necessità per i governi della regione di adottare, malgrado le difficoltà e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose». Ieri la risposta del Cairo, giunta piuttosto inattesa nei palazzi apostolici.
Il forte appello del Papa è stato interpretato al Cairo come una forma di indebita ingerenza negli affari interni egiziani. Proprio questo concetto critico aveva espresso l’imam di al-Azhar, la più prestigiosa istituzione dell’islam sunnita in Egitto, Ahmed al-Tayeb. È stato il portavoce del ministero degli Esteri egiziano, Hossam Zaki, a rendere noto il provvedimento, spiegando che le nuove dichiarazioni del Vaticano concernenti gli affari interni egiziani» che «sono considerate dall’Egitto come un’ingerenza inaccettabile». E «la posizione dei copti fa parte integrante degli affari interni egiziani». Zaki ha spiegato che il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit avrebbe inviato al suo omologo vaticano una lettera che si concentrava sulla «preoccupazione dell’Egitto di evitare l’escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose» e sulla volontà del Paese di puntare al dialogo, incitando «i responsabili del Vaticano ad evitare di evocare gli affari interni egiziani nelle loro dichiarazioni e nei loro contatti con certi Paesi europei».
Ieri sera, come si diceva, l’ambasciatrice egiziana è stata ricevuta in Vaticano.Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, era già intervenuto nei giorni scorsi sull’accusa di ingerenza rivolta al Pontefice dall’imam di al-Azhar, ricordando che Benedetto XVI «ha parlato naturalmente della solidarietà per la comunità copta così duramente colpita, ma poi ha manifestato preoccupazione e interesse anche per le conseguenze delle violenze su tutta la popolazione, sia cristiana che musulmana». Quindi «non si vede come questo atto di partecipazione del Papa possa essere considerato una ingerenza».
© Copyright Il Giornale, 12 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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