sabato 22 gennaio 2011

Un Papa, e in particolare questo Papa, non si occupa di sostenere o far cadere governi. Sarà meglio e più utile per tutti non cercare di strattonarlo di qui o di là (Brunelli)

Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:

La Chiesa si schiera per il bene comune

Lucio Brunelli

Non credo che il Papa avesse in mente i poco edificanti comportamenti del presidente del Consiglio quando ieri, ricevendo il personale della polizia di Stato in servizio a Roma, ha parlato di «indebolimento dei principi etici su cui si fonda il diritto e degli atteggiamenti morali personali».
Il suo era un discorso di più ampio respiro, fra l'altro riferito in modo esplicito a una situazione locale, e probabilmente preparato dai suoi collaboratori; solo la fibrillazione mediatica e politica di questi giorni lo ha trasformato in qualcosa d'altro, la tanto desiderata da alcuni (e altrettanto temuta da altri) «spallata» contro il governo Berlusconi.
Ma un Papa, e in particolare questo Papa, non si occupa di sostenere o far cadere governi. Sarà meglio e più utile per tutti non cercare, almeno lui, di strattonarlo di qui o di là. Le cose che la Santa Sede aveva da dire sul «sexgate» che coinvolge il premier le ha già dette con estrema chiarezza il Segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone: chi occupa posizioni di vertice nelle istituzioni pubbliche ha un dovere di «esemplarità» maggiore, soprattutto di fronte alle giovani generazioni, e dovrebbe avere un senso di responsabilità sociale più grave, soprattutto pensando alla crisi economica in cui versa il Paese. Che fiducia possono nutrire nella politica tante famiglie che stentano ad arriva! re alla fine del mese e apprendono dalla tv che chi li governa! spende somme indecenti solo per mantenere il suo personale «harem» di escort e ragazzine incaricate di allietare le sue serate.
Non è questione di moralismo, ma di decenza del buon governo. Chi contesta come espressione di «moralismo» ogni giudizio sulle miserande vicende note come il «caso Ruby» o è mentalmente chiuso o difende a priori una scelta politica, una posizione di potere; ma non è credibile.
La Chiesa non poteva non segnare pubblicamente una presa di distanza. Gio! vedì ha parlato il cardinal Bertone, lunedì toccherà al cardinale Bagnasco esporsi aprendo il consiglio permanente della Cei ad Ancona. Quando Berlusconi ottenne per una manciata di voti la fiducia in Parlamento autorevoli esponenti della gerarchia cattolica avevano sottolineato l'esigenza della «stabilità», lasciando intendere che una eventuale «crisi al buio» non avrebbe fatto il bene del Paese. La Chiesa non può quindi essere sospettata di aver avuto un atteggiamento pregiudizialmente ostile. Anzi, è stata palese negli ultimi anni una maggiore vicinanza allo schieramento di centro-destra sui valori cosiddetti «non negoziabili». Proprio per questo motivo il silenzio del Vaticano sarebbe apparso oggi come una copertura, un ambiguo avallo anche di quegli aspetti indifendibili della vita privata di Berlusconi diventati pubblici in seguito a una indagine della magistratura.
Si è parlato di un'asse formatosi in questi giorni fra i due colli del Quirinale e del Vaticano. Una convergenza ideale prima ancora che politica. Una comune as! sunzione di responsabilità. Le migliori tradizioni culturali della nazione - laiche e cattoliche - che si incontrano ed operano insieme, nel rispetto delle distinzioni, tentando di dare una mano a questa cara Italia in panne. Condivisione del medesimo «turbamento», bisogno di «chiarezza», ma anche, come richiamato ieri da Napolitano, rifiuto delle «esasperazioni» e degli «strappi mediatici».
Berlusconi ha le sue responsabilità e sarebbe auspicabile un suo passo indietro, ma un'alternativa seria e condivisa a Berlusconi non si prepara in un clima giacobino, di ghigliottine e processi in piazza. La storia ci ha insegnato come finiscono certe «rivoluzioni». Questo è il tempo della responsabilità e di una passione vera per il bene comune.

© Copyright Eco di Bergamo, 22 gennaio 2011

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