Il Papa apre ai preti e ai vescovi anglicani sposati
di Marco Bertoncini
Una decisione coraggiosa e rilevante, quella di Benedetto XVI di designare un ex sacerdote anglicano, sposato, a ordinario di quelle comunità che, in Inghilterra e Galles, hanno deciso di passare alla comunione col vescovo di Roma. Non è chiaro quanti siano i sacerdoti e i fedeli che, dissentendo da taluni orientamenti ora diffusi presso le comunità anglicane (come l'ordinazione di donne al sacerdozio e la loro successiva consacrazione vescovile), transitano nel gregge cattolico; tuttavia è già nelle previsioni che altri ordinariati siano istituiti, verosimilmente negli Stati Uniti e in Australia. Quel che caratterizza l'operazione è il lasciare gli anglicani neocattolici in una situazione peculiare, serbando riti e liturgie e tradizioni, parrocchie e sacerdoti propri. L'analogia, per quanto ripetutamente smentita dalle fonti cattoliche (verosimilmente per respingere accuse di proselitismo ed evitare le scontate, negative reazioni del mondo dell'ortodossia), è con le chiese orientali cattoliche, dette uniate. I fedeli di queste chiese, come appunto gli anglicani convertiti, non vengono inseriti nella chiesa latina, ma restano fra loro legati, con l'unico, ovvio limite della comunione col papa.
Pur di consentire l'ingresso di queste migliaia (decine di migliaia?) di anglicani, il Papa ha scelto di pagare il prezzo non indifferente della rinuncia al celibato, per i sacerdoti già ordinati nell'anglicanesimo e ora riordinati nella Chiesa cattolica. È un prezzo, del resto, consueto nelle chiese orientali cattoliche e nelle precedenti adesioni (che erano di singoli, mentre ora sono organicamente inquadrate) di sacerdoti anglicani. Non solo: al vertice degli anglicani ora cattolici viene inserito un quasi-vescovo (definizione impropria, ma comprensibile anche a chi non sia versato in teologia o in diritto canonico) ammogliato. Attenzione: non è un vescovo, bensì è un ordinario privo della consacrazione vescovile (la precedente consacrazione a vescovo nella comunità anglicana non è riconosciuta, perché ritenuta invalida, dalla chiesa cattolica). Vescovi sposati, infatti, non esistono oggi fra i cattolici, chiese orientali comprese.
Tuttavia un elemento completamente innovativo è costituito dal fatto che il nuovo ordinario, avendo un'autorità e responsabilità simili, secondo il diritto canonico, a quelle di un vescovo diocesano, sarà membro ex officio della Conferenza episcopale cattolica d'Inghilterra e Galles. In tale veste, l'ordinario parteciperà pienamente, come un normale vescovo diocesano, a dibattiti e decisioni. Eserciterà la responsabilità collegiale per applicare nella vita del proprio ordinariato le risoluzioni prese dalla conferenza, come un qualsiasi vescovo diocesano nella sua diocesi.
Il pontefice avrebbe potuto mettere ai vertici dell'ordinariato qualche altro sacerdote, già anglicano, celibe, consacrandolo vescovo. Ha preferito scegliere all'interno degli ex vescovi anglicani, sacrificando il principio del celibato ecclesiastico, senza però, conseguentemente, elevarlo all'episcopato. Può anche darsi che abbia agito in lui la riserva di non correre eccessivi rischi, nel caso di un eventuale ritorno all'anglicanesimo da parte del nuovo ordinario. Altro, infatti, sarebbe un abbandono del cattolicesimo per tornare anglicano operato da un ordinario, non vescovo; altro sarebbe un ritorno di un ordinario, consacrato vescovo.
Come che sia, si è trattato, ancora una volta, della chiara contrapposizione di Benedetto XVI al relativismo, in questo caso al relativismo confessionale. Le religioni cristiane non sono assimilabili al cattolicesimo, restando per il Papa quella cattolica l'unica chiesa di Cristo. Quindi, sono gli altri a venire o a tornare nella chiesa considerata l'unica in compiuto possesso della verità. E questo a tanti “ecumenisti” non piace.
© Copyright Italia Oggi, 19 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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3 commenti:
Sarebbe utile però che qualcuno chiarisse che la differenza tra Vescovo e Ordinario non è solo nominativa o formale. E' ontologica e sostanziale. Come ben spiegato nel Comunicato della Conf. Episc. Inglese 11.1.2011 alla pag. 4:
L'autorità del VESCOVO è ordinaria (legata all'ufficio), PROPRIA (cioè esercitata in nome proprio, non per interposizione di persona) e IMMEDIATA (cioè immediatamente diretta verso tutti nel territorio della Diocesi).
L'autorità dell'ORDINARIO è anch'essa ordinaria (cioè legata all'ufficio), ma VICARIA (cioè esercitata in nome del Romano Pontefice) e PERSONALE (cioè diretta verso i soli appartenenti all'Ordinariato).
http://www.rcdow.org.uk/fileupload/upload/StatementwithQandAontheOrdinariate(2)111201161214.pdf
Alberto
Questi giornalisti che rubano dai blog senza citare la fonte... e fanno tanta confusione non danno certo un buon servizio.
Il Papa NON HA RINUNCIATO al celibato ecclesiastico e non c'è nessuna apertura ai preti sposati. Il caso straordinario di ordinazione di preti sposati è sempre stato previsto dalla Chiesa Latina, come si vede anche dal diritto canonico del 1917!!!!
Per chi non lo sapesse rimane per questi sacerdoti il dovere della perfetta continenza, cioè di vivere con le loro mogli da fratello e sorella. Per questo - come anche per i diaconi permanenti - viene chiesto il necessario consenso alle loro mogli.
Altro che storie, sono scelte di eroismo e sacrificio!
E questo è assolutamente tradizionale, nessunissima innovazione (almeno dal IV secolo!!!)
Resta pur sempre un messaggio di apertura al matrimonio quello che passa a causa di tale decisione: non si poteva trovar un prete anglicano convertito e celibe?
Ricordiamoci che l'Ordinario, anche se non vescovo, partecipa alle decisioni dell' episcopato d'Inghilterra.
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