domenica 1 maggio 2011

Il giorno è arrivato. Benedetto XVI nell'omelia della messa di beatificazione (Sir)

Il giorno è arrivato

Benedetto XVI nell'omelia della messa di beatificazione

"Il giorno atteso è arrivato; è arrivato presto, perché così è piaciuto al Signore: Giovanni Paolo II è beato!". Ad esclamarlo è stato questa mattina Benedetto XVI, nell’omelia della messa di beatificazione. "Sei anni or sono – ha esordito il Santo Padre – ci trovavamo in questa piazza per celebrare i funerali del papa Giovanni Paolo II. Profondo era il dolore per la perdita, ma più grande ancora era il senso di una immensa grazia che avvolgeva Roma e il mondo intero: la grazia che era come il frutto dell’intera vita del mio amato predecessore, e specialmente della sua testimonianza nella sofferenza. Già in quel giorno noi sentivamo aleggiare il profumo della sua santità, e il popolo di Dio ha manifestato in molti modi la sua venerazione per Lui. Per questo ho voluto che, nel doveroso rispetto della normativa della Chiesa, la sua causa di beatificazione potesse procedere con discreta celerità".

L’impronta mariana. "Oggi risplende ai nostri occhi la figura amata e venerata di Giovanni Paolo II", le parole di Benedetto XVI: "Oggi il suo nome si aggiunge alla schiera di Santi e Beati che egli ha proclamato durante i quasi 27 anni di pontificato, ricordando con forza la vocazione universale alla misura alta della vita cristiana, alla santità, come afferma la Costituzione conciliare Lumen gentium sulla Chiesa". "Tutti i membri del Popolo di Dio – vescovi, sacerdoti, diaconi, fedeli laici, religiosi, religiose – siamo in cammino verso la patria celeste, dove ci ha preceduto la Vergine Maria", ha ricordato il Papa soffermandosi sull’impronta mariana del pontificato di papa Wojtyla, secondo il quale la madre di Gesù era "immagine e modello di santità per ogni cristiano e per la Chiesa intera". Una "visione teologica", questa, che il Beato Giovanni Paolo II "ha scoperto da giovane e ha poi conservato e approfondito per tutta la vita", ed è riassunta nello stemma episcopale e poi papale di Karol Wojtyla: "Totus tuus".

Non abbiate paura. "Non abbiate paura! Aprite, anzi, spalancate le porte a Cristo!". È questa, secondo Benedetto XVI, la "causa" alla quale Giovanni Paolo II ha voluto mettersi a servizio, durante tutto il suo pontificato, come ha annunciato lui stesso nella sua prima messa solenne in piazza San Pietro. "Quello che il neo-eletto Papa chiedeva a tutti – ha commentato il Santo Padre – egli stesso lo ha fatto per primo: ha aperto a Cristo la società, la cultura, i sistemi politici ed economici, invertendo con la forza di un gigante – forza che gli veniva da Dio – una tendenza che poteva sembrare irreversibile". Citando il testamento del nuovo beato, Benedetto XVI ha sottolineato la "gratitudine" più volte espressa da Giovanni Paolo II per il "grande dono" del Concilio, di cui egli si sentiva "debitore". "Con la sua testimonianza di fede, di amore e di coraggio apostolico, accompagnata da una grande carica umana – ha detto rivolgendosi, in polacco, ai circa 80 mila pellegrini arrivati dalla Polonia – questo esemplare figlio della nazione polacca ha aiutato i cristiani di tutto il mondo a non avere paura di dirsi cristiani, di appartenere alla Chiesa, di parlare del Vangelo. In una parola: ci ha aiutato a non avere paura della verità, perché la verità è garanzia di libertà" "Ancora più in sintesi", ha proseguito il Papa in italiano, "ci ha ridato la forza di credere in Cristo, perché Cristo è Redemptor hominis, Redentore dell’uomo: il tema della sua prima Enciclica e il filo conduttore di tutte le altre".

L’uomo è la via della Chiesa. "L’uomo è la via della Chiesa": è stato questo, secondo Benedetto XVI, il "messaggio" di Karol Wojtyla, che "salì al soglio di Pietro portando con sé la sua profonda riflessione sul confronto tra il marxismo e il cristianesimo, incentrato sull’uomo". "Con questo messaggio, che è la grande eredità del Concilio Vaticano II e del suo ‘timoniere’ il Servo di Dio Papa Paolo VI – ha proseguito il Santo Padre – Giovanni Paolo II ha guidato il Popolo di Dio a varcare la soglia del Terzo Millennio". "Attraverso il lungo cammino di preparazione al Grande Giubileo", Giovanni Paolo II "ha dato al cristianesimo un rinnovato orientamento al futuro, il futuro di Dio, trascendente rispetto alla storia, ma che pure incide sulla storia". "Quella carica di speranza che era stata ceduta in qualche modo al marxismo e all’ideologia del progresso – ha spiegato il Papa – egli l’ha legittimamente rivendicata al cristianesimo, restituendole la fisionomia autentica della speranza, da vivere nella storia con uno spirito di ‘avvento’, in un’esistenza personale e comunitaria orientata a Cristo, pienezza dell’uomo e compimento delle sue attese di giustizia e di pace".

Tutt’uno con Gesù. La parte finale dell’omelia del Papa è stata un "rendere grazie a Dio per la personale esperienza che mi ha concesso, di collaborare a lungo con il Beato papa Giovanni Paolo II". "Già prima – ha rivelato il Santo Padre – avevo avuto modo di conoscerlo e di stimarlo, ma dal 1982, quando mi chiamò a Roma come Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, per 23 anni ho potuto stargli vicino e venerare sempre più la sua persona. Il mio servizio è stato sostenuto dalla sua profondità spirituale, dalla ricchezza delle sue intuizioni. L’esempio della sua preghiera mi ha sempre colpito ed edificato: egli si immergeva nell’incontro con Dio, pur in mezzo alle molteplici incombenze del suo ministero". E poi la sua testimonianza nella sofferenza: "Il Signore lo ha spogliato pian piano di tutto, ma egli è rimasto sempre una ‘roccia’, come Cristo lo ha voluto. La sua profonda umiltà, radicata nell’intima unione con Cristo, gli ha permesso di continuare a guidare la Chiesa e a dare al mondo un messaggio ancora più eloquente proprio nel tempo in cui le forze fisiche gli venivano meno". In questo modo, per il Papa, Giovanni Paolo II "ha realizzato in modo straordinario la vocazione di ogni sacerdote e vescovo: diventare un tutt’uno con quel Gesù, che quotidianamente riceve e offre nella Chiesa. Beato te, amato papa Giovanni Paolo II, perché hai creduto! Continua – ti preghiamo – a sostenere dal Cielo la fede del Popolo di Dio". Il Papa ha concluso la sua omelia, salutata e scandita da numerosi applausi della folla radunata in piazza San Pietro, con queste parole, pronunciate a braccio: "Tante volte – ha detto Benedetto XVI, rivolgendosi idealmente al suo 'amato predecessore' – ci ha benedetto da questa piazza e dal palazzo. Oggi ti preghiamo: Santo Padre, ci benedica. Amen".

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