BENEDETTO XVI: UDIENZA, “APRIRE IL CUORE ALLA MISERICORDIA DI DIO”
“Imparare a conoscere di più la Bibbia”. È l’invito rivolto stamattina da Benedetto XVI, nella catechesi dell’Udienza generale da piazza San Pietro, iniziando un percorso biblico sulla preghiera. È stato Abramo, il grande patriarca, a offrire un primo esempio di preghiera, nell’episodio dell’intercessione per le città di Sodoma e Gomorra. “Si narra che la malvagità degli abitanti di Sodoma e Gomorra era giunta al culmine, tanto da rendere necessario un intervento di Dio per compiere un atto di giustizia e per fermare il male distruggendo quelle città – ha ricordato il Papa -. È qui che si inserisce Abramo con la sua preghiera di intercessione”. Abramo “imposta subito il problema in tutta la sua gravità”, chiedendo al Signore se davvero sterminerà il giusto con l’empio. “Abramo – ha evidenziato il Pontefice - mette davanti a Dio la necessità di evitare una giustizia sommaria: se la città è colpevole, è giusto condannare il suo reato e infliggere la pena, ma – afferma il grande patriarca – sarebbe ingiusto punire in modo indiscriminato tutti gli abitanti. Se nella città ci sono degli innocenti, questi non possono essere trattati come i colpevoli. Dio, che è un giudice giusto, non può agire così”. In realtà, la richiesta di Abramo “non si limita a domandare la salvezza per gli innocenti. Abramo chiede il perdono per tutta la città e lo fa appellandosi alla giustizia di Dio”.
“Così facendo – ha chiarito Benedetto XVI -, mette in gioco una nuova idea di giustizia: non quella che si limita a punire i colpevoli, come fanno gli uomini, ma una giustizia diversa, divina, che cerca il bene e lo crea attraverso il perdono che trasforma il peccatore, lo converte e lo salva. Con la sua preghiera, dunque, Abramo non invoca una giustizia meramente retributiva, ma un intervento di salvezza che, tenendo conto degli innocenti, liberi dalla colpa gli empi, perdonandoli”. Il pensiero di Abramo, che sembra “quasi paradossale”, si potrebbe sintetizzare così: “ovviamente non si possono trattare gli innocenti come i colpevoli, questo sarebbe ingiusto, bisogna invece trattare i colpevoli come gli innocenti, mettendo in atto una giustizia ‘superiore’, offrendo loro una possibilità di salvezza, perché se i malfattori accettano il perdono di Dio e confessano la colpa lasciandosi salvare, non continueranno più a fare il male, diventeranno anch’essi giusti, senza più necessità di essere puniti”. È questa la richiesta di giustizia che Abramo esprime nella sua intercessione, “una richiesta che si basa sulla certezza che il Signore è misericordioso”. “È il perdono che interrompe la spirale del peccato, e Abramo, nel suo dialogo con Dio, si appella esattamente a questo”, ha evidenziato il Papa.
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