MESSA IN LATINO: SANTA SEDE CONFERMA APERTURE
(AGI) - CdV, 13 mag.
(di Salvatore Izzo)
"Generosa accoglienza". La Santa Sede raccomanda questo atteggiamento in risposta a quanti chiedono di usufruire della possibilita' di celebrare con il messale precedente alla riforma liturgica, accordata dal Papa con il Motu proprio "Summorum Pontificum" del 7 luglio 2007. E' tutta qui la "mens" dell'attesa Istruzione "Universae Ecclesiae" sull'uso del messale antico pubblicata oggi, "un testo - sottolinea il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi - di grande equilibrio, che intende favorire, secondo l'intenzione del Papa, il sereno uso della liturgia precedente alla riforma da parte di sacerdoti e fedeli che ne sentano il sincero desiderio per il loro bene spirituale; anzi, che intende garantire la legittimita' e l'effettivita' di tale uso nella misura del ragionevolmente possibile".
"Allo stesso tempo - osserva padre Lombardi - il testo e' animato da fiducia nella saggezza pastorale dei vescovi, e insiste molto fortemente sullo spirito di comunione ecclesiale che deve essere presente in tutti, fedeli, sacerdoti, vescovi, affinche' la finalita' di riconciliazione, cosi' presente nella decisione del Santo Padre, non venga ostacolata o frustrata, ma favorita e raggiunta".
L'Istruzione emanata dalla Pontificia Commissione "Ecclesia Dei", l'organismo al quale compete di vigilare sull'osservanza e l'applicazione del Motu proprio, smentisce il timore dei tradizionalisti che paventavano un possibile 'dietro front' del Vaticano rispetto all'apertura del 2007, come testimonia in particolare la precisazione contenuta nella nuova Istruzione che il "gruppo stabile" dei fedeli necessario perche' si conceda il rito "non deve essere necessariamente costituito da persone appartenenti a una sola parrocchia, ma puo' risultare da persone che confluiscono da diverse parrocchie o addirittura da diverse diocesi".
Soprattutto, pero', il documento pubblicato oggi ribadisce il principio fondamentale che la liberalizzazione dell'uso del messale antico prevede la convivenza di "due forme della Liturgia Romana, definite rispettivamente ordinaria e extraordinaria: si tratta di due usi dell'unico Rito romano, che si pongono uno accanto all'altro".
"L'una e l'altra forma - si legge nel documento - sono espressione della stessa 'lex orandi' della Chiesa". La Santa Sede riafferma inoltre esplicitamente che "per il suo uso venerabile e antico, la forma extraordinaria deve essere conservata con il debito onore" e chiarisce in modo definitivo che il Motu proprio era stato emanato "per offrire a tutti i fedeli la Liturgia Romana nell'uso piu' antico, considerata tesoro prezioso da conservare, per garantire e assicurare realmente, a quanti lo domandano, l'uso della forma extraordinaria, e per favorire la riconciliazione in seno alla Chiesa".
Approvato personalmente da Benedetto XVI e firmato dal cardinale Joseph William Levada, attuale prefetto della Congregazione della dottrina della fede e presidente della Ecclesia Dei, il documento non prevede che il vescovo possa ordinare sacerdoti utilizzando il rito extraordinario tranne per "gli Istituti che dipendono dalla Commissione Ecclesia Dei", la cui spiritualita' cioe' e' caratterizzata proprio dalla liturgia latina tradizionale: e' questa l'unica "proibizione" contenuta nelle nuove norme, un "no" che si spiega con l'esigenza di non creare un clero parallelo nelle diocesi (tuttavia si incoraggiano i seminari a preparare i futuri sacerdoti anche alla celebrazione con il rito tradizionale).
Per il resto la forma extraordinaria e' utilizzabile in tutte le celebrazioni liturgiche, compreso "il Triduo Sacro nella Settimana Santa per i gruppi di fedeli che chiedono il rito antico". Ovviamente non puo' essere intesa come una restrizione la sottolineatura che per chiedere il rito extraordinario occorre essere in comunione con il Papa e accettare le decisioni del Concilio Vaticano II in materia liturgica, trattandosi di un requisito generale necessario per qualunque attivita' pastorale come per l'insegnamento sottoposto alla responsabilita' delle autorita' ecclesiastiche e ancora di piu' per le celebrazioni liturgiche.
I richiedenti, infatti, "non devono in alcun modo sostenere o appartenere a gruppi che si manifestino contrari alla validita' o legittimita' della forma ordinaria" e/o all'autorita' del Papa come Pastore Supremo della Chiesa universale perche' "sarebbe in palese contraddizione con la finalita' di 'riconciliazione' del Motu proprio stesso".
Analogamente, il "sacerdote idoneo" alla celebrazione in forma extraordinaria "non deve avere impedimenti dal punto di vista canonico" e "deve conoscere sufficientemente bene il latino e il rito da celebrare".
In proposito si suggerisce di ricorrere, se mancano altri sacerdoti idonei, alla collaborazione dei sacerdoti degli Istituti eretti dalla Commissione Ecclesia Dei", ad esempio la Fraternita' San Pietro, l'istituto Cristo Re e i francescani dell'Immacolata che usano normalmente la forma extraordinaria. L'Istruzione ribadisce anche che ogni sacerdote, sia secolare sia religioso, ha il diritto di celebrare la messa "senza popolo" nella forma extraordinaria se lo desidera e senza bisogno del permesso dei superiori.
Un chiarimento importante riguarda l'uso del messale e dei libri liturgici antichi (come il rituale, il pontificale, il cerimoniale dei vescovi) possibile anche quando si intende poi usare la lingua vernacola per le letture, a complemento di quella latina, o anche in alternativa nelle "messe lette". La normativa, come precisa la Sala Stampa della Santa Sede, e' stata emanata "con l'animo di garantire la corretta interpretazione e la retta applicazione" del Motu proprio.
Come e' noto proprio nel luglio del 2007, Papa Ratzinger si era impegnato con una lettera ai vescovi di tutto il mondo ad una verifica della sua applicazione "tre anni dopo l'entrata in vigore" delle disposizioni assicurando che, "se veramente fossero venute alla luce serie difficolta'", si sarebbero "cercate vie per trovare rimedio". "L'Istruzione - dunque - porta in se' anche il frutto della verifica triennale dell'applicazione della legge, che era stata prevista fin dall'inizio". Il documento ricorda i compiti e i poteri della Commissione "Ecclesia Dei", a cui il Papa "ha conferito potesta' ordinaria vicaria" nella materia.
Cio' significa che essa puo' decidere sui ricorsi che le vengano presentati contro eventuali provvedimenti di vescovi o altri ordinari, che sembrino in contrasto con le disposizioni del Motu proprio, ferma restando la possibilita' di impugnare ulteriormente le decisioni della Commissione stessa presso il Tribunale supremo della Segnatura Apostolica.
Inoltre, spetta alla Commissione, con l'approvazione della Congregazione per il Culto Divino, curare l'eventuale edizione dei testi liturgici per la forma extraordinaria del Rito romano (nel seguito del documento si auspica, ad esempio, l'inserimento di nuovi santi e di nuovi prefazi). L'Istruzione poi ribadisce anche la competenza dei vescovi diocesani per l'attuazione del Motu proprio, sottolineando che dunque non sono esclusi dalla applicazione delle norme del 2007, come poteva sembrare per il fatto che a concedere l'uso del rito straordinario basta il parroco. Ma resta stabilito che "in caso di controversia circa la celebrazione nella forma extraordinaria giudichera' la Commissione Ecclesia Dei".
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