ABUSI SU MINORI
Un'indicazione universale
La circolare della Congregazione per la dottrina della fede
“Tra le importanti responsabilità del vescovo diocesano al fine di assicurare il bene comune dei fedeli e, specialmente, la protezione dei bambini e dei giovani, c’è il dovere di dare una risposta adeguata ai casi eventuali di abuso sessuale su minori commesso da chierici nella sua diocesi”.
Inizia così la lettera circolare della Congregazione per la dottrina della fede dal titolo: “Per aiutare le Conferenze episcopali nel preparare Linee guida per il trattamento dei casi di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di chierici”. La risposta del vescovo diocesano – si legge nel documento, diffuso oggi – “comporta l’istituzione di procedure adatte ad assistere le vittime di tali abusi, nonché la formazione della comunità ecclesiale in vista della protezione dei minori. Detta risposta dovrà provvedere all’applicazione del diritto canonico in materia, e, allo stesso tempo, tener conto delle disposizioni delle leggi civili”.
Attenzione alle vittime e “collaborazione”. “La Chiesa, nella persona del vescovo o di un suo delegato – chiarisce la circolare –, deve mostrarsi pronta ad ascoltare le vittime e i loro familiari e a impegnarsi per la loro assistenza spirituale e psicologica”. Quanto alla “protezione dei minori”, in alcune nazioni “sono stati iniziati in ambito ecclesiale programmi educativi di prevenzione, per assicurare ‘ambienti sicuri’ per i minori. Tali programmi cercano di aiutare i genitori, nonché gli operatori pastorali o scolastici, a riconoscere i segni dell’abuso sessuale e ad adottare le misure adeguate”. Curare “con speciale attenzione la formazione permanente del clero, soprattutto nei primi anni dopo la sacra ordinazione, valorizzando l’importanza della preghiera e del mutuo sostegno nella fraternità sacerdotale”: queste le raccomandazioni della Santa Sede ai vescovi, che devono assicurare “ogni impegno nel trattare gli eventuali casi di abuso che fossero loro denunciati secondo la disciplina canonica e civile, nel rispetto dei diritti di tutte le parti”. “L’abuso sessuale di minori non è solo un delitto canonico, ma anche un crimine perseguito dall’autorità civile”, ricorda la Santa Sede: “Sebbene i rapporti con le autorità civili differiscano nei diversi Paesi, tuttavia è importante cooperare con esse nell’ambito delle rispettive competenze. In particolare, va sempre dato seguito alle prescrizioni delle leggi civili per quanto riguarda il deferimento dei crimini alle autorità preposte, senza pregiudicare il foro interno sacramentale”.
Indicazione universale. “Dare un comune denominatore sostanziale di principi e fondamenti che tutti possono aver presente per formare le proprie direttive”. Così padre Federico Lombardi, direttore della sala stampa della Santa Sede, ha presentato le “Linee guida” sulla pedofilia, in un briefing svoltosi sempre oggi con i giornalisti. “Un documento atteso, già annunciato”, e che ora diventa “un’indicazione universale”, affinché “si preparino linee, indicazioni, per procedere perché i problemi, di gravità differenti, siano tenuti in conto da tutte le Conferenze episcopali in modo serio, approfondito, uniforme, con indicazioni chiare per far fronte alle situazioni che si presentano”. Interrogato dai giornalisti sullo “stato” degli abusi sessuali all’interno della Chiesa, padre Lombardi ha risposto che si tratta di “una situazione sempre in evoluzione”. I Paesi anglofoni, “da tempo hanno approfondito la questione”, ed esistono già documenti in materia in Usa, Inghilterra, Galles, Scozia, Malta, Nuova Zelanda, Australia, Irlanda, Canada. Le Filippine hanno le “linee guida”, gli indiani “ci stano lavorando”. Brasile e Cile hanno le linee guida, che sono in lavorazione invece nelle Conferenza episcopale del Venezuela. Per quanto riguarda l’Europa, le “linee guida” della Germania sono “ben note”, e ci sono in Austria, Svizzera, Slovenia, Francia; “al lavoro” Olanda, Svezia e Belgio.
L’esempio del card. Bagnasco. “Anche la Conferenza episcopale italiana ne terrà conto, e immagino che ci lavorerà: sicuramente ci sarà una risposta, visto che adesso non esiste un documento di questa natura”. Così padre Lombardi ha risposto ad una domanda sul caso del parroco genovese indagato per abusi sessuali e spaccio di sostanze stupefacenti. Padre Lombardi ha detto che “è stato di esempio l’intervento del card. Bagnasco come vescovo competente: un intervento tempestivo e molto apprezzato dall’opinione pubblica italiana, e che era esattamente quello che si poteva fare come intervento immediato”. A proposito della “cooperazione con le autorità civili” ha precisato: “Bisogna collaborare con la situazione che c’è. Se ci sono le leggi, vanno osservate; se non ci sono, non siamo noi che le facciamo. Occorre collaborare nel modo migliore perché ci sia la protezione delle vittime e sia assicurata la giustizia”. Quanto al risarcimento alle vittime, padre Lombardi ha ricordato che “è un problema che riguarda i casi prescritti, perché per quelli non prescritti e ancora in giudizio c’è la legge civile”. “Dare indicazioni di carattere generale per il mondo”, in questo ambito – ha proseguito il portavoce vaticano – “è un po’ difficile, bisogna cercare un modo comune di procedere anche a livello di società civile”.
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