La «circolare» e la svolta del Vaticano
di Luigi Accattoli
Non si possono che apprezzare le parole e i gesti del cardinale Angelo Bagnasco in reazione all’arresto di un suo prete per pedofilia e droga: una notizia traumatica per ognuno che l’ascolti ma tremenda — possiamo immaginare — per il superiore dell’arrestato.
L’apprezzamento poi è doppio: per quello che ha detto e fatto e per essere egli il presidente dei vescovi italiani e dunque il portatore di una esemplarità di comportamento che avrà vasta influenza.
Fino a ieri il nostro episcopato non aveva brillato per prontezza di riflessi in circostanze come quella genovese. Va infine osservata una casuale ma significativa coincidenza: la pronta reazione del cardinale Bagnasco arriva alla vigilia della pubblicazione di una «circolare» vaticana ai vescovi di tutto il mondo, prevista per domani, che indicherà metodi e mezzi per rendere ordinaria quella tempestività.
Dovrebbe contenere direttive per «l’accoglienza delle vittime», «la collaborazione con le autorità civili», «la protezione dei bambini» e «la formazione dei futuri preti e religiosi». Che il prete arrestato fosse sospeso dalla funzione di parroco era previsto dalle norme canoniche e la decisione sarebbe stata presa — magari con un giorno o due di ritardo — da ogni vescovo che si fosse trovato nella stessa situazione.
In questo caso la tempestività si imponeva perché l’arresto è avvenuto di sabato e dunque i parrocchiani andando in chiesa ieri pomeriggio per la messa prefestiva e oggi per le messe domenicali si sarebbero trovati senza parroco e senza alcun aiuto per affrontare la «bomba» emotiva del suo arresto. Ma non era previsto né era necessario che il cardinale in persona andasse nella chiesa di Santo Spirito di Sestri Ponente per celebrare lui al posto dell'arrestato e per parlare di persona ai parrocchiani esterrefatti.
Non solo è andato ma ha parlato con la schiettezza mostrata ormai in una decina di occasioni simili da Papa Benedetto, in Vaticano e in giro per il mondo. Le parole «sgomento e vergogna», la «fiducia nella magistratura», il pensiero a chi è stato «eventualmente colpito» sono espressioni utili per aiutare la comunità cattolica genovese e italiana a prendere coscienza di questo problema che certamente anche in Italia è più grande di quanto fino a oggi non sia apparso.
Mancano informazioni attendibili. Si parla di un centinaio di casi di accuse mosse a «consacrati» italiani negli ultimi dieci anni.
«Dal 2001 a oggi, circa 80 sacerdoti sono stati coinvolti perché denunciati, o già processati e condannati» sostiene don Fortunato Di Noto fondatore dell’Associazione Meter. Charles J. Scicluna, un esperto vaticano della materia, dichiarava l’anno scorso che «finora in Italia il fenomeno non sembra abbia dimensioni drammatiche, anche se ciò che mi preoccupa è una certa cultura del silenzio che vedo ancora troppo diffusa».
Il cardinale Bagnasco ieri ha dato una mano al superamento di quella cultura.
© Copyright Corriere della sera, 15 maggio 2011 consultabile online anche qui.
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