Visita del Papa al Nordest: il commento di Ferdinando Camon

UNA DOPPIA CONDANNA ALLA CASTA

di FERDINANDO CAMON

Sky aveva dedicato un intero canale alla sua visita, non lo ha mollato un attimo, per due giorni. Dicendo questo, il Papa ha detto quel che doveva dire e anche molto di più. Perché non necessariamente una visita del Papa è un giudizio sulla situazione politico-sociale del popolo al quale parla.
La visita di un papa è di per sé un messaggio, come la visita di ogni grande capo a coloro su sui ha autorità. La vita è una lotta, la storia è una guerra, e la visita del Papa ai cristiani di una parte del mondo è la visita del comandante ai suoi fedeli: non spiega la strategia, ma alza il morale, con la sua sola apparizione.
Un Papa ottiene questo più di ogni altro leader, perché ogni altro leader è quel che è personalmente, un Papa è quel che furono i Papi precedenti, è l'incarnazione di una storia che ha duemila anni. Quel che dice, è il distillato di quella storia. In quella storia c'è una continuità, altrimenti si contraddice, e c'è della novità, altrimenti muore. Ai temi costanti della sua predicazione, il valore della vita dal concepimento alla naturale conclusione, l'indissolubilità del matrimonio, l'importanza della famiglia, che sono virtù a raggio corto, individuale o famigliare, il Papa ha aggiunto stavolta (ma lo fa sempre più spesso) le virtù sociali, l'accoglienza, la solidarietà, la relazione con l'altro, con gli altri. Ha osservato che su queste basi Venezia ha costruito la sua fortuna, le relazioni col Mediterraneo sono state la forza che l'ha resa dominatrice del mare. Ha fatto capire che la stessa forza, la relazione con gli altri, è la premessa per una nuova ripresa del progresso, e dunque per l'uscita dalla crisi. Due volte, sabato e domenica, ha unito nella stesa frase "cultura, lingua e religione", come concause dello sviluppo e del progresso. Fattori di storia. In piazza San Marco ha parlato con alle spalle il mare, come dire la Storia. Entrando nella basilica, ogni cinque passi si fermava e guardava in giro: la bellezza della basilica, istoriata in ogni centimetro. Ha osservato che parlando nel Parco San Giuliano introduceva una frattura nella storia del Parco, fin'allora usato per manifestazioni di cultura e di musica, ora invaso dal sacro. La sua presenza in quel parco, e nel Friuli, e a Venezia, insomma nel Nord-Est, ha svolto il compito di una "bonifica" del territorio, e lo ha anche detto, richiamando chi l'ascoltava a star lontano dall'edonismo e dal materialismo. In un tempo senza valori, ha riproposto i suoi valori fortissimi, oltre la vita e oltre la morte. Non diciamo che non ha parlato. Ha parlato chiarissimo. Ha chiesto una svolta radicale. Coloro che ripetono "ha detto le solite cose", sono quelli che lui vuol sostituire, e che l'hanno capito meglio degli altri.

© Copyright Il Messaggero Veneto, 9 maggio 2011 consultabile online anche qui.