Il Papa in Benin: la modernità non si costruisca sulla disgregazione dei valori e sulla sottomissione alle leggi della finanza
“La modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi” sulla “disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi”, nella sottomissione incondizionata alle leggi della finanza, al tribalismo esacerbato e alla politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose: così il Papa al suo arrivo oggi pomeriggio in Benin, all’aeroporto internazionale “Cardinale Bernardin Gantin”, per il suo 22.mo viaggio apostolico internazionale, il secondo in terra africana. Benedetto XVI è stato accolto dal presidente beninese Thomas Yayi Boni, presenti anche l’arcivescovo di Cotonou e presidente della Conferenza Episcopale del Paese, mons. Antoine Ganyé, e altre autorità religiose e civili. Il servizio del nostro inviato Massimiliano Menichetti:
Gli inni del Benin e del Vaticano, gli onori militari, il saluto del presidente della Repubblica Thomas Yayi Boni, l’accoglienza dell’arcivescovo di Cotonou e presidente della Conferenza Episcopale del Benin mons. Antoine Ganyé hanno abbracciato a nome di tutto il Benin il Papa appena sceso dall’aereo che lo ha portato in Africa per la seconda volta. Una visita che si colloca - ha sottolineato Benedetto XVI - nel “150.mo anniversario di evangelizzazione” e nel “40.mo dello stabilimento” delle “relazioni diplomatiche con la Santa Sede”, e la consegna dell’Esortazione apostolica post-sinodale che guiderà “l’azione pastorale di numerose comunità cristiane nei prossimi anni”. Il Papa non ha dimenticato di rimarcare che tra le ragioni del viaggio ne esiste una più affettiva, l’omaggio al cardinale Gantin che riposa nel Seminario di San Gall a Ouidah:
“Durant d'innombrables années, nous avons les deux œuvré, chacun selon...
Per molti anni abbiamo entrambi lavorato, ciascuno secondo le proprie competenze,al servizio della stessa Vigna. Abbiamo aiutato al meglio il mio Predecessore, il beato Giovanni Paolo II, ad esercitare il suo ministero petrino. Abbiamo avuto l’occasione di incontrarci parecchie volte, di discutere in modo profondo e di pregare insieme. Il Cardinale Gantin si era guadagnato il rispetto e l’affetto di molti. Mi è parso dunque giusto venire nel suo Paese natale per pregare sulla sua tomba e ringraziare il Benin di avere dato alla Chiesa questo figlio eminente”.
Poi parlando del Benin definito “terra di antiche e nobili tradizioni” ha espresso la volontà, durante il viaggio, di voler salutare i Capi tradizionali, attori importanti “per costruire il futuro” del Paese. “Desidero incoraggiarli a contribuire, con la loro saggezza e la loro conoscenza dei costumi – ha detto - al delicato passaggio che attualmente si va operando tra la tradizione e la modernità:
“La modernité ne doit pas faire peur, mais elle ne peut se construire ...
La modernità non deve fare paura, ma essa non può costruirsi sull’oblio del passato. Deve essere accompagnata con prudenza per il bene di tutti evitando gli scogli che esistono sul Continente africano e altrove, per esempio la sottomissione incondizionata alle leggi del mercato o della finanza, il nazionalismo o il tribalismo esacerbato e sterile che possono diventare micidiali, la politicizzazione estrema delle tensioni interreligiose a scapito del bene comune, o infine la disgregazione dei valori umani, culturali, etici e religiosi”.
“Il Passaggio alla modernità – ha aggiunto il Papa - deve essere guidato da criteri sicuri che si basano su virtù riconosciute che si radicano nella dignità della persona, nella grandezza della famiglia e nel rispetto della vita. “Dio si fida dell’uomo e desidera il suo bene – ha evidenziato -. Sta a noi rispondergli con onestà e giustizia all’altezza della sua fiducia”. Quindi guardando la centralità della Chiesa che con la sua presenza, preghiera e opere di misericordia è vicina a colui che si trova nel bisogno, a colui che cerca Dio, tra la gioia dei presenti ha impartito la benedizione in lingua fon: “Dio benedica il Benin!”.
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