PAPA: MONSIGNOR BECCIU, AFRICANI LO VEDONO COME LORO PORTAVOCE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 nov.
"Gli africani vedono nel Pontefice l'uomo che si fa portavoce delle loro sofferenze e delle loro necessita' davanti al mondo, al di la' di ogni cultura o credo religioso. Lo sentono realmente come un amico".
Lo afferma monsignor Giovanni Angelo Becciu, che nel 2009, come nunzio apostolico a Luanda, aveva accolto Benedetto XVI in Angola, e che nei giorni scorsi, come sostituto della Segreteria di Stato, ha potuto accompagnarlo in Benin.
In entrambe le occasioni, l'arcivescovo sardo ha constato di persona "quanto gli africani amino il Papa". "In lui - spiega Becciu in un'intervista all'Osservatore Romano - vedono realmente un uomo di Dio: l'uomo di Dio che viene a trovarli, a benedirli, a incoraggiarli.
Lo vedono soprattutto come un amico". "Mi sono chiesto - confida al giornale della Santa Sede - come mai tanti africani scendono per le strade quando c'e' il Papa tra di loro. Chi non conosce l'anima africana potrebbe credere che e' loro costume acclamare un ospite, chiunque egli sia. Lo posso escludere per esperienza diretta. Ho visto arrivare capi di Stato e personaggi importanti, ma non ho mai visto un'accoglienza simile.
E' la naturale religiosita' degli africani che li porta a vedere nel Pontefice l'uomo di Dio". Monsignor Becciu riferisce nell'intervista quanto gli ha detto un ambasciatore musulmano in Nigeria: "Si ricordi che il Papa non viene solo per voi cattolici. Viene per noi tutti, per tutti gli africani che lo considerano come un padre: il padre di tutta l'umanita'". "Anche in questi giorni - rileva - tanti fedeli di altre chiese e confessioni religiose hanno attivamente partecipato alla festa.
Ed anche dai musulmani ha ricevuto tante manifestazioni di adesione". Proprio a Cotonou, ricorda nell'intervista, il gran cancelliere del Benin, la signora Koubourath Osseni, che e' musulmana, lo ha salutato come "un amico vero dell'Africa e degli africani".
"Non e' possibile - conclude - non riconoscerlo come tale dopo aver ascoltato le sue parole. Come gia' fece in Angola, anche in questi giorni il Papa ha pronunciato discorsi coraggiosi. E ha invitato gli africani a essere, a loro volta, coraggiosi nel difendere la speranza, esortando al tempo stesso governanti e uomini politici a non deludere questa speranza.
Ha ricordato che di promesse ne sono state fatte tante, ma ora e' giunto il momento di dare loro un seguito".
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PAPA: MONSIGNOR BECCIU,VALORI AFRICA DA PURIFICARE NON SNATURARE
Salvatore Izzo
(AGI) - CdV, 22 nov.
Con il suo viaggio in Benin, "il Papa ha chiesto agli africani di non temere la modernita', ma piuttosto di avvicinarsi a essa restando saldamente ancorati alla ricchezza del loro passato". Lo sottolinea monsignor Giovanni Angelo Becciu, numero due della Segreteria di Stato della Santa Sede.
"Per far comprendere il significato profondo di questo invito del Papa - sottolinea in un'intervista all'Osservatore Romano - andrei con il pensiero ad alcuni anni fa, quando in Europa si cominciava a proporre con insistenza, almeno da parte di alcune correnti di pensiero, certi modelli culturali difformi dai valori evangelici".
"Di fronte a queste proposte, gli africani - ricorda Becciu che e' stato per cinque anni nunzio in Angola - restavano allibiti". "Dico questo - precisa il presule - per far capire come nell'anima degli africani vi siano valori forti ai quali non possono rinunciare.
E se gli offriamo certi modelli, stentano a seguirci".
Nell'intervista, Becciu non si nasconde che il cammino per purificare le tradizioni africane da elementi negativi e' comunque ancora lungo: "il contesto generale della cultura africana - ad esempio - e' piuttosto incline alla poligamia. Questa e' una delle prime sfide che affronta il cristianesimo. In Africa la monogamia e' nata con la prima evangelizzazione. Dove il cristianesimo e' riuscito a penetrare, ha difeso il valore della famiglia e ancora oggi lo difende con efficacia". Tuttavia, oggi, i timori del Pontefice per la tenuta dell'istituzione familiare in Africa, rileva il presule, sono piuttosto legati "allo stato di crisi in cui vivono gli africani". E "la mancanza di valide opportunita' per garantire stabilita' economica ha le sue ricadute piu' pesanti sui nuclei familiari".
"L'uomo - descrive monsignor Becciu - ne approfitta e costringe la donna a lavorare, a volte anche al proprio posto. Cio' porta le donne fuori casa per la maggior parte della giornata: e cosi' i figli restano soli e senza orientamenti. Per non parlare delle ragazze madri, abbandonate a se stesse, con i figli da crescere e accudire. Spesso questa situazione le porta a rivolgersi ad altri uomini, che le offrono, se non altro, la possibilita' di sopravvivere". Un altro pericolo e' rappresentato dalle sette. "Sono numerose e - sottolinea monsignor Becciu - si diffondono a macchia d'olio. Propongono modelli molto piu' semplici da seguire, basati sul formalismo, sull'esteriorita'. Fanno adepti anche perche' gli africani amano partecipare alle liturgie con le loro espressioni tipiche, i loro canti, le loro danze: e' un modo per dare libero sfogo allo spirito gioioso che li fa sentire parte integrante della stessa liturgia".
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3 commenti:
E hanno ragione a ritenerlo tale, visto l'impegno profuso dal Santo Padre e dalla Chiesa nel sovvenire in toto ai molti problemi che li affliggono. Checchè ne possano pensare certe dame vip, direttore di inutili giornali di moda che si concedono il lusso, dalle loro "alte" cattedre, di venire a fare la paternale al Papa.
Alessia
OT: siamo alla follia!
"VENEZIA - Ha annunciato un presidio e uno sciopero della fame un dipendente dell'Ulss 12 sospeso per tre giorni senza stipendio perché, in occasione della visita del Papa a Venezia nel maggio scorso, si adoperò per consentire a degenti e colleghi di assistere in diretta alla messa celebrata da Benedetto XVI. «Il direttore generale Antonio Padoan ha ritenuto che l'iniziativa ledesse l'immagine laica dell'Azienda per cui ha agito disciplinarmente nei miei confronti», spiega Bernardino Mason, il dipendente.
«In previsione della visita del Papa a Venezia, avvenuta l'8 maggio - racconta - sono stato incaricato dal direttore amministrativo e dal direttore di Scuola di Sanità Veneta, mio diretto superiore, di rendere possibile la visione della messa ai degenti degli ospedali e a chiunque ne avesse desiderio. Sono stato punito pur avendo dimostrato che ho agito in collaborazione con altri e su indicazione del direttore amministrativo Maria Alessandra Massei - prosegue Mason - fatalità la punizione mi è stata comunicata il giorno successivo alla fine dell'incarico del direttore amministrativo».
Mason ha deciso di far ricorso alla sentenza. «Non posso accettare passivamente di essere stritolato dentro i giochi di potere - dice - nelle diversità la dignità ed il rispetto delle persone vanno sempre mantenute». Passerà pertanto i tre giorni della punizione, dal 28 al 30 novembre, alla Stazione Smfr, fermata ospedale, spiegando il proprio caso e senza toccar cibo.
L'Ulss 12 fornisce la spiegazione della sanzione. «La procedura disciplinare - spiega l'azienda - è stata comminata perché con una sua email il dipendente aveva sollecitato il personale ospedaliero a seguire la messa del Pontefice durante l'orario di servizio». Per l'occasione, era stato allestito nella hall dell'ospedale all'Angelo di Mestre un maxischermo (collegato via cavo al San Giovanni e Paolo di Venezia) per degenti, familiari e visitatori, ma non per chi quel giorno - come medici, chirurghi e altre categorie di lavoratori ospedalieri - doveva mandare avanti l'ospedale e non aveva il permesso di staccarsi dal turno».
Il problema delle "dame vip" e' che vorrebbero sentirsi importanti come il Papa, e non ci riescono - perche' non lo sono. Lasciale morire di invidia... :)
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