lunedì 13 dicembre 2010

Benedetto XVI: «Creare occasioni di dialogo tra chi proviene da culture diverse» (Ilaria Sarra)

Benedetto XVI: «Creare occasioni di dialogo tra chi proviene da culture diverse»

Il Papa in visita a San Massimiliano Kolbe. «Desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi»

di Ilaria Sarra

Tante mani strette, tanti visi accarezzati, tanti sorrisi donati. Benedetto XVI ha fatto visita ieri (domenica 12 dicembre) alla parrocchia di San Massimiliano Kolbe, a Prato Fiorito, stretta nell’abbraccio della Prenestina e della Casilina, e ha celebrato la Messa delle ore 9. Ad accogliere il Pontefice tantissimi fedeli che lo hanno salutato con un lungo applauso; volti commossi e una gioia che si poteva quasi toccare. Il grande piazzale davanti la chiesa pieno di giovani, famiglie con bambini e anziani; hanno voluto essere presenti per ricordare un momento «che è quasi miracoloso – dice Teresa, una parrocchiana –. Vivo in questo quartiere da 30 anni e negli ultimi due ho visto avverarsi due sogni: la costruzione della chiesa e la visita del Papa». L’edificio di culto, infatti, è stato realizzato lo scorso anno dopo trent’anni di attesa e anche il Papa nell’omelia ha ricordato l’evento: «Ammiro insieme con voi questa nuova chiesa e gli edifici parrocchiali e con la mia presenza desidero incoraggiarvi a realizzare sempre meglio quella Chiesa di pietre vive che siete voi stessi».

Il Santo Padre – dopo aver salutato i presenti tra cui il cardinale vicario Agostino Vallini, il vescovo del settore Est monsignor Giuseppe Marciante e il parroco don Slawomir Skwierzynski – ha invitato i parrocchiani a vivere con impegno il cammino personale e comunitario. Ha parlato dell’Avvento, un tempo per far entrare Dio nelle nostre vite e permettergli di essere luce in mezzo alle tante ombre e fatiche della quotidianità. «Conosco le tante e significative opere di evangelizzazione che state attuando – ha detto il Papa –. Esorto tutti i fedeli a dare il proprio contributo per l’edificazione della comunità, in particolare nel campo della catechesi, della liturgia e della carità, pilastri della vita cristiana, in comunione con tutta la diocesi di Roma. Nessuna comunità può vivere come una cellula isolata dal contesto diocesano; deve essere invece espressione viva della bellezza della Chiesa che, sotto la guida del vescovo – e, nella parrocchia, sotto la guida del parroco che ne fa le veci –, cammina in comunione verso il Regno di Dio».

Benedetto XVI si è poi rivolto alle famiglie ricordando come la fedeltà alla vocazione matrimoniale esiga coraggio, generosità e sacrificio. «La vostra comunità comprende al proprio interno molte famiglie venute dall’Italia centrale e meridionale, da persone venute dai Paesi dell’Est europeo e da altri Paesi in cerca di lavoro e di migliori condizioni di vita – ha sottolineato il Pontefice –. Proprio a partire da questa situazione concreta della parrocchia, sforzatevi di crescere sempre più nella comunione con tutti: è importante creare occasioni di dialogo e favorire la reciproca comprensione tra persone provenienti da culture, modelli di vita e condizioni sociali differenti». Il Papa ha parlato anche dell’Eucaristia della domenica e della pratica della carità come componenti fondamentali della vita e della missione della Chiesa e di ogni singolo credente. Infine ha rivolto un pensiero ai giovani presenti: «La Chiesa si aspetta molto da voi, dal vostro entusiasmo, dalla vostra capacità di guardare avanti e dal vostro desiderio di radicalità nelle scelte di vita. Sentitevi veri protagonisti nella parrocchia, mettendo le vostre fresche energie e tutta la vostra vita a servizio di Dio e dei fratelli».

Un ricordo commosso è stato rivolto a san Massimiliano Kolbe che ha donato la sua vita per salvare quella di un padre di famiglia e a Madre Teresa che ha speso la sua intera esistenza ad aiutare bisognosi; entrambi sono stati testimoni e messaggeri della luce dell’amore di Dio. «Negli ultimi due o tre secoli – ha affermato il Santo Padre – sono venuti tanti profeti, ideologi, dittatori. Ed hanno creato i loro imperi, le loro dittature, il loro totalitarismo che avrebbe cambiato il mondo. E lo ha cambiato, ma in modo distruttivo. Oggi sappiamo che di queste grandi promesse non è rimasto che un grande vuoto e grande distruzione». In conclusione di omelia il Papa ha sottolineato come non sia una violenta rivoluzione del mondo a cambiarlo, ma «la silenziosa luce della verità, della bontà di Dio che è il segno della Sua presenza e ci dà la certezza che siamo amati fino in fondo e che non siamo dimenticati, non siamo un prodotto del caso, ma di una volontà di amore. Così possiamo sentire la vicinanza di Dio e, attraverso la preghiera, diventare noi stessi luce per gli altri».

© Copyright Roma Sette, 13 dicembre 2010

4 commenti:

Anonimo ha detto...

Per molti il dialogo e' quella cosa in cui si discute, e alla fine hanno ragione i cattolici.

Raffaella ha detto...

Ehhhhh...magari!
R.

Anonimo ha detto...

Quei molti sono i cattolici

Raffaella ha detto...

Strana idea :-)