Il futuro del mondo
I discorsi che il Papa prepara per gli auguri di Natale sono l'occasione per una riflessione sull'anno trascorso.
Da un punto di vista particolare - quello del vescovo di Roma, a cui è affidata la guida visibile di tutta la Chiesa - ma che nello stesso tempo vuole parlare al di là dei confini cattolici.
Per questo Benedetto XVI ha detto che è "in gioco il futuro del mondo". Per questo, con mitezza, chiede di essere ascoltato. Dai media, innanzi tutto, che hanno la responsabilità di comunicare, ma più in generale da chiunque voglia udire il ragionare pacato ma chiarissimo di un uomo buono e lucido che Dio ha suscitato nel nostro tempo.
Tempo di smarrimento e di angoscia che, nonostante speranze e possibilità, richiama quello della fine dell'impero romano, quando un mondo stava tramontando: un tempo schiacciato "dall'impressione che il consenso morale si stia dissolvendo, un consenso senza il quale - ha analizzato con precisione Benedetto XVI - le strutture giuridiche e politiche non funzionano". Ed è una diagnosi che interessa tutti: il Papa guarda infatti alla Chiesa, ma parla a ogni donna e a ogni uomo, a chi sia disposto ad accogliere la sua riflessione, senza mutilarla secondo meccanismi informativi che è fin troppo facile prevedere.
Dell'anno che finisce il Pontefice ha ritenuto due aspetti principali, all'interno della Chiesa ma anche al suo esterno, nel mondo dove essa vive. Da una parte, la dimensione sconvolgente e inimmaginabile degli abusi contro i minori commessi da sacerdoti - che "sotto il manto del sacro feriscono profondamente la persona umana nella sua infanzia e le recano un danno per tutta la vita" - e, dall'altra, il crescere spaventoso della cristianofobia proprio nell'anno durante il quale si è celebrato il sinodo delle Chiese del Medio Oriente.
Per oltre un ventennio il cardinale Joseph Ratzinger ha operato in ogni modo per contrastare lo scandalo degli abusi, con l'animo lacerato proprio perché cosciente della grandezza e dell'unicità del sacramento sacerdotale, che è invece "in grado di cambiare il mondo" e di aprirlo a Dio.
Scandalo descritto dal Papa con le parole della visione ricevuta da una donna, santa Ildegarda di Bingen, che vide la Chiesa sfigurata dai peccati degli uomini e dalle colpe dei sacerdoti. Scandalo al quale si aggiunge la deriva attuale di un mondo che tace - quando non è addirittura connivente - di fronte alla pornografia che viola l'innocenza dei più piccoli, di fronte al turismo sessuale, di fronte alla droga. A causa di un soggettivismo che finisce per pervertire la coscienza.
Allo stesso modo interpella il mondo e non riguarda solo la Chiesa il crescere di "atti di violenza nei quali non si rispetta più ciò che per l'altro è sacro, nei quali anzi crollano le regole più elementari dell'umanità". In Medio Oriente, ma non solo, "i cristiani sono la minoranza più oppressa e tormentata", ha ripetuto Benedetto XVI, lamentando come le voci della ragione che si levano nel mondo musulmano siano troppo deboli e ancora una volta ha chiesto che si fermi la cristianofobia.
Ma alla radice di tutto vi è la necessità - che per i cristiani è anche responsabilità - che si ritrovi quel "consenso morale di base" indicato da Alexis de Tocqueville. Solo così sarà possibile tornare a vedere ciò che davvero è reale e che davvero conta: Dio e l'anima, riconoscendo che l'uomo è capace di verità, e che la verità esige obbedienza. Così Benedetto XVI ha descritto le tre conversioni di John Henry Newman. Che nella sua vita ha mostrato come sia possibile andare contro il pensiero dominante. Per aprirsi al Signore che viene.
g. m. v.
(©L'Osservatore Romano - 20-21 dicembre 2010)
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