«Le città non sono agglomerati anonimi Dio conosce ognuno di noi per nome»
Giovanna Chirri
ROMA
Le città del mondo, le grandi metropoli come Roma, spesso diventano un «agglomerato anonimo» di esseri che a volte si sfiorano senza vedersi, si incontrano senza salutarsi, vivono e muoiono senza specchiarsi in altri esseri umani.
Ma, spiega il Papa, tutto cambia se si guarda a questi agglomerati anonimi con gli occhi di Dio, che «conosce tutti personalmente per nome, ad uno ad uno» e ci chiama a un progetto. Tutto cambia se si diventa una unica famiglia umana, se si accetta di essere persone senza «confini di nazionalità, di colore, di lingua...».
Perchè Dio ha «adottato» tutti senza distinzioni, e perchè gli «ultimi agli occhi del mondo» diventano «i primi» agli occhi di Dio.
Questa la riflessione che come «vescovo di questa città» venuto per «mettermi in ascolto, non solo per me ma per tutti», il Papa ha fatto inginocchiato ai piedi della colonna della Immacolata, in piazza di Spagna. Un appuntamento caro ai romani e ai fedeli, che anche quest'anno ha attirato una folla di turisti e persone impegnate nelle vie dello shopping natalizio. La colonna celebra la proclamazione del dogma della Immacolata, che per i cattolici significa che la madre di Gesù è nata senza la macchia del peccato originale, immacolata appunto. La riflessione di ieri, sulle città come agglomerati anonimi, si ricollega idealmente a quella che Benedetto XVI ha fatto esattamente un anno fa nella stessa occasione, quando denunciò il fatto che nelle nostre città a volte le persone diventano «invisibili». L'accenno agli ultimi agli occhi del mondo tradisce la preoccupazione pastorale di papa Ratzinger per le condizioni di difficoltà e povertà in cui versano molti in questo periodo di crisi. Ad accogliere il Papa il sindaco di Roma Gianni Alemanno con la consorte, e il vicario di Roma, cardinale Agostino Vallini. Presenti anche i presidenti di Regione e Provincia Renata Polverini e Nicola Zingaretti.
© Copyright Gazzetta del sud, 9 dicembre 2010
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