Riceviamo e con grande piacere e gratitudine pubblichiamo:
Ratzinger presenta Benedetto XVI
FRANCESCO ANTONIO GRANA
Uno schiaffo ai giornalisti e uno agli ecclesiastici.
È “Luce del Mondo”, l’atteso libro intervista di Benedetto XVI e del suo conterraneo, il giornalista Peter Seewald.
Una prima assoluta e straordinaria.
Sei ore di registrazione trascritte in un volume di duecentocinquanta pagine destinate a scuotere l’attenzione mondiale e a suscitare una visione della Chiesa e di Benedetto XVI libera dai pregiudizi. Ha mai pensato alle dimissioni? È stato un errore revocare la scomunica ai quattro vescovi lefebvriani? E sulla questione dei preti pedofili quanta sporcizia c’è nella Chiesa? Le domande che tutti vorrebbero porre a Benedetto XVI sono il filo conduttore di questo colloquio franco e diretto sulle questioni più scottanti nell’agenda della Chiesa Cattolica.
C’è spazio per aperture verso il preservativo, per critiche sul lavoro di comunicazione della Santa Sede, per riflessioni sull’infallibilità del Papa, per ammissioni sofferte: “Vedere il sacerdozio improvvisamente insudiciato in questo modo, e con ciò la stessa Chiesa Cattolica, è stato difficile da sopportare”; confidenze personali sugli attacchi ricevuti in questi primi cinque anni di pontificato: “Se avessi continuato a ricevere soltanto consensi, avrei dovuto chiedermi se stessi veramente annunciando tutto il Vangelo”; e per una definizione della sua visione della fede: “Il Cristianesimo dà gioia, allarga gli orizzonti. In definitiva un’esistenza vissuta sempre e soltanto ‘contro’ sarebbe insopportabile”.
C’è spazio anche per una riflessione sul ruolo che deve esercitare il moderno successore di Pietro: “Da un lato il Papa è una persona assolutamente impotente. Dall’altro ha una grande responsabilità. Egli è, in un certo senso, il capo, il rappresentante e allo stesso tempo il responsabile del fatto che quella fede che tiene uniti gli uomini sia creduta, che rimanga viva e che rimanga integra nella sua identità. Ma unicamente il Signore ha il potere di conservare gli uomini nella fede”.
Nel libro ci sono anche più semplici curiosità sul Papa: indossa un orologio Junghans; non ha un suo portafoglio e nemmeno un proprio conto corrente; riceve doni in denaro ma non sono destinati a lui personalmente, gli sono inviati perché possa aiutare gli altri; guarda il notiziario con i due segretari e qualche volta anche un dvd; l’ultimo film che ha visto era sulla santa africana Giuseppina Bakhita; gli piacciono Don Camillo e Peppone, però confessa di non conoscere a memoria ogni episodio della trasposizione cinematografia dei racconti di Giovannino Guareschi; insieme alla famiglia pontificia, i due segretari e le donne della comunità dei Memores Domini, festeggia il Natale e gli onomastici, ascolta musica, a volte recita i Vespri, e poi, insieme ai pasti, in comune c’è soprattutto la Messa del mattino, “è un momento particolarmente importante - confida il Papa - nel quale a partire dal Signore siamo insieme in modo molto intenso”.
In “Luce del Mondo” c’è l’autentico Joseph Ratzinger, divenuto oggi Benedetto XVI. Quello che taluni media non raccontano, quello che alcuni feroci critici non sopportano, quello che alcuni lupi vorrebbero far scappare con infamia dalla Cattedra di Pietro. L’umile e mite lavoratore nella vigna del Signore sopporta la croce e confessa: “Il fatto di trovarmi all’improvviso di fronte a questo compito immenso è stato per me, come tutti sanno, un vero shock”.
Riscoprire le radici e il senso della missione evangelica in un tempo dettato da un pervasivo anticattolicesimo, soprattutto nel Vecchio Continente, da un rifiuto di Dio, da una crescente indifferenza religiosa e dal relativismo. È il senso di “Luce del Mondo”, un libro in cui non è il Papa a fare la star, ma è lo stesso Gesù a emergere come unico protagonista nelle parole del suo Vicario sulla terra. “Non siamo un centro di produzione, non siamo un’impresa finalizzata al profitto, siamo Chiesa. Siamo una comunità di persone che vive nella fede. Il nostro compito non è creare un prodotto o avere successo nelle vendite. Il nostro compito è vivere esemplarmente la fede, annunciarla; e mantenere in un profondo rapporto con Cristo e così con Dio stesso non un gruppo d’interesse, ma una comunità di uomini liberi che gratuitamente dà, e che attraversa nazioni e culture, il tempo e lo spazio”. È una sfida coraggiosa che il Papa non propone fuori le antiche mura della città leonina, bensì al loro interno. “Già ai suoi tempi, Sant’Agostino diceva: molti che sembrano stare dentro, sono fuori; e molti sembrano stare fuori, sono dentro”.
Non manca un accenno al suo amato predecessore: “ È stato d’aiuto il fatto che tutti sapessero che Giovanni Paolo II mi voleva bene, che ci univa una profonda intesa e che veramente nei suoi confronti mi sento un debitore che, con la sua modesta persona, cerca di portare avanti quello che, come un gigante, ha fatto Giovanni Paolo II”,
“Luce del Mondo” riuscirà a far conoscere il vero timoniere della Chiesa di Cristo. Che i lupi lo vogliamo o no.
© Copyright L'Avanti, 7 dicembre 2010 consultabile online anche qui.
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