Bagnasco compatta i vescovi
"Faremo sentire la nostra voce"
«Basta minimizzare»: la Chiesa vuole un'inversione di rotta
GIACOMO GALEAZZI
CITTA' DEL VATICANO
La Chiesa italiana non farà mancare la sua voce». In un incontro di quaranta minuti nella biblioteca privata del Palazzo Apostolico il cardinale Angelo Bagnasco ha assicurato ieri mattina a Benedetto XVI che domani al Consiglio Cei («luogo istituzionale deputato alla discussione») sarà affrontata la «difficile situazione» provocata dal caso Ruby. Poco dopo l’udienza papale al capo dell’episcopato nazionale, il patriarca ciellino di Venezia, Angelo Scola, stimato consigliere del Pontefice, ha ribadito che della bufera esplosa su Berlusconi si occuperà la prolusione di Bagnasco ad Ancona garantendo che «i vescovi italiani sono quanto mai coesi sulle questioni morali».
Anzi, tra i responsabili delle diocesi «non si è mai vista una simile unitarietà di posizioni». L’episcopato «nel rispetto dei propri compiti e senza fare alcuna ingerenza, sceglie di volta in volta i tempi e i modi attraverso i quali comunicare i propri giudizi morali che per noi sono sostanziali e di fondo per orientare i fedeli e per dare il proprio contributo alla vita buona della società». Per esplicitare il Ratzinger-pensiero sulla vita pubblica l’Osservatore Romano, con il titolo «senza verità la politica è culto dei demoni» pubblica una conferenza accademica in cui il futuro Benedetto XVI condanna «l’asservimento dell’uomo a consuetudini ostili alla verità che lo pone in balia delle potenze antidivine».
Per la fede cristiana,«demoni» appunto. Quindi, «il servizio agli idoli è uno stolto affaccendarsi senza oggetto e dietro la schiavitù alla consuetudine vi è il servaggio agli ordini degli spiriti malvagi». A introdurre la lungimirante analisi teologica ratzingeriana un commento del direttore del quotidiano vaticano, Giovanni Maria Vian per il quale «l’aspirazione di Joseph Ratzinger è rendere presente la forza della fede in questo mondo provvisorio e il cristianesimo ne relativizza tutte le realtà compresa quella politica, perché guarda all’unico assoluto».
Il Consiglio Cei cade in un clima particolarmente acceso, perciò una riunione pastorale avrà più che mai un risvolto politico, in alcuni suoi passaggi cruciali. Saranno affrontate le ripercussioni degli scandali che hanno scosso l’opinione pubblica, con pesanti strascichi politici e interrogativi sul piano etico. Venerdì il Papa ha stigmatizzato l’«indebolimento dei principi etici» nelle istituzioni italiane, preceduto dall’appello-monito del «preoccupato» Bertone riguardo il dovere di esemplarità dei leader politici.
«Le parole del Pontefice sono un richiamo e un invito per tutti, non certo una condanna preventiva e non possono essere strumentalizzate - mette le mani avanti il governatore lombardo Roberto Formigoni -. La politica deve recuperare, da tempo, unadimensione morale ma questo è un impegno che va sentito e realizzato innanzitutto di persona da ciascuno di noi. Non c’è spazioper una condanna preventiva. L’atteggiamento del Papa, del cardinal Bertone e della Chiesa non è questo e non è mai stato questo».
Però l’allarme nella galassia ecclesiale è ormai ai livelli di guardia, come dimostra l’escalation di toni accesi nei mass media cattolici. «Avvenire» ha più volte descritto il Ruby-gate come una vicenda choc, esortando Palazzo Chigi a fare al più presto chiarezza e invocando misura e sobrietà da chi ricopre cariche pubbliche. Nell’episcopato prende piede l’orientamento favorevole ad una dimostrazione di responsabilità, ad un segnale esplicito di «discontinuità» nella reazione pubblica del cattolico Berlusconi all’inchiesta milanese.
Attraverso l’uomo-ponte Gianni Letta, dai Sacri Palazzi giunge il «paterno» invito a mostrare consapevolezza per il disorientamento provocato al paese. Non si pretende né un atto di contrizione né tantomeno una plateale ammissione di colpa, bensì un’inversione di rotta rispetto alla linea minimizzatrice o addirittura derisoria in virtù della quale il presidente del Consiglio ha finora rivendicato la liceità morale della propria condotta mettendola al di sopra di qualunque giudizio.
«Nessun governante è al di sopra della legge», sintetizza il quotidiano della Cei. E Scola avverte: «Il populismo che scavalca le regole comuni è sempre sbagliato, bisogna salvare il trinomio “diritti, doveri, leggi” perché queste tre dimensioni non vanno mai separate». Inoltre, «il compito dell’autorità politica è governare la società civile, non di gestirla».
© Copyright La Stampa, 23 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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5 commenti:
Sono d'accordo con il cardinale Bagnasco, ma.... come cattolici già impegnati desidereremmo udire questa VOCE anche a riguardo degli ABUSI LITURGICI E DELLA DISOBBEDIENZA AL PAPA circa l'applicazione del suo MP Summorum Pontificum....
altrimenti rischieremo di rinchiudere le illustri VOCI esclusivamente alla morale che dissociandola anche da questi contesti ECCLESIALI E LITURGICI, si ridurrebbe a moralismo....
Onestamente anche io sono d'accordo con Bagnasco. Odio i moralismi e ho sempre difeso Berlusconi dagli attacchi ma adesso ha esagerato. Non è solo la sua vita sessuale ma l'immagine di questa compravendita delle persone che mi da fastidio. E anche queste orgogliose rivendicazioni di libertà: se gli va di vivere così passasse più onestamente con i radicali.
Dunque per i vescovo italiani Berlusconi è colpevole. La presunzione di innocenza è valore cristiano. I vescovi non hanno nemmeno preso in considerazione il fatto che Berlusconi sia davvero un perseguitato politico? E legittimo usare la magistratura per fini politici? E poi, non nascondiamoci dietro un dito, quanti vescovi hanno coperto le porcherie dei propri presbiteri...
Questa è la democrazia!
Che squallore!!!
Non è questa la rivoluzione cristiana!
Lunedì avremo modo di giudicare il valore del card Bagnasco e dell'istituzione politica CEI!
Se Bagnasco dice qualcosa che non compete al suo rappressentare la Chiesa e si fa strumentalizzare dai poteri forti e dai loro giornali, Avvenire e Famiglia Cristiana, ....
Signore Iddio, guarda e intervieni!
Dall'ingerenza della Chiesa nell'agone partitico,
LIBERA NOS DOMINE!
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