Su segnalazione di Alice:
Beato chi ha bisogno di beati. Il processo di Wojtyla spinto dai suoi polacchi e dalla vox populi. Cardinali perplessi, da Martini a Sodano
di Paolo Rodari
Della santità di Giovanni Paolo II, nella chiesa cattolica, sono convinti tutti. E, infatti, all’annuncio dato venerdì scorso della firma da parte di Benedetto XVI del decreto che riconosce il miracolo avvenuto per intercessione del suo predecessore (era l’ultimo ostacolo prima della beatificazione, tappa intermedia che precede la canonizzazione), le campane hanno suonato a festa in ogni diocesi del mondo.
Anche piazza San Pietro sembrava invasa da una luce diversa: gli operai entravano e uscivano dalla basilica vaticana dove fervevano i lavori per preparare la cappella di San Sebastiano scelta per accogliere la salma del nuovo beato a beneficio delle migliaia di pellegrini pronti a venerarlo. Ai bordi della piazza, i venditori ambulanti tiravano fuori i cimeli riguardanti il Papa polacco cercando d’attirare l’attenzione dei non pochi turisti presenti.
A Cracovia venerdì scorso pioveva. Ma don Stanislao Dziwisz, per oltre quarant’anni ombra fedele di Karol Wojtyla, oggi cardinale arcivescovo di Cracovia, era raggiante. C’era la beatificazione da festeggiare. E c’era la soddisfazione per la data fissata, la prima domenica dopo Pasqua, ovvero la festa della Divina misericordia. E’ stato Dziwisz a chiedere a Benedetto XVI che venisse scelto quel giorno. E il Papa l’ha assecondato. Ha spiegato Dziwisz ad Avvenire: “Tutta la vita di Wojtyla si è svolta nell’affidamento alla Divina misericordia e si è conclusa alla vigilia di questo mistero che lui stesso aveva istituito”.
E ancora: “Quest’anno la festa cade il Primo maggio, a ridosso della festività polacca del tre maggio, un ponte di vacanza che permetterà ai miei connazionali di recarsi a Roma”. E poi la notizia inattesa e che forse può infastidire coloro che in Vaticano temono quell’eccesso di trionfalismo che sembra non volere abbandonare la figura di Wojtyla. Già si parla delle reliquie del beato Giovanni Paolo II, è vero che esiste un’ampolla del suo sangue? Risponde Dziwisz: “Sì, l’ho chiesta ai medici del Gemelli il 2 aprile del 2005, poco prima che morisse. Una reliquia preziosa che potrà essere venerata in un santuario che si sta costruendo a Cracovia”.
A Roma il Primo maggio ci saranno tutti i fedelissimi di Wojtyla. Tra questi i polacchi della curia romana che nei ventisei anni e mezzo di pontificato gli hanno fatto da scudo permettendogli di svolgere una parabola unica nella storia del papato: Papa “magno”, lo ha definito il cardinale Angelo Sodano poche ore dopo la sua morte, parole non buttate lì a caso. Nel 1989 due tra i più affermati vaticanisti dell’epoca, Luigi Accattoli del Corriere della Sera e Domenico Del Rio di Repubblica, in occasione del decimo anniversario di pontificato di Giovanni Paolo II, mandarono in libreria “Il nuovo Mosè”, un’opera che segnò una svolta nella percezione mediatica di Wojtyla, un’apologia scritta da chi negli anni precedenti non gli aveva risparmiato critiche. Dice oggi Accattoli: “Chi era Wojtyla? Un Papa grande perché ‘missionario’, perché capace, lui come pochi, di raggiungere tutte le periferie dell’umanità. La missionarietà credo sia il tratto maggiormente capace di riassumere tutte le pieghe della vita di Wojtyla. Non trovo una caratteristica che lo descriva in modo più compiuto”.
I polacchi, i fedelissimi di Wojtyla. Loro, più di altri, hanno avuto accesso all’appartamento papale. Il primo maggio saranno tutti in piazza. Ci sarà Edward Nowak. Se Wojtyla ha fatto più canonizzazioni di tutti i Pontefici degli ultimi quattro secoli messi assieme, lo si deve anche a lui, per diciassette anni segretario della Cause dei santi. Ci sarà Mieczyslaw Mokrzycki, don Mietek per gli amici. Secondo segretario di Wojtyla, oggi arcivescovo di Lviv dei Latini in Ucraina. Non aveva il ruolo “politico” che era di Dziwisz, ma non per questo era meno intimo del Papa. Poi Wanda Poltawska, guarita dal cancro per intercessione di Padre Pio da Pietrelcina, è stata per anni la confidente di Wojtyla, presente anche il 2 aprile del 2005 nell’appartamento dove il Papa stava morendo. Difficile dire, poi, se in piazza, vista l’età e la salute, ci sarà il cardinale Andrzej Maria Deskur. Di certo egli sarà presente spiritualmente. Se Wojtyla nel 1978 non era uno sconosciuto ai membri del Conclave che lo hanno eletto, lo si deve all’abilità relazionale di Deskur, grande interprete della chiesa recente. Fatto vescovo da Paolo VI nel 1974, fondò il Pontificio consiglio per le comunicazioni sociali intuendo che era in quel campo che la chiesa si giocava parte del proprio futuro agli occhi del mondo. Wojtyla gli fu sempre riconoscente. Non a caso il 17 ottobre 1978, il giorno dopo l’elezione, sorprese tutti. Lasciò in macchina il Vaticano, direzione Gemelli, e andò a trovare Deskur che lì era ricoverato. Era a Deskur, prima che ad altri, che Wojtyla voleva esprimere riconoscenza per il Conclave, i voti guadagnati dopo la prematura scomparsa di Albino Luciani, l’improvvisa ascesa da Cracovia a Roma, un Papa straniero dopo tanti italiani.
Se il processo di beatificazione ha viaggiato su una corsia preferenziale, talmente preferenziale da superare per velocità addirittura quella di Madre Teresa di Calcutta, lo si deve certamente ai polacchi. Ma lo si deve pure a Ratzinger, il successore di Giovanni Paolo II salito al soglio di Pietro anche grazie al voto dei wojtyliani. Non è un mistero che durante il Conclave i cardinali più legati al Pontefice scomparso firmarono una petizione per chiedere l’immediata apertura del processo canonico di Wojtyla. Come a dire: una volta eletto, dal nuovo Papa è questo passo che anzitutto attendiamo. E Ratzinger non ha dimenticato. Il 13 maggio del 2005, quando ancora non era passato un mese dall’elezione, la causa di Wojtyla prendeva inizio. Tutti d’accordo? Non proprio tutti. Beninteso: nessuno ha mai dubitato della fama di santità di Wojtyla. I dubbi erano e sono più che altro sui tempi e sui modi del processo. Ogni pontificato, infatti, ha i suoi lati oscuri da districare e perché vengano dipanati occorre tempo, anni, spesso decenni.
Venerdì, poche ore dopo l’annuncio della beatificazione dato da padre Federico Lombardi in una sala stampa vaticana gremita soprattutto di giornalisti stranieri, è stato John Allen, sul National Catholic Reporter, a indicare alcuni nodi ancora irrisolti del pontificato wojtyliano.
Tra questi ci sono le critiche che Wojtyla ha ricevuto dalle aree più liberal della chiesa. La beatificazione a tempo di record cozza con le richieste di coloro che ritengono fosse più opportuno canonizzare, prima di Wojtyla, Papa Giovanni XXIII, il Pontefice delle grandi riforme, il Papa, dicono, che ha avuto il coraggio di aprire quel Concilio che il “conservatore” Wojtyla non ha mai amato. Poi c’è il nodo della pedofilia. Fino a che punto Wojtyla sapeva degli abusi? E poi: perché Wojtyla non ha fatto nulla contro Marcial Maciel Degollado, il fondatore dei Legionari di Cristo, padre di più figli nonché molestatore di minori?
Un abbozzo di risposta l’ha data nelle scorse ore, tra le righe di un’intervista, il direttore dell’Osservatore Romano Giovanni Maria Vian. Sul Resto del Carlino ha detto: “Ratzinger sa bene quanto Wojtyla ha influito non solo sui cattolici. Nella valutazione della causa è entrato non tanto il suo pontificato o le eventuali ombre quanto lo straordinario profilo personale e spirituale dell’uomo”. Come a dire: le ombre del pontificato, i passaggi più controversi e inevitabilmente oscuri, non c’entrano con la grandezza del Pontefice che ne è stato protagonista. Anche perché, quanto alle ombre, i pareri sono contrastanti.
A riguardo di Marcial Maciel, ad esempio, lapidario è stato il prefetto dei Santi, il salesiano Angelo Amato. Intervenendo nelle scorse ore su Famiglia Cristiana ha detto: “Giovanni Paolo II non era a conoscenza della doppia personalità di padre Maciel”. Stessa linea mantenuta dal successore di Ratzinger alla Dottrina della fede, il cardinale statunitense William Joseph Levada. “Non risulta alcun coinvolgimento personale del Servo di Dio Giovanni Paolo II nel procedimento nei confronti del Rev. Padre Marcial Maciel Degollado LC, fondatore dei Legionari di Cristo”, scrive Levada in una lettera inviata alle Cause dei santi nel 2007 e pubblicata qualche mese fa dal Giornale. Poche righe nelle quali, senza spiegare altro e senza entrare in dettagli, Levada comunica che Wojtyla non era a conoscenza di nulla.
Sono stati circa 120 i testimoni chiamati, sotto vincolo di segretezza, a deporre al processo di Wojtyla. Tra questi testimoni, non tutti hanno espresso parere positivo. C’è ad esempio il teologo Giovanni Franzoni, già abate di San Paolo fuori le Mura a Roma, tra i primi animatori delle comunità di base, a distinguersi per aver espresso una posizione fortemente critica. Franzoni ha affermato, nella deposizione, di avere “fondate riserve alla beatificazione”. Quali? Il caso “Ior-Banco Ambrosiano”. Dice: il Papa “violò gravemente le virtù della prudenza e della fortezza”, non favorendo la ricerca della verità sul caso. Poi la beatificazione di Pio IX, Papa che aveva rifiutato la grazia a due patrioti e aveva fatto rapire un bambino ebreo battezzato perché fosse educato alla “vera religione”. Quindi il nodo della “reiterata punizione della libertà di ricerca teologica”: molti i teologi non allineati che furono allontanati dalle cattedre o dalla ricerca. Infine il ruolo avuto da Wojtyla nella promozione della donna nella chiesa. Dice Franzoni: “Pur avendo più volte esaltato il ‘genio femminile’ e avendo dedicato alla ‘dignità della donna’ una lettera apostolica, in realtà Wojtyla non ha ascoltato le richieste delle donne; le ha soffocate, interpretandole a modo suo per conservare lo status quo dell’istituzione ecclesiastica”.
Tra i cardinali chiamati a deporre la maggioranza ha portato prove favorevoli. Ma alcune eccezioni ci sono state. E non si tratta di eccezioni di poco peso. Anzitutto il cardinale Carlo Maria Martini. L’arcivescovo emerito di Milano ha lamentato l’eccessiva esposizione mediatica di Wojtyla il quale, a suo dire, con i suoi viaggi internazionali ha mortificato le chiese locali. La battaglia di Wojtyla per un’interpretazione del primato di Pietro verticale è nota. Come note sono le richieste di Martini in senso opposto: più collegialità e meno romanità. Decisioni sinodali, dal basso, orizzontali.
Gianni Gennari è un teologo e prete romano che dopo aver ricevuto nel 1984 la dispensa “pro grazia” dal celibato grazie a Wojtyla, si è sposato e ha sospeso la funzione del ministero, ma si considera ancora disponibile al “servizio” connesso al sacramento dell’ordine. Alle sue messe negli anni Settanta, i tempi del compromesso storico, partecipavano tutte le domeniche Franco Rodano e Tonino Tatò, che dal ’49 fino al ’62, i tempi della scomunica dei comunisti, andavano a messa senza comunicarsi, per obbedienza alla chiesa. Dice: “Ogni pontificato, come è logico che sia, ha luci e ombre. Quando Giovanni Paolo II beatificò Pio IX nel 2000 fu detto ufficialmente che la beatificazione non era giustificazione storica di tutte le scelte storiche e culturali del suo pontificato, ma riconoscimento delle virtù cristiane della persona. Così è oggi per lui. Anche il pontificato di Giovanni Paolo II ha nodi da sbrogliare e scelte concrete discusse e discutibili. Un esempio: quando andò in Brasile, ma anche in tanti altri viaggi ebbe a dire: ‘Sono venuto fin qui perché sappiate che la chiesa vi è vicina’. Ebbene: dal punto di vista dottrinale questa è una forzatura pesante. Allora ricordo che un arcivescovo brasiliano ebbe a dirmi, personalmente, di essere rimasto addolorato: ‘Ma come? E noi, e tutti i vescovi e i preti del Brasile non sono ‘la chiesa’?’. So che questa critica era mossa anche da altri, illustri e certamente bendisposti verso di lui. Queste ed altre critiche, particolarmente quella di aver in qualche modo come congelato tutti i problemi della chiesa cattolica, anche tagliando duramente persone e comunità, per dedicarsi totalmente alla grande impresa sia di cambiare il mondo che di annunciare i tempi di una nuova evangelizzazione globale, sono perfettamente compatibili con la beatificazione. E’ un fatto che dietro ogni discorso sul ‘Papa’ c’è sempre il rischio della esagerazione servile, e teologicamente errata: negli Atti San Pietro stesso, primo Papa, ma anche traditore tre volte, poi pentito e perdonato, quando un cristiano gli si inginocchia davanti lo ammonisce: ‘Ma che fai? Io come te sono solo un servo di Dio!’. Del resto la storia è piena di Papi santi, ma anche di Papi moralmente e cristianamente peccatori come e più degli altri. Alessandro VI è solo uno tra i tanti. Ma queste critiche non c’entrano col fatto che oggi Giovanni Paolo II è beato e domani sarà santo. A me pare esemplare il modo equilibrato, sapiente e tranquillo con cui Benedetto XVI parla del suo predecessore, senza enfasi ed esagerazioni. Quello che conta, in fondo, è quell’essere ‘successore’ di Pietro. Il resto è secondario, può essere ottimo e anche pessimo. Da questo punto di vista a me, romano, pare esemplare la straordinaria intuizione della fantasia del Belli nella sua poesia ‘Il passamano’, per la quale chi è destinato a diventare Papa nasce in qualche modo ‘senz’anima’, perché la sua vera anima è quella di Pietro, che nella memoria viva di Gesù Cristo, nonostante i suoi limiti e i suoi errori personali, gli consente di portare in pieno il suo compito: una grande lezione di teologia, del Papato e della chiesa”.
Nella curia romana sono due i pezzi da novanta che non hanno voluto testimoniare al processo. Sono due cardinali stretti collaboratori di Wojtyla quando questi era Papa. Sono l’attuale prefetto delle chiese orientali, il cardinale argentino Leonardo Sandri, sostituto della segreteria di stato vaticana per cinque anni, dal 2000 al 2005. E il cardinale Angelo Sodano, segretario di stato per quindici anni. Sodano ha spiegato in una lettera datata 17 giugno 2008 (anch’essa pubblicata dal Giornale), i motivi della decisione di non deporre. Scrive: “Personalmente ritengo che Wojtyla abbia vissuto santamente”. L’unico “dubbio” riguarda non la sua santità, quanto piuttosto “l’opportunità di dare la precedenza a tale causa, scavalcando quelle già in corso” da anni per Pio XII e Paolo VI. Sodano appoggia implicitamente la causa e non mostra, nella missiva, di aver alcun dubbio sulla santità del Pontefice polacco. Insieme però, mette nero su bianco una riserva pesante, appunto i processi di due dei tre predecessori di Wojtyla (Sodano cita Montini e Pacelli ma non Luciani). Scrive ancora Sodano: “Riconosco però che si tratta di un problema che esula dalle sue (del postulatore, ndr) responsabilità. Ho voluto però segnalarlo, per inquadrare tale causa di beatificazione e canonizzazione nella realtà del pontificato romano dell’ultimo secolo”. E ancora: “Non ci resta, caro monsignore, che ringraziare il Signore per aver suscitato nella santa chiesa di questi ultimi tempi figure così eccezionali di successori di Pietro, che hanno brillato di fronte al mondo per la loro santità di vita, imitando Cristo Buon Pastore”. Insomma, a parte l’ammirazione per Wojtyla, la riserva di Sodano è pesante. Un vero e proprio macigno buttato dentro il processo di canonizzazione. Un macigno che però non ha bloccato il processo.
Perché questa riserva? Se le motivazioni non riguardano la santità di Wojtyla, senz’altro hanno a che fare con la complessità dei rapporti all’interno dello stretto entourage papale. Non è un mistero che negli ultimi anni di vita di Giovanni Paolo II il ruolo dei fedelissimi di Wojtyla, tra questi il ruolo di Dziwisz, fosse di molto cresciuto, forse troppo. Dice in proposito il decano dei vaticanisti, Benny Lai: “Giovanni Paolo II è stato un grande Pontefice seppure dietro di sé, ovvero nel governo della curia romana, abbia lasciato il vuoto. La chiesa non era abituata a un Papa viaggiatore. Wojtyla ha stravolto le regole e si è messo a correre in tutto il mondo. Tutti sono rimasti abbagliati dal suo carisma, dalla sua energia, dalla sua forza profetica. Ma a Roma non tutto è andato per il giusto verso. I maggiori problemi si sono verificati negli ultimi anni. Dziwisz ha preso sempre più potere forse contrapponendosi troppo all’altro grande potere vaticano: la segreteria di stato guidata dal cardinale Angelo Sodano. E’ innegabile che l’attivismo di Dziwisz ha creato qualche problema. E la cosa mi sembra continui ancora oggi: mai nessun segretario particolare di un Papa è divenuto cardinale. Dziwisz invece sì. Non solo: ogni segretario particolare, ad esempio Pasquale Macchi segretario di Paolo VI, ha consegnato a un istituto tutte le memorie riguardanti il suo Papa. Dziwisz invece no. Continua a tenere per sé i diari di Wojtyla. E adesso tira fuori anche questa ampolla di sangue. La curia romana preferisce atteggiamenti più morbidi, avanzare a fari spenti senza trionfalismi e protagonismi eccessivi”.
Pubblicato sul Foglio martedì 18 gennaio 2011
© Copyright Il Foglio, 19 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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26 commenti:
Sodano può essere perplesso anche per altri motivi che magari lo riguardano più da vicino. Certo che la faccenda dell'ampolla di sangue è orripilante.
Alessia
Inammissibile non sapesse nulla di Maciel di cui si chiacchierava dal 1948. Possibile non credesse alle voci e alle denunce, magari in virtù della sua esperienza di prete e vescovo nella Polonia nazista e comunista.
Alessia
Scusi Alessia ma Giovanni Paolo II non ha autorizzato l'inizio delle indagini nel 2004?? Questa cosa mi pare che negli articoli "critici" si dimentica sempre segno che la verità è una coperta che ognuna strattona qua e là a suo piacimento.
E' più consolante pensare che Papa Wojtyla, il grande viaggiatore, colui che riceveva miriadi di persone da tutto il mondo, vivesse sulla luna, Alice? Faccia pure. E poi io non lo sto accusando di colpevole omissione.
Alessia
Aggiungo che sono sicura che Papa Benedetto non beatificherà il predecessore perché deve un favore ai wojtylani. In questi ultimi sei anni abbiamo avuto continui esempi del "favore" che gli hanno fatto e poi io ho la brutta abitudine di credere all’intervento dello Spirito Santo in certe questioni. Lo beatificherà perché intimamente convinto che Wojtyla ne sia degno.
Alessia
Beato Innocenzo XI, prega per noi (e per loro)
Viveva sulla luna Alessia?' Chi ha firmato per l'avvio delle indagini e chi ha fatto in modo che nel 2001 i casi di pedofilia passassero per Roma??
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=1747&ID_sezione=524&sezione=
Paolo Rodari scrive:
La beatificazione a tempo di record cozza con le richieste di coloro che ritengono fosse più opportuno canonizzare, prima di Wojtyla, Papa Giovanni XXIII, il Pontefice delle grandi riforme, il Papa, dicono, che ha avuto il coraggio di aprire quel Concilio che il “conservatore” Wojtyla non ha mai amato.
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????????????????????????????
qualcuno sa spiegarmi la conclusione di questa frase???
Giovanni Paolo II non avrebbe amato l'apertura del Concilio?
Si accusa Giovanni Paolo II di non aver amato il concilio Caterina.
http://www.famigliacristiana.it/Chiesa/News/articolo/navarro-vallswojtyla-non-copri-i-pedofili.aspx
http://www.lastampa.it/_web/cmstp/tmplrubriche/giornalisti/grubrica.asp?ID_blog=242&ID_articolo=1747&ID_sezione=524&sezione=
Bisogna capirli questi polacchi...la nostra cristianità è antica di duemila anni,la loro risale al X secolo...
Per cui sono attaccati alle reliquie come lo eravamo noi nel medioevo.
Il fatto che Martini, Gennari e Franzoni fossero contro la beatificazione può essere solo una conferma della grandezza di GPII, visto che loro hanno speso la vita a demolire la Chiesa, e un cattolico degno del nome può solo essere agli antipodi di dove stanno loro.
Che Giovanni Paolo II non amasse il Concilio lo può dire solo chi detesta il Magistero Pontificio e cerca di far dire al Concilio quello che non dice, secondo la nota "ermeneutica della rottura" di cui ci parla Benedetto XVI felicemente - e speriamo MOLTO a lungo regnante. Per i modernisti, GPII ha "tradito" il Concilio che secondo loro è "un nuovo inizio". Per i falsi tradizionalisti GPII è il tipico papa del Concilio che anche per loro è "un nuovo inizio". Gli errori estremi si toccano. Un Papa che riesce a scontentare gente di opposti errori e praticamente per gli stessi motivi deve essere per forza in gamba. Beate Ioanne Paule, ora pro nobis!
...è proprio questo, Alice, che non comprendo da Paolo Rodari difensore anche del CnC, un frutto di quello "spirito" del Concilio, spirito condannato tuttavia anche da Benedetto XVI e che sta mettendo a dura prova la sua paternità e benevolenza viste le disobbedienze continue di Kiko..... ed è Giovanni Paolo II che ha definito il Concilio LA BUSSOLA della Chiesa del terzo millennio...inoltre i propugnatori del "Santo Subito" sono per la maggiorparte parte integrante di quel catto-progressismo che pur denunciato da Giovanni Paolo II fu di fatto lasciato operare e che per questo hanno assunto Wojtyla quale loro patrono...ma naturalmente strumentalizzando alcuni eventi ed atti del suo pontificato...
Insomma, che Wojtyla non abbia amato il Concilio è davvero grossa!!
e non comprendo dove Rodari voglia parare con questa affermazione...
a noi lo dici alice del doc del 2001? Lo abbiamo scritto fino alla nausea che il delictis gravioribus di Ratzinger del 2001 era stato emanato nel contesto di un motu proprio di Giovanni Paolo II, a dimostrazione del fatto che Papa e prefetto decidevano insieme. La delictis è stata per anni presentata (e usata nei tribunali americani) come documento segreto della cdf, a mò di grimaldello contro l'insabbiatore Ratzinger per accusarlo di voler occultare tutto passando le competenze a Roma, togliendole ai vescovi. Invece era citata nel motu proprio di GPII
Raffa, non è che puoi recuperare i link?
Con grande piacere, caro Anonimo!
Per me personalmente e per il blog è un punto d'onore tutto il lavoro fatto l'anno scorso (e anche prima) per far capire che i due documenti del 2001 non si potevano in alcun modo separare.
Quante volte abbiamo chiesto al Vaticano di pubblicare la traduzione ufficiale del motu proprio e della lettera della CDF?
Chissa' come mai circolava solo la versione in italiano della "De delictis gravioribus" e il motu proprio era solo in latino.
I due documenti non si possono separare in alcun modo perche' non hanno senso l'uno senza l'altro.
Ecco qui tutto il lavoro fatto:
http://benedettoxvielencospeciali.blogspot.com/2009/11/speciale-il-documentario-della-bbc-dice.html
http://paparatzinger3-blograffaella.blogspot.com/2010/03/no-ai-tentativi-di-separare-la-de.html
http://benedettoxvielencospeciali.blogspot.com/2010/03/lignobile-campagna-contro-benedetto-xvi.html
Ma allora se Papa e prefetto decidevano insieme, cosa di cui sono convintissima, come si fa ad accusare Giovanni Paolo II di aver coperto Maciel o i pedofili??
Bho a me pare assurdo, ma in tutti i blog in rete girano queste accuse.
E' quello che cercavamo di dire l'anno scorso senza che nessuno ci aiutasse in questa nostra battaglia.
Da allora di acqua sotto i ponti ne e' passata parecchia e c'e' da andare avanti senza dimenticare quanto accaduto lo scorso anno. La prova dell'assoluta coerenza di Ratzinger sta nelle lettere del 1988.
R.
Allora perché qui sul blog nessuno ha risposto alle accuse piovute sul predecessore di Ratzinger e anzi vi siete tutti lamentati per il santo subito??
Non c'entra nulla con il motu proprio!
R.
In che senso non c'entra nulla? Dal momento che lo si accusa di aver protetto i pedofili c'entra eccome per me.
E anche Maciel, se lui ha firmato per dar via alle indagini come è possibile accusarlo di aver coperto??
Sottoscrivo "quirinus" pienamente.
Visto chi è che si oppone, ...decisamente e giustamente:
SANTO SUBITO!!!
Tutti noi abbiamo visto e abbiamo sentito chi era GPII e chi sono i suoi oppositori, cattolici adulti, cioè non cattolici!
Il motu proprio non e' mai stato in discussione, almeno qui.
Ci mancherebbe! Notavo solo il fatto che l'anno scorso abbiamo fatto molta fatica a trovare sostegno quando chiedevamo la traduzione di tutti i documenti.
Molta responsabilita' e' del Vaticano che ha lasciato passare troppo tempo e troppi titoli e foto in prima pagina.
R.
Avviene che si cerca normalmente di parlar bene di un papa per dir male dell'altro.... e anche noi, nel voler porre difesa, cadiamo nel tranello!
E' vero che i cattolici adulti volevano la beatificazione di GPII, ma non certo nell'ambito della DIVINA MISERICORDIA, che rimette al centro del culto Cristo; i suddetti speravano di "usare" il papa defunto per portare avanti le loro battaglie contro l'ortodossia, ma vedono cadere il loro costrutto.
Per quanto riguarda il sangue, non vedo che c'è di male: le chiese non sono costruite sulle reliquie?
Gentile Raffaella, non potreste chiedere alla Santa Sede anche la pubblicazione in italiano (e nelle principali lingue dell'Occidente) del Motu Proprio "Summorum Pontificum" nel sito ufficiale del Vaticano? Se questo blog ha influenza e viene ascoltato dai funzionari vaticani, come sembrerebbe, ci renda questo immenso servigio a cui hanno diritto tutti i cattolici del mondo, i quali non riescono a capire il motivo di questo strano "boicottaggio" da parte vaticana (o, meglio, da parte di alcuni funzionari o prelati non in linea con il magistero di Benedetto XVI e qualche sospetto lo abbiamo pure...) Mille grazie!!!(e scusi il fuori tema).
Buongiorno Francesco,
possiamo provare a pubblicare un altro post ma sarebbe l'ennesimo!
Piu' e piu' volte abbiamo chiesto la traduzione ufficiale del Summorum Pontificum, ma il silenzio e' stato tombale.
Ci scontriamo con una assoluta mancanza di buona volonta' e/o boicottaggio, purtroppo!
R.
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