Su segnalazione della nostra Rosa leggiamo:
“Ci massacrano Ma il mondo guarda altrove”
Il cardinale Silvestrini: l’Onu è impotente
GIACOMO GALEAZZI
CITTA’ DEL VATICANO
Il diplomatico del Vaticano stato anche prefetto della Congregazione delle chiese orientali
Cardinale Achille Silvestrini (ex ministro degli Esteri vaticano e prefetto delle Chiese Orientali), è in atto una caccia mondiale ai cristiani?
«Bisogna distinguere, nazione per nazione, gli attacchi ai discepoli di Gesù. La geopolitica delle persecuzioni è complessa. Nord Kivu, Pakistan, Iraq, Filippine, Nigeria, Terra Santa, Orissa, Cina. Totalitarismi e fondamentalisti cercano di soffocare la libertà dei credenti o di eliminare la presenza di altri gruppi religiosi dal “loro” territorio. In Egitto, dove a Capodanno è esplosa una tremenda furia distruttiva, vive la più importante comunità cristiana delle regione e una delle più antiche. I copti, in maggioranza ortodossi, sono sei milioni. Altrove i cristiani sono una goccia in un mare. In tante zone del mondo sono perseguitati per via della loro fede. Il Papa non li dimentica e l’incontro interreligioso convocato ad Assisi è anche una risposta all’attuale ondata di assurde violenze anticristiane. La cooperazione tra i credenti contrasta il fondamentalismo e la negazione della libertà religiosa».
Qual è la reazione della Chiesa?
«La Santa Sede e gli episcopati nazionali si appellano alla comunità internazionale, ai governi, ma soprattutto la Chiesa affida alla trasformazione dei cuori degli uomini la speranza della riconciliazione. I cristiani sono la confessione più perseguitata al mondo. La "non violenza", come ricorda Benedetto XVI, è una scelta di fede, una regola di vita per il cristiano. E’ la manifestazione del trionfo dello Spirito. Noi sappiamo che il sangue dei martiri genera nuovi credenti. Il cristiano oppone sofferenza alla prepotenza e porge l’altra guancia come Gesù. Era così anche ai tempi di Tertulliano e delle crudeli persecuzioni romane. Noi non vinciamo la violenza con la violenza, bensì costruendo insieme agli altri credenti una civiltà d’amore. Spesso i cristiani finiscono nel mirino perché sono la parte più dinamica e aperta della società, come negli stati indiani dove contrastano il sistema delle caste e perciò diventano vittime di un’atroce pulizia religiosa».
Come risponde il Papa all’intolleranza e alle violenze contro i propri fedeli?
«Benedetto XVI è sempre in prima linea nel denunciare l’escalation di persecuzioni e violenze contro i cristiani in Medio Oriente e in altre parti del mondo, esortandoli a non desistere dal loro impegno per costruire una società che abbia un profondo senso di fiducia nei valori religiosi e umani e sia caratterizzata da un reciproco rispetto di tutti i suoi componenti. Poiché la pace può essere costruita soltanto sulla solidarietà, sulla giustizia e sul rispetto dei legittimi diritti degli individui e dei popoli. Senza abbandonare la via dell’odio è impossibile trovare soluzioni pacifiche dei conflitti e garantire alle popolazioni sicurezza e serenità».
Perché la comunità internazionale ignora la strage senza fine dei cristiani?
«Le istituzioni internazionali sono lontane, non riescono a parlare con voce univoca, a farsi sentire davvero dai totalitarismi o dai governi inadempienti rispetto alla tutela delle minoranze. Non è che le Nazioni Unite siano favorevoli o complici delle persecuzioni anticristiane, però non riescono a mettere in campo una risposta efficace per bloccare i massacri e la diaspora provocata da violenza, intolleranza, sistematico soffocamento delle opportunità di vita. Le Nazioni Unite sono slegate, si lasciano condizionare da una pluralità di istanze politiche e non perseguono valori universali vissuti. La comunità internazionale manca di concordia e di affiatamento. Nell’azione dell’Onu c’è qualcosa che non funziona e i cristiani pagano un altissimo prezzo di sangue innocente».
© Copyright La Stampa, 2 gennaio 2011
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1 commento:
Il mondo, purtroppo per noi cristiani, sta a guardare. Ma le gerarchie sbagliano completamente strada quando parlano di "ecumenismo con i mussulmani". Questi errori, di lunga data, stanno dando i "loro frutti perversi", cioè il massacro degli indifesi cristiani. Sarebbe tempo che la Chiesa Cattolica facesse "un mea culpa" per l'insipienza con cui tret'anni or sono ha avviato il dialogo anche con i nemici del cattolicesimo, che intendono distruggerci; se dopo trent'anni le gerarchie non hanno ancora capito l'errore, probabilmente non lo capiranno mai!
Lo Spirito Santo, cristianemente s'intende, dovrebbe "usare una robusta frusta, più tosta di quella di Cristo nel tempio con i mercanti", con i suoi Apostoli, carenti nella difesa della fede, invece di "essere costretto", probabilmente suo malgrado nella fattispecie, a "mettere le toppe" a
ai buchi delle Gerarchie.
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