mercoledì 12 gennaio 2011

Il Cairo richiama l'ambasciatore. Ucciso un altro copto. Custode Terrasanta: "Comunità fragile e sempre meno numerosa" (Piccirilli)

Egitto e Vaticano ai ferri corti

Il Cairo richiama l'ambasciatore. Ucciso un altro copto. Medio Oriente: Custode Terrasanta: "Comunità fragile e meno rumorosa".

Maurizio Piccirilli

Il Papa aveva invocato protezione per i cristiani nel mondo. L'Egitto però non ha gradito il riferimento esplicito alla strage di Alessandria nella chiesa copta, così ieri ha richiamato l'ambasciatore presso la Santa Sede.
Ma a sottolineare la situazione critica ieri si è consumata un'altra giornata di sangue. Nell'Egitto meridionale, nei pressi della stazione di Samalout, un poliziotto ha sparato uccidendo un cristiano, ferendo la moglie e altre quattro persone. L'autore della sparatoria è stato arrestato. Fonti della polizia hanno cercato di minimizzare l'accaduto spiegando che si tratta di una lite tra conoscenti e l'agente ha problemi psichici. Fatto è che la vittima è un cristiano copto e l'assassino musulmano. Prima di questa notizia le relazioni diplomatiche tra l'Egitto e la Santa sede si erano incrinate. Il Cairo, ha spiegato un portavoce del governo senza citare mai esplicitamente Benedetto XVI, si è preoccupato di mettersi in contatto col Vaticano dopo le dichiarazioni in seguito all'attentato terroristico di Alessandria e il ministro degli Esteri Ahmed Abul Gheit ha inviato una lettera al suo omologo vaticano nella quale «ha smentito parecchi punti tra le dichiarazioni emesse dal Vaticano». «Questi punti - ha continuato Zaki - riguardano la posizione dei copti in Egitto e la relazione fra musulmani e copti. Abul Gheit ha respinto tutti i tentativi di fare propaganda su quello che viene chiamata la protezione dei cristiani in Medio Oriente, partendo dal crimine di Alessandria».
Zaki ha aggiunto che nella lettera il ministro si concentrava sulla «preoccupazione dell'Egitto di evitare l'escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose». Il ministro ha anche parlato della volontà dell'Egitto di puntare al dialogo, incitando «i responsabili del Vaticano ad evitare di evocare gli affari interni egiziani nelle loro dichiarazioni e nei loro contatti con certi Paesi europei». Da qui il richiamo dell'ambasciatore. Il ministro degli Esteri vaticano, monsignor Dominique Mamberti ha incontrato la diplomatica egiziana prima della sua partenza e ha sottolineato come la Santa Sede «partecipa all'emozione dell'intero popolo egiziano, colpito dall'attentato di Alessandria», e ha assicurato che «essa condivide pienamente la preoccupazione del Governo di evitare l'escalation dello scontro e delle tensioni per motivazioni religiose, ed apprezza gli sforzi che esso fa in tale direzione». Benedetto XVI in un precedente incontro con l'ambasciatrice egiziana signora Lamia Aly Hamada Mekhemar, aveva sottolineato come «La religione è un veicolo di armonia tra i popoli». La tensione è tangibile. Così anche l'imam di Al Azhar, Ahmed al-Tayyeb riferendosi alle dichiarazioni di Benedetto XVI, in particolare il discorso di lunedì al Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, nelle quali il Papa ha sollecitato i governi mediorientali a proteggere le minoranze cristiane ha ribadito il no a ingerenze esterne negli affari interni dei paesi arabi musulmani «sotto qualsiasi pretesto».
«Ogni paese ha il diritto di approvare leggi a protezione della sua sicurezza nazionale e sociale», ha affermato l'imam. «Col dovuto rispetto per le dichiarazioni di Benedetto XVI, affermiamo - ha proseguito l'imam - che la protezione dei cristiani è un affare interno garantito dallo Stato perché sono cittadini che hanno diritti come tutti gli altri concittadini». La situazione in Medio Oriente dei cristiani resta però preoccupante. «C'è una pulizia etnica in atto» come ha detto il presidente francese Sarkozy. Un rischio di estinzione come ha detto padre Pizzaballa, custode di Terra Santa alla Radio Vaticana. «In Medio Oriente le condizioni di vita della comunità cristiana sono fragili, come ormai è noto da tempo. I cristiani sono un numero sempre più ridotto. Sono una minoranza che fa fatica ad avere segni esterni, pubblici, di visibilità, con prospettive di sviluppo economico e politico sempre molto difficili».

© Copyright Il Tempo, 12 gennaio 2011 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Se la situazione è come la descrive il Custode smettiamola noi cattolici di sparare insulti contro Israele e difendiamci da coloro compiono sul serio attentati a noi...

Fabiola ha detto...

Del tutto d'accordo con te, anonimo.
Ma, tra i cattolici, in quanti siamo?