Il Vaticano sceglie il banchiere centrale
Nicora a capo dell’Autorità di vigilanza finanziaria
Santa Sede
La nomina di Nicotra è un passaggio chiave per far entrare il Vaticano nella «lista bianca» dell’Ocse contro il riciclaggio
GIACOMO GALEAZZI
CITTÀ DEL VATICANO
Habemus Authority. Fumata bianca in Vaticano, Benedetto XVI ha scelto il capo della sua Banca centrale. Il «Bernanke» della Santa Sede sarà il cardinale Attilio Nicora, 73 anni, di Varese, presidente dell' Apsa, inventore dell'8 per mille nella Cei ruiniana e uomocerniera nei Sacri Palazzi tra la vecchia guardia progressista (ausiliare di Martini a Milano e vicino all'ala diplomatica di Casaroli e Silvestrini) e la nuova dirigenza moderata (molto stimato da Bertone e dalla «cintura ratzingeriana» Piacenza-Oullet-Gaenswein).
La nomina verrà ufficializzata al più presto, forse già domani in contemporanea con l'inaugurazione dell'anno giudiziario e la relazione di apertura del promotore di giustizia del Tribunale vaticano sui reati (anche finanziari) d'Oltretevere.
Come presidente dell’Autorità d’informazione finanziaria (la nuova authority che vigilerà sull'attività economica di tutti gli enti della Santa Sede), il Pontefice voleva un giurista esperto di questioni finanziarie e, spiegano in Segreteria di Stato, «Nicora è considerato da tutti il migliore». Il consenso unanime sul suo nome ha fatto superare anche un ostacolo all’apparenza insormontabile: l’essere sia controllato sia controllore. L'Apsa, amministrazione del patrimonio della sede apostolica di cui Nicora è il capo da nove anni, «sarà tenuta d'occhio dall'Authority al pari dello Ior, di Propaganda Fide, del Governatorato e degli altri organismi vaticani», assicurano in Curia. Per non incorrere in un conflitto d'interesse il cardinale varesino uscirà dalla camera di consiglio e si asterrà tutte le volte che l'Authority voterà su questioni relative all'Apsa.
Il Papa pretende più trasparenza nei conti vaticani e Nicora ha il «profilo adeguato» a negoziare con l'Ocse l'ingresso nella «white list» mentre i vertici dello Ior rischiano a Roma il rinvio a giudizio per riciclaggio. «Una buccia di banana del passato», evidenziano Oltretevere. Sono in corso in Vaticano verifiche per accertare la titolarità dei conti correnti dei laici.
Gli scandali finanzi (crack Ambrosiano, battaglie legali milionarie sulla cessione dei copyright della Biblioteca vaticana, maxitangente Enimont, affari della «cricca» con gli immobili del ministero delle Missioni) hanno prodotto «guai seri» sia materiali sia d'immagine. E sulle precedenti gestioni dello Ior Benedetto XVI e il suo braccio destro Bertone «intendono tirare una riga bianca».
Il nuovo corso affidato a Gotti Tedeschi ha «nettamente voltato pagina» rispetto al predecessore Caloia la cui pensione d'oro (ottomila e cinquecento mila euro mensili netti corrisposti dallo Ior dal 1 gennaio 2010) suscita malumori Oltretevere tanto più in una fase di «vacche magre» nella quale è naufragato anche il fondo Cei per gli indigenti. Dall’ordinazione sacerdotale, nel 1964, fino alla nomina a vescovo di Verona nel 1992, Nicotra è stato al servizio della diocesi ambrosiana nei ruoli più delicati. Apprezzato dalle diverse correnti ecclesiastiche, nei primi anni Ottanta gli viene affidata la revisione del Concordato tra l’Italia e la Santa Sede e le questioni giuridiche delle quali diventa Delegato nel 1997. Nel 2002 Karol Wojtyla gli assegna l'Apsa e ne fa il «cardinale giurista» chiamato a sciogliere i nodi più intricati. Benedetto XVI ne ha fatto il trait d'union tra i due pontificati.
© Copyright La Stampa, 14 gennaio 2011 consultabile online anche qui.
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