sabato 22 gennaio 2011

Il discorso del Papa alla Questura di Roma nel commento di Franca Giansoldati

Interviene anche il Papa: indeboliti principi etici e atteggiamenti morali

Bagnasco: lunedì il Consiglio della Cei affronterà il caso Ruby

di FRANCA GIANSOLDATI

CITTÀ DEL VATICANO

La deriva etica offende l’intero Paese. Tutta colpa del relativismo e di una «visione riduttiva della coscienza». Papa Ratzinger senza mai citare l’affaire Ruby esprime un desiderio: che le Istituzioni pubbliche possano ritrovare «la loro anima, le loro radici spirituali e morali» e così pure «l’azione politica». Parla da Vescovo di Roma e da Primate d’Italia davanti ai dirigenti e al Questore di Roma, Tagliente, ricevuti ieri mattina eccezionalmente in Vaticano. Nessun riferimento manifesto all’inchiesta giudiziaria in corso sul Premier anche se, da dietro le quinte, trapela che il discorso letto per l’occasione è stato rivisto fino all’ultimo dai suoi collaboratori. Riga dopo riga è stato calibrato tenendo conto di quello che sta accadendo. Il Papa evidenzia con dolore «un certo indebolimento della percezione dei principi etici su cui si fonda il diritto» e un certo rilassamento «degli atteggiamenti morali personali». E ancora, dice: «Si ha l’impressione che il consenso morale venga meno e che, di conseguenza, le strutture alla base della convivenza non riescano più a funzionare in modo pieno». L’invito a tutti gli italiani è di non scoraggiarsi davanti alle difficoltà. «Le nuove sfide che si affacciano all’orizzonte esigono che Dio e uomo tornino ad incontrarsi, che la società e le Istituzioni pubbliche ritrovino la loro anima, le loro radici spirituali e morali, per dare nuova consistenza ai valori etici e giuridici di riferimento e quindi all’azione pratica».
La cornice di questa amara analisi conduce dritta dritta ai festini di Arcore. A meno di ventiquattr’ore dal duro intervento del cardinale Bertone (che ha invitato coloro che hanno una responsabilità pubblica in qualunque settore, amministrativo, politico, giudiziario, ad avere e ad assumere l’impegno di una più robusta moralità, di un senso di giustizia e di legalità), è proprio la riflessione papale a dare la linea futura, facendo intendere che sulla questione morale la Chiesa martellerà con un’unica voce, senza le modulazioni differenti che a volte si sono sentite in passato. La Cei e il Vaticano, dunque, avanzeranno compatti. In campo, in queste ore, è sceso anche il cardinale Ruini che, proprio ieri mattina, è stato avvistato (non a caso) nei Sacri Palazzi. Significativa appare la sequenza temporale. Prima l’editoriale di Avvenire, poi le parole di Bertone, ieri il Papa e stamattina l’udienza papale al cardinale Bagnasco, presidente dell’episcopato col quale Benedetto XVI discuterà di alcuni passaggi nella prolusione del Consiglio Permanente della Cei riguardanti il caso Ruby. I vertici della Chiesa non vogliono assistere silenti (e distanti) al malcontento generale che serpeggia tra i vescovi e alla base dell’associazionismo.
Telefonate, mail, lettere anche in Vaticano. La gente non comprende come in passato la realpolitik d’Oltretevere abbia potuto avere la meglio sulla testimonianza evangelica, la voce del sì sì no no, chiudendo un occhio su tante vicende di cronaca per non irritare Palazzo Chigi e magari portare a casa qualche provvedimento a favore. Gli eventi recenti hanno però imposto una correzione di rotta, toni più chiari, anche se la paura più grande è una sola: le elezioni anticipate che si trasformerebbero solo in un referendum pro o contro Berlusconi, col rischio di spaccare davvero in due l’elettorale cattolico. Molto meglio sarebbe attendere un altro po’. Significativo il commento di Carlo Costalli, presidente del Movimento Cristiano Lavoratori, uomo assai vicino alle Sacre Stanze, che sintetizza così il pensiero dominante: «Vi è una preoccupazione non solo per la crisi economica che richiede stabilità, ma anche per la crisi dei valori etici che sta portando alla legalizzazione dei matrimoni gay, all’eutanasia, alle manipolazioni genetiche. Una mentalità sostenuta da lobbies minoritarie e potenti che sono ora ipocritamente in prima fila a ergersi a moralizzatori della società. Dovremmo riflettere tutti sul rischio immediato delle elezioni anticipate con la non approvazione del federalismo e della legge sul fine vita».

© Copyright Il Messaggero, 22 gennaio 2011

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