domenica 2 gennaio 2011

Il Papa: al vile gesto di morte in Egitto rispondere senza violenza. Fides: sono 23 gli operatori pastorali uccisi nel 2010 (Izzo)

PAPA: A VILE GESTO DI MORTE EGITTO RISPONDERE SENZA VIOLENZA

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 gen.

Il "vile gesto di morte" che e' stato consumato ai danni della comunita' copta si inquadra in una vera e propria "strategia di violenza che ha di mira i cristiani, soprattutto in Iraq, alla quale si deve rispondere con una "testimonianza di non violenza".
Lo ha affermato Benedetto XVI dopo l'Angelus che ha guidato come ogni domenica dalla finestra del suo studio privato, affacciato su piazza San Pietro.
"Ieri mattina - ha detto il Papa - abbiamo appreso con dolore la notizia del grave attentato contro la comunita' cristiana copta compiuto ad Alessandria d'Egitto.
Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l'umanita' intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno".
"Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego - ha aggiunto il Pontefice - per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunita' ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo".
Papa Ratzinger ha anche rivolto oggi il suo pensiero "ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010 in varie parti del mondo: ad essi - ha sottolineato - va ugualmente il nostro affettuoso ricordo davanti al Signore. Rimaniamo uniti in Cristo, nostra speranza e nostra pace".
Secondo i dati riportati nei giorni scorsi dall'agenzia vaticana Fides, gli operatori pastorali uccisi l'anno scorso in territori di missione sono stati 23, tra i quali un vescovo.

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PAPA: FIDES, 23 GLI OPERATORI PASTORALI UCCISI NEL 2010

Salvatore Izzo

(AGI) - CdV, 2 gen.

"Nell'anno 2010 sono stati uccisi ventitre' operatori pastorali: un vescovo, quindici sacerdoti, un religioso, una religiosa, due seminaristi e tre laici".
Lo afferma l'agenzia vaticana Fides al cui conteggio ha fatto riferimento il Papa nell'Angelus di oggi. Analizzando l'elenco per continente, anche quest'anno figura al primo posto, con un numero estremamente elevato, l'America, bagnata dal sangue di quindici operatori pastorali: dieci sacerdoti, un religioso, un seminarista, tre laici.
Segue l'Asia, con il vescovo italiano Luigi Padovese ucciso in Turchia, quattro sacerdoti e una religiosa uccisi. Infine l'Africa, dove hanno perso la vita in modo violento un sacerdote ed un seminarista.
In Brasile, che nuovamente conta il maggior numero di operatori pastorali uccisi, hanno trovato la morte don Dejair Goncalves de Almeida e il laico Epaminondas Marques da Silva, aggrediti nella canonica da banditi in cerca di denaro; don Rubens Almeida Goncalves, assassinato nella sua parrocchia probabilmente per un diverbio con una persona a cui avrebbe negato l'affitto della sala parrocchiale; il seminarista Mario Dayvit Pinheiro Reis, ucciso da rapinatori che volevano impossessarsi della sua automobile; don Bernardo Muniz Rabelo Amaral, aggredito da un uomo a cui aveva dato un passaggio.
In Colombia hanno trovato la morte don Roman de Jesus Zapata, ucciso durante la notte nella canonica della sua parrocchia; don Herminio Calero Alumia, morto durante una discussione ad un posto di blocco della polizia; Luis Enrique Pineda, coadiutore salesiano, che e' stato derubato e poi accoltellato.
In Messico sono stati uccisi don Jose' Luis Parra Puerto, assassinato dopo essere stato derubato del furgoncino su cui viaggiava; don Carlos Salvador Wotto, trovato nella sua parrocchia imbavagliato e legato, con bruciature di sigaretta sulle braccia e segni di tagli in diverse parti del corpo.
In Peru' sono stati vittime di malviventi entrati nel convento per rubare fra Linan Ruiz Morales, francescano, ed il suo collaboratore, Ananias Aguila: il corpo del primo e' stato rinvenuto nella sua camera da letto, messa a soqquadro, il secondo nella cucina a fianco della chiesa, dove c'e' la mensa per i poveri.
In Venezuela ha trovato la morte don Esteban Robert Wood: l'omicidio e' stato attribuito ad una rapina perpetrata da sconosciuti e finita con l'assassinio.
In Ecuador il corpo del missionario polacco padre. Miroslaw Karczewski e' stato rinvenuto nella canonica della sua parrocchia, con ferite sul collo e su altre parti del corpo. Dopo averlo ucciso, colpendolo con un grande crocifisso, i malviventi hanno rubato cellulare e computer. Ad Haiti l'operatore della Caritas Julien Ke'nord, e' stato ucciso in seguito ad un tentativo di rapina.
Aveva infatti appena riscosso un assegno in una banca locale, quando e' stato aggredito a colpi di arma da fuoco da sconosciuti. In Turchia e' stato assassinato a coltellate dal suo autista, mentre era nella sua abitazione a Iskenderun, il vescovo cappuccino italiano mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell'Anatolia e presidente della Conferenza Episcopale Turca. In Iraq don Wasim Sabieh e don Thaier Saad Abdal sono rimasti uccisi durante l'attentato nella Cattedrale siro-cattolica di Bagdad, che ha causato decine di morti e feriti fra i fedeli che erano riuniti per la Santa Messa domenicale.
In Cina don Joseph Zhang Shulai, vicario generale della diocesi di Ningxia, e Suor Maria Wei Yanhui, della stessa diocesi, sono stati uccisi nella Casa per anziani a Wuhai, distretto di Wuda, nella Mongolia interna, da un laico che si era voluto vendicare in quanto era stato licenziato. In India don Peter Bombacha e' stato assassinato da sconosciuti nell'ashram da lui fondato a Baboola, a circa un chilometro dalla residenza del Vescovo di Vasai, antico centro abitato vicino a Mumbai (India). Il suo corpo era in un lago di sangue, aveva una corda al collo e un paio di forbici infilzate nella gola.
Un sacerdote ed un seminarista sono rimasti uccisi in Africa, entrambi nella Repubblica Democratica del Congo. don Christian Bakulene stava tornando, insieme ad un amico, nella sua parrocchia nel nord Kivu quando due uomini armati, in uniforme militare, lo hanno bloccato e ucciso dopo aver sottratto il denaro al suo amico. Il seminarista gesuita di nazionalita' togolese, Nicolas Eklou Komla, e' stato ucciso alla periferia della capitale, Kinshasa, mentre stava rientrando allo scolasticato con alcuni amici. Un uomo armato e mascherato li ha fermati, probabilmente per rapinarli, e nella discussione che ne e' nata il bandito ha sparato alcuni colpi di arma da fuoco che hanno colpito a morte il seminarista.

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6 commenti:

Anonimo ha detto...

finalmente una delle massime autorità dell'islam ha parlato dell'attentato condannandolo senza remore. penso potranno parlarne ad assisi

http://www.ansa.it/web/notizie/rubriche/mondo/2011/01/01/visualizza_new.html_1645004688.html

Max

Anonimo ha detto...

Cara Raffaella, cari amici del blog, da veri cristiani assumiamoci una volta per tutte le nostre responsabilità, di fronte a Dio, ancoradi più che di fronte agli uomini. Ebbene, dobbiamo avere il coraggio, una volta per tutte, di dire che fintanto che il Santo Padre e le Gerarchie continueranno a deprecare "genericamente" il fondamentalismo, nulla mai cambierà; anzi il numero dei cristiani che verranno martitizzati tenderà a crescere in maniera esponenziale per mani islamiche. Gli ultimi interventi del Santo Padre dovrebbero risultare "efficaci", ma non lo saranno in alcun modo, per il semplice motivo che fintanto che il Papa ed i suoi Collaboratori non si decideranno una volta per tutte, uscendo dal "politicamente corretto", a dire chiaro e tondo che la colpa dei massacri, nella stragrandissima maggioranza dei casi la colpa è "del fondamentalismo islamico" , i martiri cattolici cresceranno in maniera esponenziale. Quello che è sempre mancato nelle esternazioni del Papa e delle Gerarchie è stato "l'aggettivo qualificativo islamico" che deve essere necessariamente aggiunto al termine fondamentalismo.
Solo in questo modo, "dando la sveglia" ai pigri e sornioni (per convenienza) capi e mullah islamici, sarà possibile mettere i violenti in cattiva luce di fle autorità religiose islamiche a "prendere le distanze" non solo a parole, ma anche nei fatti.
Senza l'aggiunta di quell'aggettivo, le esternazioni sono inutili.
Mi auguro che tu, nel rispetto della diversità cristiana delle opinioni, voglia pubblicare questo mio post.

Anonimo ha detto...

Max è un amico un po' ingenuo. Se pensa seriamente che ad Assisi, dove certamente arriveranno anche della autorità religiose islamiche, uscirà qualche deliberazione islamica, efficace e valida ovunque, contro la violenza islamica, si sbaglia di grosso.
I capi religiosi, di ogni confessione, sopratutto gli islamici, "mostrano" sempre agli occhi del mondo e delle telecamere, che le varie culture possono andare d'accordo. Ma quando ritornano nei loro paesi, nulla fanno per dare concretezza alle deliberazioni comuni di Assisi. Diciamocelo francamente: i risultati del dialogo interreligioso di Assisi sono fallimentari e hanno solo ed esclusivamente avvantaggiato le religioni anticattoliche, soprattutto quella islamica, che ha trovato un'opportunità per esibire esteriormente una "faccia pulita", salvo poi, a casa, esibire quella violenta e persecutoria. La Chiesa Cattolica continui pure a fare raduni tipo "Assisi"; sprecherà del tempo, senza risultati. Ma alle gerarchie va bene così! Come cattolico ne sono dispiaciuto, ma posso solo far sentire la mia povera voce, ben sapendo in partenza che le Gerarchie non l'ascolteranno. Le fissazioni, sono tali anche per le Gerarchie; prima di superarle ci vorrà ancora qualche secolo, ammesso che l'Islam non ci abbia prima sottomessi.

gemma ha detto...

anonimo...dov'eri a Ratisbona?

Anonimo ha detto...

caro anonimo il mio era un commento ironico, assisi per me é la genesi di quella cultura che ha fatto si che ai funerali di gpii una suora dicesse:era un papa tanto buono ci ha insegnato che tutte le religioni sono uguali. Forse la frase più usata da tutti i fedeli atei massonici. o sono tutte foriere di pace e amore, quindi perché sceglierne una anziché un'altra? o in momenti di crisi come queste:sono tutte uguali , tutte le guerre si fanno in nome delle religioni, portano solo separazioni, dicriminazioni ecc. é un vero e proprio errore ontologico dire che tutte le religioni sono uguali, esulano dall'impegno di informarsi avendo già la risposta tra le mani, é qualunquismo intellettuale oltre che spirituale e la chiesa non dovrebbe prestarsi a ciò


Max

Anonimo ha detto...

Caro Max, accetto la tua precisazione. Quanto poi a qualche suora che "straparla", non ti devi meravigliare. A me è capitato di sentirne più di una, che presa da "un fervore incontenibile", su qualche argomento di attualità, ne è uscita con "sparate" degne delle chiacchiere inconcludenti ed abbindolanti di molti politici.Che, dal loro angolo visuale, devono pur sbarcare il lunario, anche se ciò comporti gettare fumo negli occhi alla gente; in parole più colorite "raccontar balle".