Uomini in ricerca
Sulle strade della ''razionalità eterna'' insieme con gli umili
La solennità dell’Epifania “sottolinea la destinazione e il significato universali” della nascita di Gesù. Lo ha detto stamattina Benedetto XVI, nella Santa Messa presieduta nella basilica vaticana.
La vera gioia. I Magi, ha affermato il Papa, commentando il Vangelo odierno, erano “uomini ‘in ricerca’ di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita”. Erano “persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la ‘firma’ di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare”.
Il Santo Padre si è quindi soffermato sugli altri protagonisti del Vangelo odierno, a partire dal re Erode, “un uomo di potere, che nell’altro riesce a vedere solo un rivale da combattere”, tanto che “anche Dio gli sembra un rivale”. In effetti, “Erode è un personaggio” che “istintivamente giudichiamo in modo negativo per la sua brutalità. Ma dovremmo chiederci: forse c’è qualcosa di Erode anche in noi? Forse anche noi, a volte, vediamo Dio come una sorta di rivale?”. Per il Pontefice, “quando vediamo Dio in questo modo finiamo per sentirci insoddisfatti e scontenti, perché non ci lasciamo guidare da Colui che sta a fondamento di tutte le cose”; invece “dobbiamo aprirci alla certezza che Dio è l’amore onnipotente che non toglie nulla, non minaccia, anzi, è l’Unico capace di offrirci la possibilità di vivere in pienezza, di provare la vera gioia”.
La via per la vita. Ci sono poi “gli studiosi, i teologi, gli esperti che sanno tutto sulle Sacre Scritture”, ma, come afferma sant’Agostino, “essi amano essere guide per gli altri, indicano la strada, ma non camminano, rimangono immobili. Per loro le Scritture diventano una specie di atlante da leggere con curiosità”. “Non c’è anche in noi – ha chiesto Benedetto XVI - la tentazione di ritenere le Sacre Scritture” più come “un oggetto per lo studio e la discussione degli specialisti, che come il Libro che ci indica la via per giungere alla vita?”. Di qui l’invito a far “nascere sempre di nuovo in noi la disposizione profonda a vedere la parola della Bibbia” come “la verità che ci dice che cosa è l’uomo e come può realizzarsi pienamente, la verità che è la via da percorrere quotidianamente, insieme agli altri”.
I criteri di Dio. Il Papa ha quindi offerto una riflessione sulla stella. “L’universo – ha osservato - non è il risultato del caso”. Contemplandolo, “siamo invitati a leggervi qualcosa di profondo: la sapienza del Creatore, l’inesauribile fantasia di Dio, il suo infinito amore per noi. Non dovremmo lasciarci limitare la mente da teorie che arrivano sempre solo fino a un certo punto e che – se guardiamo bene – non sono affatto in concorrenza con la fede, ma non riescono a spiegare il senso ultimo della realtà”. Per il Santo Padre, “nella bellezza del mondo, nel suo mistero, nella sua grandezza e nella sua razionalità non possiamo non leggere la razionalità eterna, e non possiamo fare a meno di farci guidare da essa fino all’unico Dio, creatore del cielo e della terra. Se avremo questo sguardo, vedremo che Colui che ha creato il mondo e Colui che è nato in una grotta a Betlemme e continua ad abitare in mezzo a noi nell’Eucaristia, sono lo stesso Dio vivente, che ci interpella, ci ama, vuole condurci alla vita eterna”. La stella, poi, conduce i Magi non “nel palazzo reale” di Gerusalemme, ma “a Betlemme, una piccola città; li guidò tra i poveri, tra gli umili, per trovare il Re del mondo”. Infatti, “i criteri di Dio sono differenti da quelli degli uomini; Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma nell’umiltà del suo amore, quell’amore che chiede alla nostra libertà di essere accolto per trasformarci e renderci capaci di arrivare a Colui che è l’Amore”. “Se ci venisse chiesto il nostro parere su come Dio avrebbe dovuto salvare il mondo – ha continuato il Pontefice -, forse risponderemmo che avrebbe dovuto manifestare tutto il suo potere per dare al mondo un sistema economico più giusto, in cui ognuno potesse avere tutto ciò che vuole”. In realtà, “questo sarebbe una sorta di violenza sull’uomo, perché lo priverebbe di elementi fondamentali che lo caratterizzano. Infatti, non sarebbero chiamati in causa né la nostra libertà, né il nostro amore”.
L’Angelus. Prima dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che l’Epifania è “la manifestazione di Gesù a tutte le genti”. Ma “chi è questo Gesù?”. “Questa – ha chiarito il Papa - è la domanda che la Chiesa vuole suscitare nel cuore di tutti gli uomini: chi è Gesù? Questa è l’ansia spirituale che spinge la missione della Chiesa: far conoscere Gesù, il suo Vangelo, perché ogni uomo possa scoprire sul suo volto umano il volto di Dio, e venire illuminato dal suo mistero d’amore. L’Epifania preannuncia l’apertura universale della Chiesa, la sua chiamata ad evangelizzare tutte le genti. Ma l’Epifania ci dice anche in che modo la Chiesa realizza questa missione: riflettendo la luce di Cristo e annunciando la sua Parola. I cristiani sono chiamati ad imitare il servizio che fece la stella per i Magi. Dobbiamo risplendere come figli della luce, per attirare tutti alla bellezza del Regno di Dio”. Dopo l’Angelus il Santo Padre ha rivolto “i più fervidi auguri ai fratelli e alle sorelle delle Chiese orientali che domani celebreranno il Santo Natale. La bontà di Dio, apparsa in Gesù Cristo, Verbo incarnato, rafforzi in tutti la fede, la speranza e la carità, e dia conforto alle comunità che sono nella prova”. Infine, ricordando che l’Epifania è la Giornata missionaria dei bambini, il Pontefice, ha detto: “Tanti bambini e ragazzi, organizzati nelle parrocchie e nelle scuole, formano una rete spirituale e di solidarietà per aiutare i loro coetanei più in difficoltà. È molto bello e importante che i bambini crescano con una mentalità aperta al mondo, con sentimenti di amore e di fraternità, superando l’egocentrismo e il consumismo”.
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