mercoledì 12 gennaio 2011

Il Papa: il Purgatorio, fuoco “interiore” che purifica e permette di avvicinare Dio (AsiaNews)

VATICANO

Papa: il Purgatorio, fuoco “interiore” che purifica e permette di avvicinare Dio

All’udienza generale, Benedetto XVI illustra la figura di santa Caterina da Genova, della quale si ricorda in particolare il Trattato sul Purgatorio. La sua vita esempio specialmente per le donne “che danno un contributo fondamentale alla società e alla Chiesa con la loro preziosa opera, arricchita dalla loro sensibilità e dall’attenzione verso i più poveri e i più bisognosi”.

Città del Vaticano (AsiaNews)

Il Purgatorio non come lugo di tormenti esteriori, ma come “un fuoco interiore, un cammino di purificazione dell’anima partendo dalla propria esperienza di dolore per i peccati commessi di fronte all’immensa bontà di Dio”. Questo è “il fuoco che purifica” nella visione di santa Caterina da Genova, la donna della fine del Medio Evo alla quale Benedetto XVI ha dedicato il discorso per l’udienza generale di oggi.
Alle 8mila persone presenti, il Papa ha ricordato che, nata a Genova nel 1447 ultima di 5 figli, Caterina Fieschi rimase orfana del padre Giacomo in tenera età. La madre Francesca di Negro le dette una educazione cristiana. Nel 1463 sposò Giuliano Adorno, “uomo che dopo varie esperienze commerciali e militari in Medio Oriente era tornato per sposarsi”. Vita matrimoniale non facile, lui giocava d’azzardo lei aveva una vita mondana. “Dopo 10 anni nel suo cuore c’era un senso profondo di vuoto e amarezza”.
Nel 1473 ebbe una “singolare esperienza”: recandosi nella chiesa di san Benedetto e nel vicino monastero di Nostra Signore delle Grazie ricevette, scrive, “una ferita al cuore con una visione delle sue miserie e dei suoi difetti e della bonta di Dio che quasi svenne. Da questa esperienza nacque la decisione che orientò tutta la sua vita: ’Non più mondo, non più peccati’”. Fuggì lasciando in sospeso la confessione. tornò a casa e pianse a lungo. Fu una “esperienza spirituale dell’amore di Dio verso lei peccatrice”. Pochi giorni dopo tornò dal sacerdote “per compiere una buona confessione”.
“Iniziò qui quella vita di purificazione che, per lungo tempo, le fece provare un costante dolore per i peccati commessi e la spinse ad imporsi penitenze e sacrifici per mostrare a Dio il suo amore”. Nella sua “Vita” è scritto che “la sua anima era guidata e ammaestrata interiormente dal solo dolce amore di Dio, che le dava tutto ciò di cui aveva bisogno”.
Si trasferì nell’ospedale di Pammatone del quale divenne direttrice e animatrice. “Una vita totalmente attiva nonostante la profondità della sua vita interiore”. E “si venne formando attorno a lei un gruppo di seguaci, discepoli e collaboratori, affascinati dalla sua vita di fede e dalla sua carità. Nacque un gruppo di persone affascinate dalla sua vita”. Lo stesso marito ne fu conquistato tanto da lasciare la vita che conduceva, farsi terziario francescano e trasferirsi anch’egli all’ospedale. Caterina morì il 15 settembre 1510.
Dalla conversione alla morte non vi furono altri eventi straordinari, ma “due elementi caratterizzarono l’intera sua esistenza: da una parte l’esperienza mistica, cioè la profonda unione con Dio, sentita come un’unione sponsale, e, dall’altra, l’assistenza ai malati, l’organizzazione dell’ospedale, il servizio al prossimo, specialmente i più bisognosi e abbandonati. Questi due poli, Dio e il prossimo, riempirono totalmente la sua vita, trascorsa praticamente all’interno delle mura dell’ospedale”. Perché “quanto più amiamo Dio e siamo costanti nella preghiera, tanto più riusciremo ad amare veramente chi ci sta vicino, perché saremo capaci di vedere in ogni persona il volto del Signore, che ama senza limiti e distinzioni”. E ciò che caratterizza anche il pensiero di Caterina sul Purgatorio. Nel Trattato sul purgatorio e nel Dialogo tra l’anima e il corpo non ci sono “rivelazioni specifiche sul purgatorio o sulle anime che vi si stanno purificando”. Tuttavia “il modo di descriverlo ha caratteristiche originali rispetto alla sua epoca. Il primo tratto originale riguarda il luogo della purificazione delle anime. Nel suo tempo lo si raffigurava principalmente con il ricorso ad immagini legate allo spazio”, nelle “viscere della terra”. In Caterina, invece, il purgatorio esso “è un fuoco non esteriore, ma interiore”.
“L’anima si presenta a Dio ancora legata ai desideri e alla pena che derivano dal peccato, e questo le rende impossibile godere della visione beatifica di Dio”. “L’anima è consapevole dell’immenso amore e della perfetta giustizia di Dio e, di conseguenza, soffre per non aver risposto in modo corretto e perfetto a tale amore” e proprio l’amore stesso di Dio la purifica. I santi, ha sottolineato Benedetto XVI, nella loro esperienza di unione con Dio, “raggiungono un sapere così profondo dei misteri divini, nel quale amore e conoscenza si compenetrano, da essere di aiuto agli stessi teologi nel loro impegno di studio dei misteri della fede”.
Caterina, è la conclusione del Papa “ci insegna che quanto più amiamo Dio ed entriamo in intimità con Lui nella preghiera, tanto più Egli si fa conoscere e accende il nostro cuore con il suo amore”; scrivendo sul Purgatorio ci invita a pregare per i defunti e infine “il servizio umile, fedele e generoso”, che prestò per tutta la sua vita nell’ospedale “è un luminoso esempio di carità per tutti e un incoraggiamento specialmente per le donne che danno un contributo fondamentale alla società e alla Chiesa con la loro preziosa opera, arricchita dalla loro sensibilità e dall’attenzione verso i più poveri e i più bisognosi”.

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