Il Papa per i 100 anni del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco: la Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati
La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati, che siano innamorati della Verità portata da Cristo, la “condividano con molti” e siano fedeli alla sede di Pietro. Sono gli argomenti centrali del discorso con il quale Benedetto XVI ha celebrato questa mattina i 100 anni di fondazione del Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco, ricevendone in udienza responsabili e studenti. Il servizio di Alessandro De Carolis:
“Ben preparati”, perché solo un sacerdote profondamente formato può essere nel mondo un “altro Cristo”. E saldamente uniti al Papa, perché questo legame è garanzia che i frutti prodotti sono scaturiti dalla stessa antica radice della Chiesa. Due indicazioni “sensibili” offerte dal Papa ai futuri preti di una nazione che al mondo ne ha dati innumerevoli e di straordinaria tempra, la Polonia. Uno dei luoghi che giusto da 100 anni si dedica alla loro preparazione è il Pontificio Istituto Ecclesiastico Polacco, il cui anniversario a cifra tonda è stato celebrato da Benedetto XVI nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico, al cospetto degli insegnanti degli studenti che lo compongono. Con loro, il Papa ha ribadito un concetto particolarmente trattato nell’ultimo periodo:
“La Chiesa ha bisogno di sacerdoti ben preparati, ricchi di quella sapienza che si acquisisce nell’amicizia con il Signore Gesù, attingendo costantemente alla Mensa eucaristica e alla fonte inesauribile del suo Vangelo. Da queste due insostituibili sorgenti sappiate trarre il continuo sostegno e la necessaria ispirazione per la vostra vita e il vostro ministero, per un sincero amore alla Verità, che oggi siete chiamati ad approfondire anche attraverso lo studio e la ricerca scientifica e che potrete domani condividere con molti”.
Questa ricerca della Verità, ha notato subito dopo Benedetto XVI, “viene stimolata e arricchita dalla vicinanza alla Sede Apostolica”. Verso la figura di Pietro il Papa ha esortato a coltivare “amore” e “devozione” e verso la Chiesa la spinta a un servizio generoso:
“Rimanere legati a Pietro, nel cuore della Chiesa, significa riconoscere, pieni di gratitudine, di essere all’interno di una plurisecolare e feconda storia di salvezza, che per una multiforme grazia vi ha raggiunti e alla quale siete chiamati a partecipare attivamente affinché, come albero rigoglioso, porti sempre i suoi preziosi frutti”.
All’inizio del discorso, il Pontefice aveva ricordato “l’illuminata intuizione” grazie alla quale nel 1910 mons. Józef Sebastian Pelczar – santo presule polacco vissuto tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi due decenni del secolo successivo – avviò l’Istituto, poi approvato da San Pio X. E tra i Successori di Pietro che mostrarono sollecitudine all’Istituto polacco il Papa ha voluto citare anche Paolo VI e Giovanni Paolo II – quest’ultimo affettuosamente definito anzitempo con il titolo di “Beato”. Tutti richiami per sottolineare quale sia la responsabilità che deriva dal prepararsi a diventare sacerdote stando “nel cuore della cristianità”:
“Sentitevi ‘pietre vive’, parte importante di questa storia che oggi richiede anche la vostra personale ed incisiva risposta, offrendo il vostro generoso contributo, come lo offrì, nel corso del Concilio Vaticano II, l’indimenticabile Primate della Polonia, il Cardinale Stefan Wyszyński, che proprio nell’Istituto Polacco ebbe l’opportunità di preparare la celebrazione del Millennio del Battesimo della Polonia e lo storico Messaggio di riconciliazione che i vescovi Polacchi indirizzarono ai Presuli Tedeschi, contenente le famose parole: ‘Perdoniamo e chiediamo perdono’”.
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