«L’Europa non si intrometta nei nostri affari»
L’affondo del ministro degli Esteri Ahmed Aboul Gheit: «Non spetta a Bruxelles valutare ciò che facciamo» La stampa locale ha esaltato le dimostrazioni di solidarietà dei musulmani dopo la strage
DI FEDERICA ZOJA
La situazione dei copti in Egitto non è affare dell’Ue ma è un fatto interno del Paese e l’intromissione dell’Europa può aumentare la discordia tra comunità. È la dura presa di posizione del ministro degli Esteri egiziano Ahmed Aboul Gheit. «Non spetta all’Ue – ha dichiarato – valutare l’operato dell’autorità egiziane nei confronti dei copti e il rapporto fra questi e musulmani». Si tratta di questioni che «sono esclusivamente affari interni» del Paese. «Non permetteremo a nessun politico occidentale di cavalcare quello che è accaduto in Egitto».
Ben altri i toni che hanno dominato invece ieri sulla stampa locale. L’Egitto «è stato testimone di una giornata di unità nazionale, durante la quale decine di migliaia di musulmani hanno a fianco dei fratelli cristiani alle celebrazioni per la nascita di Gesù, fra misure di sicurezza senza precedenti». Così il quotidiano egiziano indipendente Al Masri El Youm, ha titolato con entusiasmo un articolo di cronaca in prima pagina all’indomani del Natale copto, atteso in tutto il Paese con preoccupazione e paura dopo l’attentato alla chiesa dei Due Santi di Alessandria d’Egitto della notte di Capodanno. La giornata è trascorsa senza incidenti. Reagendo al terrore estremista, che ha fatto 23 vittime e quasi cento feriti, i cittadini egiziani di fede musulmana hanno dimostrato solidarietà per i fratelli cristiani, in taluni casi offrendosi anche come scudi umani. Un’iniziativa bloccata dalle forze di sicurezza, ma che ha avuto comunque grande rilievo sui media. E ha impressionato favorevolmente la comunità copta. Nella speranza che l’attenzione delle autorità e della cittadinanza rimanga alta anche nei prossimi giorni, emarginando qualsiasi frangia estremista.
Nel frattempo, proseguono le indagini per ricostruire le dinamiche dell’attentato e risalire ai responsabili: dopo le prime fughe di notizie, c’è riserbo da parte degli investigatori. Dalla procura del Cairo non ci sono indiscrezioni sugli esiti del sopralluogo compiuto sul luogo della strage. Il ministero degli Interni, ha riferito il quotidiano Al Shorouk , avrebbe fatto pressione per ottenere la massima riservatezza. Ora gli investigatori devono occuparsi anche di un’altra indagine: verificare le accuse di tortura rivolte dall’Associazione per la difesa dei diritti umani di Alessandria alla polizia locale, colpevole, secondo l’Ong, di aver provocato la morte di un sospetto islamista a seguito di un brutale interrogatorio.
© Copyright Avvenire, 9 gennaio 2011
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4 commenti:
questo è l'oriente, bellezze occidentali! Noi esigiamo i nostri diritti in occidente, perchè le vostre democrazie e ce lo consentono e i vostri intellettuali ci appoggiano, voi state a casa vostra e non impicciatevi del nostro, anche perchè noi non vogliamo diventare come voi (anzi, stiamo lavorando perchè voi diventiate come noi).
Quando lo capiremo per bene sarà tardi, senza sentirsi per questo chiamati alla guerra santa. Questa è una questione che più laica non potrebbe essere
Però l'articolo dice anche che "i cittadini egiziani di fede musulmana hanno dimostrato solidarietà per i fratelli cristiani".
La lotta sarà sempre tra Roma e l'Oriente...ieri come oggi due mondi agli antipodi.
Grazie ad Ottaviano Augusto il pericolo orientale fu eliminato.
il problema non sono i singoli cittadini, alcuni dei quali non la pensano come chi li guida. E' la mentalità di certi stati e di chi li gestisce, la loro concezione della parola "diritti" e dei rapporti con il mondo.
Molti dei governanti di questi paesi sono strettamente laici, e si servono della religione musulmana solo per mantenere i consensi, motivo per il quale alla fine non possono permettersi di inimicarsi le frange estreme con condanne nette. Infatti, i colpevoli per loro arrivano sempre dall'esterno...
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