lunedì 10 gennaio 2011

Lo straordinario e coraggioso discorso del Papa al Corpo Diplomatico nell'esaustivo commento di Salvatore Izzo

PAPA: LAICISMO, STATALISMO E INTOLLERANZA MINACCIANO LIBERTA' RELIGIOSA E DIGNITA' UMANA

(AGI) - CdV, 10 gen.

(di Salvatore Izzo)

"La religione non costituisce per la societa' un problema, non e' un fattore di turbamento o di conflitto. E la Chiesa non cerca privilegi, ne' vuole intervenire in ambiti estranei, ma semplicemente esercitare la sua missione con liberta'".
E' un invito "a riconoscere la grande lezione della storia" non negando "il contributo delle grandi religioni del mondo allo sviluppo della civilta'" a caratterizzare il coraggioso discorso di inizio anno al Corpo Diplomatico, nel quale, come e' tradizione, Benedetto XVI ha passato oggi in rassegna le diverse regioni del mondo denunciando aggressioni e minacce, in particolare in tema di liberta' religiosa, vera e propria cartina di tornasole che consente di monitorare il
rispetto della liberta' nel suo complesso. E il quadro emerso non e' affatto rassicurante. Semplificando si possono identificare tre diversi fattori anticristiani in azione all'inizio del secondo decennio di questo millennio: l'intolleranza verso i cristiani in Medio Oriente e in altri Paesi dove l'Islam mostra il suo volto fondamentalista; lo statalismo di stampo marxista che continua a conculcare la liberta' della Chiesa in Cina ma si affaccia anche in Paesi dell'America Latina nei quali si impedice ad esempio l'attivita' delle scuole cattoliche; il laicismo che avanza in Occidente, dove la tolleranza cela in realta' una rimozione delle radici cristiane che apre la strada a quelli che Benedetto XVI qualifica come abusi della dignita' umana, per la cui difesa si impegnano, ha detto, "le comunita' cristiane, con il loro patrimonio di valori e principi", dopo aver contribuito "alla conquista di istituzioni democratiche e all'affermazione dei diritti dell'uomo e dei suoi corrispettivi doveri".
Per il Papa, anche oggi "in una societa' sempre piu' globalizzata, i cristiani sono chiamati, non solo ad un responsabile impegno civile, economico e politico, ma anche alla testimonianza della propria carita' e fede, per offrire un contributo prezioso al faticoso ed esaltante impegno per la giustizia, per lo sviluppo umano integrale e per il retto ordinamento delle realta' umane".
Joseph Ratzinger e' partito dagli "attentati che hanno seminato morte, dolore e smarrimento tra i cristiani dell'Iraq", ricordando poi "con grande dolore" anche la strage di Capodanno in Egitto, dove "ad Alessandria, il terrorismo ha colpito brutalmente dei fedeli in preghiera in una chiesa".
Una "successione di attacchi" che rappresenta "un segno ulteriore dell'urgente necessita' per i Governi della Regione di adottare, malgrado le difficolta' e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose". In Medio Oriente, ha detto, "i cristiani sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i doveri nazionali: debbono poter godere di tutti i diritti di cittadinanza, di liberta' di coscienza e di culto, di liberta' nel campo dell'insegnamento e dell'educazione e nell'uso dei media".
Tra i fatti che "ledono il diritto delle persone alla liberta' religiosa", il Pontefice ha poi incluso anche "la legge contro la blasfemia in Pakistan". E in Asia si e' soffermato con parole chiare sulla situazione in Cina dove, ha denunciato, "la Chiesa e' sottoposta a prove e sofferenze". Com ein altri Paesi, ha spiegato, "si riconosce una certa liberta' religiosa, ma, di fatto, la vita delle comunita' religiose e' resa difficile e talvolta anche precaria, perche' l'ordinamento giuridico o sociale si ispira a sistemi filosofici e politici che postulano uno stretto controllo, per non dire un monopolio, dello Stato sulla societa'".
"Bisogna - secondo il Papa - che cessino tali ambiguita', in modo che i credenti non si trovino dibattuti tra la fedelta' a Dio e la lealta' alla loro patria".
"Domando in particolare - ha scandito Joseph Ratzinger - che sia garantita dovunque alle comunita' cattoliche la piena autonomia di organizzazione e la liberta' di compiere la loro missione, in conformita' alle norme e agli standards internazionali in questo campo".
E mentre in Vietnam, ci si accinge a una normalizzazione dei rapporti con la Chiesa locale e la Santa Sede anche un altro Paese comunista, Cuba, fa registrare progressi tanto che il Pontefice indirizza "una parola di incoraggiamento affinche' il dialogo che si e' felicemente instaurato con la Chiesa si rafforzi ulteriormente e si allarghi". Ma proprio in America Latina riprende consistenza lo spettro di una visione statalista in campo educativo con limitazioni alle scuole cattoliche. Per il Papa, "e' preoccupante che tale servizio che le comunita' religiose offrono a tutta la societa', in particolare per l'educazione delle giovani generazioni, sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica, come si constata ad esempio in certi Paesi dell'America Latina", e cioo' proprio "mentre parecchi di essi celebrano il secondo centenario della loro indipendenza, occasione propizia per ricordarsi del contributo della Chiesa Cattolica alla formazione dell'identita' nazionale".
"Esorto tutti i governi - ha scandito Benedetto XVI allargando cosi' il suo ragionamento anche al nostro Paese - a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l'educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarieta', fondamentale per organizzare una societa' giusta". In tema di educazione, il Papa ha difeso oggi anche il diritto delle famiglie a decidere quale educazione sessuale dare ai propri figli, cosi' come quello dei medici all'obiezione di coscienza per sottrarsi alla pratica dell'aborto se lo si ritiene un omicidio e quello dei giudici inglesi che per ragioni etiche non vogliono affidare i bambini alle coppie gay.
Anche in Occidente, del resto, "ci troviamo di fronte a minacce contro il pieno esercizio della liberta' religiosa", ha detto senza mezzi termini il Papa nel discorso al Corpo Diplomatico, riferendosi "a quei Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione". Per Benedetto XVI, in particolare sono condannabili le legislazioni permissive in tema di famiglia, aborto e fine vita che ha definito oggi "tentativi di opporre al diritto alla liberta' religiosa, dei pretesi nuovi diritti che non sono, in realta', che l'espressione di desideri egoistici e non trovano il loro fondamento nell'autentica natura umana".
Il Pontefice ha riconosciuto l'impegno con il quale in Europa sono state prese le difese dei ciristiani del Medio Oriente, rilevando che pero' "la societa', i suoi responsabili e l'opinione pubblica si rendono conto non sempre in modo esatto" delle ferite inferte alla liberta' religiosa. Cosi' come ha ringraziato i Paesi europei che "si sono associati al ricorso del Governo italiano nella ben nota causa concernente l'esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici". Secondo il Papa, purtroppo "un'altra manifestazione dell'emarginazione della religione e, in particolare, del cristianesimo, consiste nel bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono". "Agendo cosi' - ha osservato - non soltanto si limita il diritto dei credenti all'espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l'identita' profonda e la coesione sociale di numerose nazioni".
"La religione - ha ripetuto in proposito - non costituisce per la societa' un problema, non e' un fattore di turbamento o di conflitto.
E la Chiesa non cerca privilegi, ne' vuole intervenire in ambiti estranei alla sua missione, ma semplicemente esercitare questa missione con liberta'". "Emblematica a questo proposito - ha osservato - e' la figura della Beata Madre Teresa di Calcutta: il centenario della sua nascita e' stato celebrato a Tirana, a Skopje e a Pristina come in India; un vibrante omaggio le e' stato reso non soltanto dalla Chiesa, ma anche da Autorita' civili e capi religiosi, senza contare le persone di tutte le confessioni.
Esempi come il suo mostrano al mondo quanto l'impegno che nasce dalla fede sia benefico per tutta la societa'".
"Che nessuna societa' umana si privi volontariamente dell'apporto fondamentale che costituiscono le persone e le comunita' religiose", ha quindi auspicato il Pontefice, esortando "tutti, responsabili politici, capi religiosi e persone di ogni categoria, ad intraprendere con determinazione la via verso una pace autentica e duratura, che passa attraverso il rispetto del diritto alla liberta' religiosa in tutta la sua estensione. Su questo impegno, per la cui attuazione e' necessario lo sforzo dell'intera famiglia umana".

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