martedì 4 gennaio 2011

Poche vocazioni. Ma di qualità. È questa la parola d'ordine dei seminari di Roma. Merito delle nome più restrittive imposte dal Papa (Gagliarducci)

Meno sacerdoti ma di qualità

Crisi di vocazioni
Nel Seminario Maggiore studiano 73 giovani di cui solo 25 romani. Le norme più restrittive per vestire l’abito talare fanno calare ancora il numero delle ordinazioni: 14 nel 2010.


Andrea Gagliarducci

Poche vocazioni. Ma di qualità. È questa la parola d'ordine dei seminari di Roma. Sono circa un centinaio quelli che stanno facendo un cammino per diventare sacerdoti nella città di Roma. Di loro, una piccola percentuale lascerà la capitale, per tornare nelle diocesi di appartenenza. Mentre gli altri saranno smistati nelle parrocchie di Roma, dove cominceranno il loro servizio pastorale.
È la capitale d'Italia e la sede del governo centrale della Chiesa. Ma Roma, come del resto tutta Italia, risente della crisi delle vocazioni. Dal 1998 al 2008 i seminaristi in Italia, religiosi e diocesani, sono diminuiti del 10,6%, passando da 6.315 a 5.646, e sempre più sono gli stranieri. Roma non fa eccezione. Una istituzione come il Seminario Romano Maggiore, che ospita ogni anno Benedetto XVI durante la festa della Madonna della Fiducia, oggi conta 73 seminaristi. Di questi, solo 25 sono romani. Un altro terzo sono sacerdoti di fuori Roma che sono qui e tornano nelle proprie diocesi. E una ventina di loro sono sacerdoti stranieri che studiano nel Seminario Maggiore e poi tornano nei loro Paesi d'origine. I numeri segnano una crisi: poco più di vent'anni fa, il Seminario Maggiore di Roma contava circa duecento seminaristi. Non se la passano meglio gli altri seminari della capitale. Specialmente quando si parla di seminaristi per Roma, ovvero di seminaristi che vengono dalla città di Roma e studiano a Roma per poi proseguire il loro servizio pastorale nella capitale. È vera crisi? Se si guarda ai numeri, indubbiamente sì. Ma don Dario Gervasi, vicerettore del Seminario Maggiore di Roma, guarda tutto da un'altra prospettiva.
«Noto - racconta - un bel clima in seminario. Un clima di speranza, voglia di fare, di migliorare. Io sono convinto che il Signore sa come aggiustare le cose. La diminuzione del numero dei seminaristi può essere colta come un'occasione per ripartire meglio». Un compito reso ancora più difficile dal fatto che le ordinazioni sacerdotali a Roma sono andate diminuendo. Erano in 14 lo scorso anno a ricevere l'ordinazione sacerdotale, 5 in meno del 2009. Merito anche delle norme più restrittive per l'accesso al sacerdozio, voluto dal Papa. Meno numeri, più qualità. Secondo i dati dell'Ufficio Vocazioni della Conferenza Episcopale Italiana, in quest'ultimo anno nella città di Roma ci sono 118 aspiranti sacerdoti, divisi tra il biennio di filosofia e il triennio successivo in teologia. Sono ventitré, invece, le persone che hanno lasciato la preparazione al sacerdozio durante lo scorso anno.
Il numero di religiosi è più ingente, e basterebbe guardare alle 61 ordinazioni di Natale dei Legionari di Cristo, celebrati a San Paolo Fuori Le Mura. Sono oltre un migliaio quelli che seguono tra i religiosi la formazione per diventare sacerdoti. Numeri alti, che però non devono ingannare. «Le congregazioni - spiega padre Giovanni Sanavio, responsabile del sito vocazioni.net - un percorso di studi più prolungato (dai 7 agli 8 anni) ed è ovvio che risultano più candidati al sacerdozio di quelli diocesani che hanno in tutto sei anni di formazione al seminario maggiore».

© Copyright Il Tempo, 4 gennaio 2011 consultabile online anche qui.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Posso?
DEO GRATIAS!
La Provvidenza non manca mai... e grazie a Dio ci si e' resi conto che certi numeri enormi dell'italico passato erano dovuti piu' a "sistemazione" che a "vocazione".
Occhio pero' che la stessa logica fallimentare ora si e' spostata in altri territori... ma i numeri grossi fanno sempre molto colpo e non vengono messi in questione - finche' non succede qualche patatrac di quelli feroci.

DANTE PASTORELLI ha detto...

Come mai i Francescani dell'Immacolata son così fiorenti di vocazioni?