Doni da usare bene
All’Angelus una riflessione sulla parabola dei talenti
“La carità è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano”. Lo ha ricordato, stamattina, Benedetto XVI, prima di guidare l’Angelus da piazza San Pietro.
La parabola dei talenti. La Parola di Dio di questa domenica, ha ricordato il Papa, “ci ammonisce circa la provvisorietà dell’esistenza terrena e ci invita a viverla come un pellegrinaggio, tenendo lo sguardo rivolto alla meta, a quel Dio che ci ha creato e, poiché ci ha fatto per sé, è il nostro destino ultimo e il senso del nostro vivere. Passaggio obbligato per giungere a tale realtà definitiva è la morte, seguita dal giudizio finale”. “La consapevolezza del ritorno glorioso del Signore Gesù – ha aggiunto - ci sprona a vivere in un atteggiamento di vigilanza, attendendo la sua manifestazione nella costante memoria della sua prima venuta”. Nella parabola dei talenti, “Gesù racconta di tre servi ai quali il padrone, al momento di partire per un lungo viaggio, affida le proprie sostanze. Due di loro si comportano bene, perché fanno fruttare del doppio i beni ricevuti. Il terzo, invece, nasconde il denaro ricevuto in una buca. Tornato a casa, il padrone chiede conto ai servitori di quanto aveva loro affidato e, mentre si compiace dei primi due, rimane deluso del terzo”. Quel servo, infatti, che ha tenuto nascosto il talento senza valorizzarlo, “ha fatto male i suoi conti: si è comportato come se il suo padrone non dovesse più tornare, come se non ci fosse un giorno in cui gli avrebbe chiesto conto del suo operato”.
La carità prima di tutto. “Con questa parabola – ha chiarito il Pontefice -, Gesù vuole insegnare ai discepoli ad usare bene i suoi doni: Dio chiama ogni uomo alla vita e gli consegna dei talenti, affidandogli nel contempo una missione da compiere. Sarebbe da stolti pensare che questi doni siano dovuti, così come rinunciare ad impiegarli sarebbe un venir meno allo scopo della propria esistenza. Il Santo Padre ha esortato ad accogliere “l’invito alla vigilanza, a cui più volte ci richiamano le Scritture! Essa è l’atteggiamento di chi sa che il Signore ritornerà e vorrà vedere in noi i frutti del suo amore”. “La carità – ha sottolineato - è il bene fondamentale che nessuno può mancare di mettere a frutto e senza il quale ogni altro dono è vano. Se Gesù ci ha amato al punto da dare la sua vita per noi come potremmo non amare Dio con tutto noi stessi e amarci di vero cuore gli uni gli altri? Solo praticando la carità, anche noi potremo prendere parte alla gioia del nostro Signore”.
Giornata del diabete e del Ringraziamento. Dopo l’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che “ricorre oggi la Giornata mondiale del diabete, malattia cronica che affligge molte persone, anche giovani e ha assicurato la sua preghiera “per tutti questi fratelli e sorelle, e per quanti condividono ogni giorno la loro fatica; come pure per gli operatori sanitari e i volontari che li assistono”. Il Papa ha anche rammentato che “oggi la Chiesa in Italia celebra la Giornata del Ringraziamento. Guardando ai frutti della terra che anche quest’anno il Signore ci ha donato, riconosciamo che il lavoro dell’uomo sarebbe vano se Lui non lo rendesse fecondo. ‘Solo con Dio c’è futuro nelle nostre campagne’”. “Mentre rendiamo grazie, impegniamoci a rispettare la terra, che Dio ci ha affidato”, è stato l’invito.
Il viaggio in Benin e la beatificazione di Carl Lampert. Nei saluti in varie lingue, in francese il Pontefice ha ricordato il suo prossimo viaggio apostolico: “Sto per recarmi in Benin per rafforzare la fede e la speranza dei cristiani in Africa e nelle isole che ne fanno parte. Affido alla vostra preghiera questa viaggio e gli amati popoli dell’Africa, specie quelli che conoscono l’insicurezza e la violenza. Che Nostra Signora d’Africa accompagni e sostenga gli sforzi di tutti coloro che lavorano per la riconciliazione, la giustizia e la pace”. In tedesco il Santo Padre ha detto di essere vicino “in particolare ai fedeli che oggi pomeriggio partecipano alla beatificazione del sacerdote martire Carl Lampert a Dornbirn. Nel tempo oscuro del nazionalsocialismo, ha visto con chiarezza il significato della parola di san Paolo: ‘Noi non apparteniamo alla notte né alle tenebre’. In occasione di un interrogatorio che avrebbe potuto portarlo alla libertà, testimoniò con convinzione: ‘Io amo la mia Chiesa. Io rimango fedele alla mia Chiesa e anche al sacerdozio. Io sto dalla parte di Cristo e amo la sua Chiesa’”. In polacco Benedetto VI ha ricordato che oggi, per iniziativa dell’Associazione “Aiuto alla Chiesa che soffre”, si celebra in Polonia la Giornata della solidarietà con la Chiesa perseguitata e che quest’anno si sostiene in modo particolare la Chiesa in Sudan. “Vi auguro – ha dichiarato - che questa ‘Giornata’ sensibilizzi tutti al dramma dell’umana povertà e delle persecuzioni, alla necessità del rispetto dell’umana dignità e del diritto di libertà religiosa”. Nei saluti in italiano, infine, si è rivolto in particolare ai giovani che hanno preso parte al Convegno promosso dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana, al Terz’Ordine dei Minimi di Pizzo Calabro, ai partecipanti all’incontro formativo per le guide dei Santuari mariani e ai volontari del Banco alimentare, che sabato 26 novembre faranno la “colletta alimentare”.
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