venerdì 17 dicembre 2010

Il Papa al nuovo ambasciatore d’Italia: la dimensione religiosa favorisce l’autentico progresso del Paese

Il Papa al nuovo ambasciatore d’Italia: la dimensione religiosa favorisce l’autentico progresso del Paese

Lo Stato tuteli il ruolo della religione nella sfera pubblica: è l’esortazione di Benedetto XVI nel discorso di stamani al nuovo ambasciatore italiano, Francesco Maria Greco, ricevuto in Vaticano per la presentazione delle Lettere Credenziali. Il nuovo ambasciatore succede nell’incarico ad Antonio Zanardi Landi. Il Papa si è soffermato sul contributo che la Chiesa e i credenti hanno offerto alla società italiana in questi 150 anni di unità nazionale. Quindi, ha ringraziato il governo italiano per essersi opposto all’eliminazione del Crocifisso dai luoghi pubblici e per il suo impegno in favore delle minoranze cristiane perseguitate. Il servizio di Alessandro Gisotti:

Le celebrazioni per il 150.mo anniversario dell’unità d’Italia, osserva il Papa, offrono l’occasione per una “riflessione non solo di tipo commemorativo, ma anche di carattere progettuale”, assai opportuna “nella difficile fase storica attuale, nazionale ed internazionale”. Il Papa si dice lieto per il coinvolgimento di pastori e comunità ecclesiali nella “rievocazione del processo di unificazione della nazione iniziato nel 1861”. Un cammino, constata, “a volte faticoso e contrastato”. Benedetto XVI mette l’accento sulla “corretta distinzione” e le “giuste forme di collaborazione” fra comunità civile e religiosa che hanno condotto all’odierna “fisionomia dello Stato italiano”. E ribadisce che la storia e la cultura dell’Italia sono “profondamente segnate dalla Chiesa cattolica”. Tali caratteristiche, “che da secoli fanno parte del patrimonio storico e culturale dell’Italia – avverte il Papa – non possono essere negate, dimenticate o emarginate”. E rammenta che quando si è cercato di farlo, “si sono causati pericolosi squilibri e dolorose fratture nella vita sociale del Paese”. Si sofferma così sull’importanza dei Patti Lateranensi e l’Accordo di modifica del Concordato. Accordi, afferma, volti ad assicurare al Pontefice e alla Santa Sede “piena sovranità e indipendenza”.

Questi patti internazionali, soggiunge il Papa, “non sono espressione di una volontà della Chiesa o della Santa Sede di ottenere potere, privilegi o posizioni di vantaggio economico e sociale” né di sconfinare dalla sua missione. Al contrario, evidenzia, tali accordi “hanno il loro fondamento nella giusta volontà da parte dello Stato di garantire ai singoli e alla Chiesa il pieno esercizio della libertà religiosa”. Un diritto, ribadisce, che “ha una dimensione non solo personale”. Per questo, è la sua esortazione, “lo Stato è chiamato a tutelare non solo i diritti dei credenti alla libertà di coscienza e di religione, ma anche il ruolo legittimo della religione e delle comunità religiose nella sfera pubblica”.

“Il retto esercizio e il corrispettivo riconoscimento di questo diritto – prosegue il Papa – consentono alla società di avvalersi delle risorse morali e della generosa attività dei credenti”. Dunque, è il suo monito, “non si può pensare di conseguire l’autentico progresso sociale, percorrendo la via dell’emarginazione o perfino del rifiuto esplicito del fattore religioso, come ai nostri tempi si tende a fare con varie modalità”. Il Pontefice indica in particolare “il tentativo di eliminare dai luoghi pubblici l’esposizione dei simboli religiosi, primo fra tutti il Crocifisso, che è certamente l’emblema per eccellenza della fede cristiana, ma che, allo stesso tempo, parla a tutti gli uomini di buona volontà e, come tale, non è fattore che discrimina”. Esprime, così, apprezzamento al governo italiano per aver agito “in conformità a una corretta visione della laicità e alla luce della sua storia, cultura e tradizione, trovando in ciò il positivo sostegno anche di altre nazioni europee”.

Al contempo, il Papa ricorda che le cronache recenti “ci testimoniano come ai nostri giorni vengano compiute anche delle aperte violazioni della libertà religiosa”. La società italiana e le sue autorità, rileva con gratitudine, hanno dimostrato “una particolare sensibilità per la sorte di quelle minoranze cristiane, che, a motivo della loro fede, subiscono violenze, vengono discriminate o sono costrette ad una forzata emigrazione dalla loro patria”. Ed auspica dunque che possa “crescere ovunque la consapevolezza di questa problematica” e siano “intensificati gli sforzi per vedere realizzato, ovunque e per tutti, il pieno rispetto della libertà religiosa”.

Nel suo discorso, il Papa non manca di assicurare le sue preghiere per la gente d’Italia che, annota, mostra affetto ed entusiasmo nei suoi confronti a Roma come durante le sue visite pastorali nel Paese. Benedetto XVI auspica per il popolo italiano di conservare il “tesoro prezioso della fede cristiana” e di ricevere da Dio “i doni della concordia e della prosperità”. Dal canto suo, l’ambasciatore Greco ha sottolineato il comune impegno dell’Italia e della Santa Sede su molti fronti, dall’abolizione della pena di morte, alla pace, allo sviluppo sostenibile. Infine, ha assicurato l’impegno del governo italiano in favore delle minoranze cristiane perseguitate.

© Copyright Radio Vaticana

Nessun commento: