mercoledì 22 dicembre 2010

Nota della CDF: il commento di Gianni Cardinale

«No a una sessualità disordinata»

Dottrina della fede: sull’uso del profilattico strumentalizzate le parole del Papa

DA ROMA GIANNI CARDINALE

La Congregazione per la dottrina della fede (Cdf) ha pubblicato ieri una Nota chiarificatrice per rispondere a «diverse interpretazioni non corrette» diffuse in occasione della pubblicazione del librointervista di Benedetto XVI, Luce del mondo .
Interpretazioni «che hanno generato confusione sulla posizione della Chiesa cattolica riguardo ad alcune questioni di morale sessuale».
La Nota è stata diffusa in contemporanea dall’Osservatore Romano e nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede, che l’ha pubblicata in sei lingue. In essa si afferma che «il pensiero del Papa non di rado è stato strumentalizzato per scopi e interessi estranei al senso delle sue parole», distorcendo quindi quello che è il «chiaro» interesse del Pontefice: «ritrovare la grandezza del progetto di Dio sulla sessualità, evitandone la banalizzazione oggi diffusa».
Invece è successo che «alcune interpretazioni hanno presentato le pa­role del Papa come affermazioni in contraddizione con la tradizione morale della Chiesa. Un’«ipotesi» questa che «taluni hanno salutato come una positiva svolta» mentre «altri hanno appreso con preoccupazione, come se si trattasse di una rottura con la dottrina sulla contraccezione e con l’atteggiamento ecclesiale nella lotta contro l’Aids». In realtà, spiega la Nota, «le parole del Papa, che accennano in particolare ad un comportamento gravemente disordinato quale è la prostituzione (cfr. Luce del mondo , prima ristampa, novembre 2010, pp. 170-171), non sono una modifica della dottrina morale né della prassi pastorale della Chiesa».
La Nota ribadisce che papa Ratzinger non si discosta dalla tradizionale «morale coniugale e nemmeno della norma morale sulla con­traccezione». Insomma: «l’idea che dalle parole di Benedetto XVI si possa dedurre che in alcuni casi sia lecito ricorrere all’uso del profilattico per evitare gravidanze indesiderate è del tutto arbitraria e non risponde né alle sue parole né al suo pensiero». A questo riguardo, aggiunge la Cdf, «il Papa propone invece vie umanamente e eticamente percorribili», cioè «l’eventuale ricorso ai metodi di regolazione naturale della fecondità in vista di una procreazione responsabile ». Quanto poi alla pagina in questione, spiega la Nota, il Papa «si riferiva al caso completamente diverso della prostituzione, comportamento che la morale cristiana da sempre ha considerato gravemente immorale ». E quindi, seguendo la tradizione cristiana, la prostituzione va «combattuta».
A questo punto la Cdf ricorda come riguardo «la situazione creatasi a causa dell’attuale diffusione dell’Aids in molte aree del mondo ha reso il problema della prostituzione ancora più drammatico». Tanto che «chi sa di essere infetto dall’Hiv e quindi di poter trasmettere l’infezione, oltre al peccato grave contro il sesto comandamento ne commette anche uno contro il quinto, perché consapevolmente mette a serio rischio la vita di un’altra persona, con ripercussioni anche sulla salute pubblica». In proposito la Cdf richiama quanto affermato «chiaramente » dal Papa e cioè che i profilattici non costituiscono «la soluzione autentica e morale» del problema dell’Aids e che «concentrarsi solo sul profilattico vuol dire banalizzare la sessualità». Dopo aver definito «innegabile » il fatto che «chi ricorre al profilattico per diminuire il rischio per la vita di un’altra persona intende ridurre il male connesso al suo agire sbagliato» la Nota cita il Papa quando rileva che il ricorso al profilattico «nell’intenzione di diminuire il pericolo di contagio, può rappresentare tuttavia un primo passo sulla strada che porta ad una sessualità diversamente vissuta, più umana». Osservazione questa, puntualizza la Cdf, «del tutto compatibile» con l’altra affermazione del Papa: «questo non è il modo vero e proprio per affrontare il male dell’Hiv».
La Nota risponde nettamente poi a chi ha interpretato le parole di Benedetto XVI «ricorrendo alla teoria del cosiddetto 'male minore'», teoria che però «è suscettibile di interpretazioni fuorvianti di matrice proporzionalista ». Spiega a questo proposito la Cdf: «Un’azione che è un male per il suo oggetto, anche se un male minore, non può essere lecitamente voluta». Ma il Papa, ribadisce, «non ha detto che la prostituzione col ricorso al profilattico possa essere lecitamente scelta come male minore ». Insomma: «La Chiesa insegna che la prostituzione è immorale e deve essere combattuta». E «se qualcuno, ciononostante, praticando la prostituzione e inoltre essendo infetto dall’Hiv, si adopera per diminuire il pericolo di contagio anche mediante il ricorso al profilattico, ciò può costituire un primo passo nel rispetto della vita degli altri, anche se la malizia della prostituzione rimane in tutta la sua gravità». Quelle del Papa quindi sono «valutazioni» in linea «con quanto la tradizione teologicomorale della Chiesa ha sostenuto anche in passato». La Nota si conclude con un monito: «nella lotta contro l’Aids i membri e le istituzioni della Chiesa cattolica sappiano che occorre stare vicini alle persone, curando gli ammalati e formando tutti perché possano vivere l’astinenza prima del matrimonio e la fedeltà all’interno del patto coniugale ». «Al riguardo – sottolinea infine la Cdf – occorre anche denunciare quei comportamenti che banalizzano la sessualità, perché, come dice il Papa, proprio questi rappresentano la pericolosa ragione per cui tante persone nella sessualità non vedono più l’espressione del loro amore ».

© Copyright Avvenire, 22 dicembre 2010

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