lunedì 3 gennaio 2011

Il Papa: Il massacro di 21 copti è «un gesto vile di morte, offende Dio e l’umanità intera» (Galeazzi)

EGITTO I CRISTIANI NEL MIRINO

Il Papa: è un gesto vile offende Dio e l’umanità

GIACOMO GALEAZZI

CITTÀ DEL VATICANO

Il massacro di 21 copti è «un gesto vile di morte, offende Dio e l’umanità intera». Mentre sull’Egitto incombe l’incubo della guerra civile tra musulmani e cristiani (che in piazza minacciano «vendetta per i nostri martiri»), Benedetto XVI condanna la strage di Capodanno ad Alessandria e il grande imam di Al Azhar, Ahmed alTayyeb protesta per l’appello rivolto all’Angelus ai leader mondiali affinché proteggano i cristiani. L’imam stigmatizza «l’ingerenza inaccettabile del Papa negli affari interni egiziani» e chiedendogli perché non abbia «chiesto protezione per gli islamici uccisi in Iraq».
Intanto Al Qaeda ha rivendicato l’attentato e l’Italia chiederà l’intervento dell’Unione europea. «Questo vile gesto di morte, come quello di mettere bombe ora anche vicino alle case dei cristiani in Iraq per costringerli ad andarsene, offende Dio e l’umanità intera, che proprio ieri ha pregato per la pace e ha iniziato con speranza un nuovo anno - ha evidenziato il Pontefice -. Davanti a questa strategia di violenze che ha di mira i cristiani, e ha conseguenze su tutta la popolazione, prego per le vittime e i familiari, e incoraggio le comunità ecclesiali a perseverare nella fede e nella testimonianza di non violenza che ci viene dal Vangelo. Penso anche ai numerosi operatori pastorali uccisi nel 2010. Rimaniamo uniti in Cristo».
Ai funerali delle vittime e nella provincia meridionale di Assiut, ieri i copti hanno manifestato la loro rabbia accusando il governo di abbandonarli alla furia distruttrice dei fondamentalisti. Migliaia di copti, provenienti dal quartiere popolare a maggioranza cristiana di Shubra e da altre zone, sono scesi in piazza al centro del Cairo e hanno occupato il lungo Nilo per un chilometro tra l’edificio della tv statale e il ministero degli esteri. Durante le proteste sono stati scanditi slogan contro «la carenza di polizia», appelli alla «vendetta» e all’« uguaglianza con i musulmani». La polizia è intervenuta e negli scontri dieci copti sono rimasti lievemente feriti.
Le tensioni tra le comunità confessionali in Egitto sono aumentate negli ultimi mesi. I copti, che rappresentano il 10% della popolazione, stimata in 80 milioni, si sentono marginalizzati e minacciati. La Santa Sede mette in guardia dalla «cristianofobia». Missioni, nunziature, Comunità di Sant’Egidio, parrocchie, in terra d’Islam la Chiesa in prima linea racconta di sangue innocente, discriminazioni, intolleranze ma anche tentativi di convivenza e pacificazione.
La mappa delle persecuzioni anticristiane è al tempo stesso un martirologio globalizzato e un «patchwork» di situazioni locali. «La grande differenza di territori e circostanze della persecuzione è dovuta al fatto che non esiste un solo Islam, anche negli stessi Paesi islamici - spiega il teologo Gianni Gennari -. In Iraq, per esempio, le tensioni tra sunniti e sciiti sono forti e anche violente. Non c’è, anche nelle diverse versioni dell’Islam, un’autorità riconosciuta unica, ma spesso sono diverse e in conflitto tra loro».
Ciò fa sì che ovunque, anche approfittando di situazioni sociali e politiche diverse (povertà, tirannie più o meno fondamentaliste o più o meno laiche) «il malcontento popolare possa facilmente essere indirizzato verso le fasce di popolazione religiosamente “diverse”, il che da sempre comporta anche delle diversità sociali», evidenzia Gennari.
Ad accomunare i fronti della violenza, è l’escalation di tensioni attorno alle minoritarie «cittadelle» cristiane, il generale clima di ostilità verso i discepoli di Gesù, spesso costretti a fuggire dal terrore degli attentati e da condizioni di vita insostenibili. Nell’Egitto di fine regime Mubarak migliaia di emigranti tornano dall’Arabia Saudita con la mentalità wahabita di voler islamizzare la società. E per le famiglie copte la vita si è fatta dura soprattutto al Sud, come dimostrano gli attentati a Luxor. Ad Alessandria i cristiani non si erano mai nascosti, invece adesso è diventato pericoloso mangiare o bere in pubblico durante il digiuno del Ramadan ed è considerato «atto insolente» indossare abiti non abbastanza larghi.

© Copyright La Stampa, 3 gennaio 2011

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