martedì 11 gennaio 2011

Le fonti vaticane preferiscono non commentare il richiamo al Cairo della signora Lamia Aly Hamada Mekhemar, ambasciatore della Repubblica Araba di Egitto presso la Santa Sede (Izzo)

PAPA: VATICANO NON COMMENTA RICHIAMO AMBASCIATORE AL CAIRO

Salvatore Izzo

(AGI) - Roma, 12 gen.

Le fonti vaticane preferiscono non commentare il richiamo al Cairo della signora Lamia Aly Hamada Mekhemar, ambasciatore della Repubblica Araba di Egitto presso la Santa Sede.
Si fa tuttavia notare che, pur non avendo precedenti, esso e' stato deciso "per consultazioni" il che e' previsto dagli accordi e dunque puo' avvenire, cosi' come, ad esempio, la Santa Sede ha recentemente richiamato il nunzio apostolico in Belgio per ottenere chiarimenti in merito a iniziative parlamentari che attaccavano pesantemente le dichiarazioni del Papa sull'Aids basandosi su fonti parziali.
Il portavoce della Santa Sede, padre Federico Lombardi, e' gia' intervenuto nei giorni scorsi sull'accusa di ingerenza rivolta al Pontefice dall'imam di al-Azhar, l'istituzione musulmana piu' prestigiosa del mondo arabo, in rifermenito alla condanna del sanguinoso attentato in Egitto, precisando che il Papa, sia nel suo messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, dove ha fondato il diritto alla liberta' religiosa sulla dignita' di ogni persona umana e quindi senza disciminazioni per l'una o l'altra religione, sia nel post-Angelus del 2 gennaio, quando "ha parlato naturalmente della solidarieta' per la comunita' copta cosi' duramente colpita, ma poi ha manifestato preoccupazione e interesse anche per le conseguenze delle violenze su tutta la popolazione, sia cristiana che musulmana".
Quindi "non si vede come questo atto di partecipazione del Papa, cosi' desideroso di ispirare non violenza in tutti, possa essere considerato una ingerenza". E anche il nunzio apostolico in Egitto, mons. Michael Louis Fitzgerald, ha chiarito che se e' vero che "i cristiani non si sentono abbastanza protetti, si comprendono pure le difficolta' a prevenire gli atti di terrorismo". "Questo momento - ha aggiunto in una dichiarazione rilanciata dall'agenzia vaticana Fides - richiede a tutti la preghiera per la pace, e di non mettersi gli uni contro gli altri, ma di lavorare per l'unita' nazionale".
Oltretevere, insomma, e' stata subito evidente la volonta' di non acuire in questo momento le tensioni con il mondo islamico. E sia la Radio Vaticana che l'Osservatore Romano hanno parlato nei giorni scorsi di "malintesi nella comunicazione", riferendosi al fatto che il testo dell'omelia del primo gennaio era stato perparato prima che giungesse la notizia dell'attacco ad Alessandria d'Egitto e la frase "le parole non bastano" si riferiva all'impegno per costruire la pace. E il Papa stesso, nel discorso di ieri al Corpo Diplomatico, si e' limitato ad affermare che l'attacco alla chiesa copta rappresenta "un segno ulteriore dell’urgente necessita' per i Governi della Regione di adottare, malgrado le difficolta' e le minacce, misure efficaci per la protezione delle minoranze religiose".
"Mi sembra - aveva pero' aggiunto allargando il discorso alle iniziative europee contro la cristianofobia e alla presentazione che ne hanno fatto i media in questi giorni - che la societa', i suoi responsabili e l'opinione pubblica si rendano oggi maggiormente conto, anche se non sempre in modo esatto, di tale grave ferita inferta contro la dignita' e la liberta' dell'homo religiosus, sulla quale ho tenuto, a piu' riprese, ad attirare l'attenzione di tutti".

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1 commento:

Giorgio ha detto...

Che se ne vada e non ci ritorni .Questi ambasciatori di paesi ostili al cristianesimo non ci fanno nulla in Vaticano.Il servizio diplomatico è una macchina mangiasoldi.
Che dire? Il più pulito... ha la rogna!