martedì 22 marzo 2011

Il Papa: «Sicurezza per i cittadini» (Muolo)

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Il Papa: «Sicurezza per i cittadini»

Il cardinale Bagnasco invita alla preghiera «per il popolo libico»

DA ROMA MIMMO MUOLO

Il pensiero e la preghiera del Papa sono per gli abitanti della Libia. Benedetto XVI, infatti, si è rivolto domenica scorsa «a quanti hanno responsabilità politiche e militari, perché abbiano a cuore, anzitutto, l’incolumità e la sicurezza dei cittadini e garantiscano l’accesso ai soccorsi umanitari».
E al suo appello, giunto nel corso dell’Angelus, si è unita da Genova anche la voce del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, che ha invitato alla preghiera «per la salvezza del popolo libico», ricordando come il Vangelo indichi «il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà».
Affacciatosi, come di consueto, alla sua finestra per recitare la preghiera mariana di mezzogiorno, il Pontefice non ha nascosto la sua preoccupazione per i venti di guerra nel Paese nordafricano. «Nei giorni scorsi – ha detto – le preoccupanti notizie che giungevano dalla Libia hanno suscitato anche in me viva trepidazione e timori. Ne avevo fatto particolare preghiera al Signore durante la settimana degli Esercizi Spirituali» (che si è conclusa sabato scorso, ndr).
Benedetto XVI ha poi aggiunto di seguire «gli ultimi eventi con grande apprensione», pregando «per coloro che sono coinvolti nella drammatica situazione di quel Paese». Di qui anche il suo appello ai responsabili politici e militari. In fine, ha concluso il Pontefice, «alla popolazione desidero assicurare la mia commossa vicinanza, mentre chiedo a Dio che un orizzonte di pace e di concordia sorga al più presto sulla Libia e sull’intera regione nord africana».
Qualche ora prima del Papa, anche il cardinale Bagnasco aveva fatto riferimento ai fatti libici. Avvicinato dai giornalisti, mentre era in visita pastorale alla parrocchia genovese di Nostra Signora del Rimedio in piazza Alimonda (tra l’altro, la stessa piazza in cui si svolsero i drammatici scontri del G8 di dieci anni fa), il presidente della Cei aveva espresso un auspicio. «Speriamo che si svolga tutto rapidamente, in modo giusto ed equo, col rispetto e la salvezza di tanta povera gente che in questo momento è sotto gravi difficoltà e sventure». In particolare il porporato aveva chiesto preghiere «affinché si illuminino le menti ed i cuori dei responsabili di questa grave situazione, che vede soffrire tanta gente». Tuttavia, oltre alla preghiera, «noi cristiani siamo obbligati ad essere strumenti di giustizia, in solidarietà con gli uomini, con i popoli, con i Paesi che soffrono».
Quanto poi all’intervento, l’arcivescovo di Genova, rispondendo a un parrocchiano, ha fatto notare: «Il Vangelo ci indica il dovere di intervenire per salvare chi è in difficoltà. Se qualcuno aggredisce mia mamma che è in carrozzella io ho il dovere di intervenire ». Quindi ha aggiunto: «Tutte le carte internazionali parlano di dignità della persona umana e di diritti, diritti che non sempre sono rispettati e promossi nelle varie parti del mondo ». Gli stessi diritti, infatti, «devono essere coniugati dentro ad ogni cultura e tradizione. È certo che l’umanità dovrebbe diventare sempre di più una famiglia, una comunità, dove ci si aiuta vicendevolmente nei momenti difficili».
Anche il vescovo di Mazara del Vallo, monsignor Domenico Mogavero, ha commentato le vicende libiche. «Non mi sentirei di essere decisamente ostile e contrario», ha detto in merito alle operazioni militari, interpellato da Radio 24. È vero, ha ammesso, che «ci possono scappare e ci scapperanno vittime civili, ma qualcosa bisognava comunque fare, perché la repressione sarebbe stata terribile e sanguinosa in qualunque caso, se le truppe governative avessero ripreso in mano le città conquistate dagli insorti».

© Copyright Avvenire, 22 marzo 2011

1 commento:

sonny ha detto...

Ciao Raffa. Sbaglio, o questa Odissea all'alba si sta già rivelando un tramonto repentino? Se non ci fossero esseri umani a rischiare la vita, si potrebbe quasi sorridere della vicenda, invece abbiamo questa specie di Armata Brancaleone allo sbaraglio. Magari a breve e a turno ci sarà chi si eserciterà in uno degli sport più praticati.....il tiro della tonaca bianca. Il Papa deve parlare, il Papa deve dire, il Papa deve ingerire ( quando fa comodo ad altri).
Non ho la più pallida idea di dove andremo a finire con questa storia. L'unica cosa di cui sono sicura è che non crederò mai alla favoletta dell'intervento umanitario! Per piacere, dai.....!