Alla Pontificia Università Lateranense un'area di ricerca internazionale per rispondere alle sollecitazioni del Sinodo del 2009
Un sostegno allo sviluppo dell'Africa
di Mario Ponzi
Una risposta alle sollecitazioni manifestate durante la seconda assemblea speciale per l'Africa del Sinodo dei vescovi, svoltasi nell'ottobre del 2009. È il senso della iniziativa del rettore della Pontificia Università Lateranense, il vescovo Enrico dal Covolo, che ha voluto istituire nell'ateneo una nuova area di ricerca sull'Africa. In questa intervista rilasciata al nostro giornale, il rettore ci parla degli obiettivi della nuova istituzione, dei progetti in corso e delle numerose prospettive che si aprono dinanzi a questo nuovo cammino intrapreso dall'università.
Da dove nasce l'idea di inaugurare un'area di ricerca universitaria sull'Africa?
Intanto, direi che la nostra vuole essere una risposta alle attese manifestate dai vescovi, riuniti due anni fa nell'assemblea speciale del Sinodo dedicata all'Africa. Nelle proposizioni finali, precisamente nella numero 13, si chiedeva esplicitamente di adoperarsi affinché «la religione tradizionale africana e le culture siano assoggettate a una qualificata e completa ricerca scientifica nelle Università Cattoliche dell'Africa e nelle facoltà delle Università Pontificie romane alla luce della Parola di Dio». Attenta alle indicazioni dei padri sinodali, la nostra università -- che ha l'onore e l'onere di essere l'università della diocesi del Papa -- si è attivata per trovare il modo migliore di venire incontro a questa necessità. Quindi, dopo un tempo adeguato di riflessione e di organizzazione, oggi siamo pronti a inaugurare questo nuovo servizio.
In che modo l'iniziativa rientra nell'ambito della ricerca?
Si tratta esattamente di una nuova area internazionale di ricerca, intitolata «Studi e ricerche per lo sviluppo dell'Africa». Essa corrisponde -- dal punto di vista metodologico -- all'intento di distinguere l'attività didattica ordinaria dall'attività di ricerca, per rilanciare e favorire un'animazione culturale vivace, libera dai moduli curricolari, robustamente interdisciplinare e in dialogo più esplicito con l'emergenza educativa del momento presente.
E per quanto riguarda i contenuti?
Dal punto di vista dei contenuti, la nuova area -- nata dalla collaborazione tra le facoltà di filosofia, di diritto civile e di teologia -- si articola in due dipartimenti: quello delle scienze umane e sociali e quello degli studi giuridici avanzati per lo sviluppo dell'Africa.
Qual è l'obiettivo?
L'obiettivo generale che ci si propone è quello di favorire e di sostenere le Chiese d'Africa, preparando personale qualificato e responsabile, soprattutto a livello laicale. Si tratta di formare umanamente e cristianamente docenti e accademici, politici e professionisti, in tutti i campi operativi e applicativi. A tale scopo, la nuova area di ricerca stabilirà una feconda sinergia con un'altra area recentemente istituita nell'università, l'area di dottrina sociale della Chiesa «Caritas in veritate».
Ma come si colloca all'interno del percorso formativo stabilito per l'università?
L'istituzione dell'area fa parte proprio di un progetto articolato di qualificazione della Lateranense. Esso si propone due obiettivi di fondo: anzitutto lo studio dell'emergenza educativa -- eziologia, fenomenologia, terapia -- e poi la formazione dei formatori, che è la risposta appropriata dell'università del Papa di fronte alla medesima emergenza. Tale progetto comporta una rivisitazione accurata della genuina idea di università, insieme a una promozione coerente della qualità accademica. Il tempo è propizio per un coraggioso rinnovamento, se si interpreta la crisi come un'opportunità educativa, piuttosto che una sciagura fatale: un rinnovamento che riguarderà il governo dell'università, le sue facoltà e i suoi istituti, le aree di ricerca e le cattedre autonome, gli uffici, la biblioteca, la pastorale universitaria e gli altri servizi accademici.
Nel progettare l'area certamente avrete riflettuto sulla situazione dell'Africa. Da quale considerazione siete partiti?
Come ripeto, abbiamo scelto l'Africa alla luce del Sinodo e di altri documenti ecclesiali più recenti, cercando di rispondere -- nelle modalità proprie della missione accademica -- al grido di dolore, e insieme di speranza, che sale dal continente e dalle Chiese dell'Africa. La massiccia presenza di nativi africani nell'università del Papa, e la collaborazione già avviata -- a vari livelli -- con numerose istituzioni universitarie e culturali del continente, sono stati altri fattori decisivi.
Questa iniziativa potrà incidere concretamente sul processo di inculturazione?
Il Sinodo del 2009, nella proposizione 33, riguardo all'inculturazione, sottolineava il bisogno di compiere uno studio approfondito sulle tradizione e sulle culture africane alla luce del Vangelo, «per arricchire -- si legge testualmente -- la vita cristiana, per mettere da parte quegli aspetti che sono contrari all'insegnamento cristiano e per animare e sostenere il lavoro di evangelizzazione dei popoli d'Africa e delle loro culture». I padri sinodali erano consapevoli che la Chiesa in Africa sperimenta una crescita costante nel numero dei suoi membri e di coloro che la servono come sacerdoti. Ma non hanno mancato di sottolineare che «tuttavia -- come si legge ancora nella proposizione -- esiste una incoerenza tra alcune pratiche culturali tradizionali africane e quanto richiesto dal Vangelo». A fronte di ciò, essi hanno avvertito che «per essere pertinente e credibile la Chiesa ha bisogno di un discernimento profondo, per identificare quegli aspetti della cultura che promuovono e quelli che impediscono l'inculturazione dei valori evangelici». Anche a questo vuole contribuire la nostra iniziativa di ricerca.
Dal confronto con la cultura africana cosa potrà imparare l'Europa?
La vecchia Europa, «sazia e disperata», può imparare molto nel confronto aperto e solidale con le tradizioni e i valori, di cui l'Africa è portatrice. In particolare, l'apertura religiosa al dono della vita, la considerazione della famiglia, il rispetto della natura e delle sue leggi fondamentali -- pur fra tanti problemi e urgenze da risolvere -- fanno oggi dell'Africa il nuovo «continente della speranza». L'università del Papa vuole alimentare questa speranza, e a sua volta esserne salutarmente contagiata.
(©L'Osservatore Romano 2 settembre 2011)
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