domenica 25 settembre 2011

Un potere altro. Dio e “le cose terribili” nell’omelia di oggi a Friburgo (Sir)

IL PAPA IN GERMANIA

Un potere altro
Dio e “le cose terribili” nell’omelia di oggi a Friburgo


Onnipotenza e libertà. “Ci sono teologi che, di fronte a tutte le cose terribili che avvengono oggi nel mondo, dicono che Dio non può essere onnipotente. Di fronte a questo, noi professiamo Dio, l’Onnipotente, il Creatore del cielo e della terra”, ma, ha evidenziato il Papa, “dobbiamo, al contempo, renderci conto che Egli esercita il suo potere in maniera diversa da come gli uomini sogliono fare.
Egli stesso ha posto un limite al suo potere, riconoscendo la libertà delle sue creature”. Anche se “siamo lieti e riconoscenti per il dono della libertà”, “quando vediamo le cose tremende, che a causa di essa avvengono, ci spaventiamo”. Invece bisogna fidarsi di Dio, il cui potere “si manifesta soprattutto nella misericordia e nel perdono”. Dobbiamo avere una certezza: “Dio desidera la salvezza del suo popolo. Desidera la nostra salvezza. Sempre, e soprattutto in tempi di pericolo e di cambiamento radicale, Egli ci è vicino, il suo cuore si commuove per noi, si china su di noi. Affinché il potere della sua misericordia possa toccare i nostri cuori, ci vuole l’apertura a Lui, occorre la disponibilità di abbandonare il male, di alzarsi dall’indifferenza e di dare spazio alla sua Parola. Dio rispetta la nostra libertà. Egli non ci costringe. Egli attende il nostro sì”.

Non bastano le parole. Commentando il brano del Vangelo sui due figli che sono invitati dal padre a lavorare nella vigna, il Pontefice ha chiarito: “Il messaggio della parabola è chiaro: non contano le parole, ma l’agire, le azioni di conversione e di fede”. E sulla conclusione di Gesù, rivolta ai sommi sacerdoti e agli anziani del popolo, “I pubblicani e le prostitute vi passano avanti nel regno di Dio”, il Santo Padre ha precisato: “Tradotta nel linguaggio del nostro tempo, l’affermazione potrebbe suonare più o meno così: agnostici, che a motivo della questione su Dio non trovano pace; persone che soffrono a causa dei nostri peccati e hanno desiderio di un cuore puro, sono più vicini al Regno di Dio di quanto lo siano i fedeli ‘di routine’, che nella Chiesa vedono ormai soltanto l’apparato, senza che il loro cuore sia toccato dalla fede”. Perciò, “la parola di Gesù deve far riflettere, anzi, deve scuotere tutti noi. Questo, però, non significa affatto che tutti coloro che vivono nella Chiesa e lavorano per essa siano da valutare come lontani da Gesù e dal Regno di Dio”. Anzi, Benedetto XVI ha ringraziato i “tanti collaboratori impiegati e volontari, senza i quali la vita nelle parrocchie e nell’intera Chiesa sarebbe impensabile”.

Un cuore aperto. “La Chiesa in Germania – ha rammentato il Papa - ha molte istituzioni sociali e caritative, nelle quali l’amore per il prossimo viene esercitato in una forma anche socialmente efficace e fino ai confini della terra”. Il Pontefice ha quindi espresso “gratitudine” e “apprezzamento” a tutti coloro che si impegnano nella Caritas tedesca o in altre organizzazioni ecclesiali, oppure che mettono generosamente a disposizione il loro tempo e le loro forze per incarichi di volontariato nella Chiesa. “Tale servizio richiede innanzitutto una competenza oggettiva e professionale – ha suggerito -. Ma nello spirito dell’insegnamento di Gesù ci vuole di più: il cuore aperto, che si lascia toccare dall’amore di Cristo, e così dà al prossimo, che ha bisogno di noi, più che un servizio tecnico: l’amore, in cui all’altro si rende visibile il Dio che ama, Cristo”. In effetti, “il rinnovamento della Chiesa, in ultima analisi, può realizzarsi soltanto attraverso la disponibilità alla conversione e attraverso una fede rinnovata”.

Uniti e umili. “La vita cristiana – ha detto il Santo Padre - deve misurarsi continuamente su Cristo” e “come Cristo era totalmente unito al Padre ed obbediente a Lui, così i suoi discepoli devono obbedire a Dio ed avere un medesimo sentire tra loro”. Per Benedetto XV, “la Chiesa in Germania supererà le grandi sfide del presente e del futuro e rimarrà lievito nella società, se i sacerdoti, le persone consacrate e i laici credenti in Cristo, in fedeltà alla propria vocazione specifica, collaborano in unità; se le parrocchie, le comunità e i movimenti si sostengono e si arricchiscono a vicenda; se i battezzati e cresimati, in unione con il vescovo, tengono alta la fiaccola di una fede inalterata e da essa lasciano illuminare le loro ricche conoscenze e capacità”. Insomma, “la Chiesa in Germania continuerà ad essere una benedizione per la comunità cattolica mondiale, se rimane fedelmente unita con i Successori di san Pietro e degli apostoli, se cura in molteplici modi la collaborazione con i Paesi di missione e si lascia anche ‘contagiare’ in questo dalla gioia nella fede delle giovani Chiese”. “L’esistenza cristiana – ha proseguito - è una pro-esistenza: un esserci per l’altro, un impegno umile per il prossimo e per il bene comune”. In realtà, “l’umiltà è una virtù che oggi non gode di grande stima. Ma i discepoli del Signore sanno che questa virtù è, per così dire, l’olio che rende fecondi i processi di dialogo, facile la collaborazione e cordiale l’unità”.

L’Angelus. Il “sì” di Maria all’essere serva del Signore è “l’affermazione fiduciosa al piano di Dio e alla nostra salvezza”, ha ricordato il Papa all’Angelus. “Recitando ora l’Angelus – ha affermato -, possiamo unirci al ‘sì’ di Maria e aderire fiduciosamente alla bellezza del piano di Dio e della provvidenza che Egli, nella sua grazia, ha riservato per noi”. Allora, “anche nella nostra vita l'amore di Dio diventerà quasi carne, prenderà sempre più forma. Non dobbiamo avere paura in mezzo a tutte le nostre preoccupazioni. Dio è buono”.

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2 commenti:

mariateresa ha detto...

ho letto il menu per il Papa a pranzo: manzo bollito e frittelle.
Dei veri raffinatoni.

Saturno ha detto...

http://www.libero-news.it/mobile/articolo.jsp?id=829920&idsezione=0