BRUXELLES
Cristianofobia: l’Europa rompe il suo silenzio
Franco Serra
L’Ue nomina finalmente i cristiani come vittime delle violenze che minoranze religiose subiscono in Medio Oriente e altrove. Dopo settimane di esitazioni, denunciate dal ministro Franco Frattini come manifestazioni di «laicismo esasperato che nuoce alla credibilità dell’Europa», i ministri degli Esteri dell’Unione Europea hanno approvato ieri un documento ufficiale in cui «condannano fermamente gli attacchi contro i cristiani ed i loro luoghi di culto, i pellegrini musulmani e le altre comunità religiose» ed esprimono «profonda preoccupazione per il numero crescente di manifestazioni di intolleranza e discriminazione fondate sulla religione, di cui sono testimonianza le violenze e gli atti di terrorismo condotti recentemente in diversi Paesi».
Presiedendo la riunione dei ministri, la rappresentante della politica estera della Ue, Catherine Ashton, ha rivolto un appello ai dirigenti tunisini perché consegnino alla giustizia gli assassini di Marek Rybinsky, il prete cattolico polacco ucciso la settimana scorsa, e perché garantiscano la libertà di praticare la propria religione, al riparo da aggressioni e manifestazioni di intolleranza.
La dichiarazione del Consiglio dei ministri degli Esteri sottolinea poi che «la libertà religiosa è un diritto umano universale che deve essere dovunque garantito e che riguarda tutti: tutte le persone appartenenti a comunità e a minoranze religiose dovrebbero poter praticare la loro religione ed il loro culto liberamente, individualmente o in comunità, senza timore di essere obiettivo di manifestazioni di intolleranza o di aggressioni».
Un primo testo era stato bloccato da Frattini il 31 gennaio perché mancavano riferimenti chiari alle minoranze religiose, in particolare alle comunità cristiane vittime di recenti stragi ad Alessandria d’Egitto (21 morti e 79 feriti ) e a Baghdad (58 morti e 75 feriti il 31 ottobre). La bozza tra l’altro ignorava le sollecitazioni venute nei giorni precedenti dal Parlamento europeo e dall’assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa con risoluzioni votate alla quasi unanimità per chiedere ai governi non solo di esprimere condanna ma di ricordare le vittime delle comunità cristiane, di indicare i Paesi in cui le violenze si verificano, di prendere misure concrete ad esempio inserendo il tema della libertà religiosa nelle trattative e nella gestione degli accordi di cooperazione politica ed economica tra l’Ue e altri Paesi.
Su questo piano i ministri degli Esteri si sono limitati ieri a un impegno generico a collaborare con gli altri Paesi per promuovere la tolleranza religiosa come parte essenziale dei diritti dell’uomo. La Conferenza dei vescovi cattolici europei (Comece) ha commentato la dichiarazione dei Ventisette definendola «un passo nella buona direzione». «Tuttavia – ammonisce la Comece – la sicurezza e la sopravvivenza delle comunità cristiane, soprattutto nel Medio Oriente, richiedono un’azione concreta».
© Copyright Avvenire, 22 febbraio 2011 consultabile online anche qui.
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