martedì 1 febbraio 2011

Domani il Papa presiede i Vespri nella Festa della Presentazione: la vita consacrata, segno dell’amore sovrabbondante di Dio

Domani il Papa presiede i Vespri nella Festa della Presentazione: la vita consacrata, segno dell’amore sovrabbondante di Dio

Benedetto XVI presiederà domani alle 17.30 nella Basilica Vaticana la celebrazione dei Vespri con i membri degli Istituti di Vita Consacrata e delle Società di Vita Apostolica, nella Festa della Presentazione del Signore e XV Giornata della Vita Consacrata. Nel servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune meditazioni del Papa nelle celebrazioni degli anni precedenti:

Un “mistero semplice e solenne”: così, Benedetto XVI definisce la Presentazione del piccolo Gesù al Tempio di Gerusalemme, quaranta giorni dopo la nascita. E’ questo al tempo stesso un momento particolare della vita della Santa Famiglia ed un evento che riguarda l’umanità intera, giacché Cristo ci viene presentato come il “mediatore che unisce Dio e l’uomo abolendo le distanze, eliminando ogni divisione e abbattendo ogni muro di separazione”. Il Papa sottolinea che Gesù “inizia, ancora Bambino, a camminare sulla via dell'obbedienza, che percorrerà fino in fondo”. E rileva come Maria sia la prima persona associata al Signore sulla via dell’obbedienza:

“Portando il Figlio a Gerusalemme, la Vergine Madre lo offre a Dio come vero Agnello che toglie i peccati del mondo; lo porge a Simeone e ad Anna quale annuncio di redenzione; lo presenta a tutti come luce per un cammino sicuro sulla via della verità e dell'amore”. (Messa per la Giornata della Vita Consacrata, 2 febbraio 2006)

Proprio l’obbedienza di Gesù e Maria, sottolinea il Pontefice, sono un modello da seguire per i consacrati, chiamati a servire Dio e far risplendere la sua luce nella Chiesa e nel mondo:

"Come, infatti, la vita di Gesù, nella sua obbedienza e dedizione al Padre, è parabola vivente del "Dio con noi", così la concreta dedizione delle persone consacrate a Dio e ai fratelli diventa segno eloquente della presenza del Regno di Dio per il mondo di oggi (…) la vostra completa consegna nelle mani di Cristo e della Chiesa è un annuncio forte e chiaro della presenza di Dio in un linguaggio comprensibile ai nostri contemporanei". (Messa per la Giornata della Vita Consacrata, 2 febbraio 2006)

“È questo – soggiunge il Papa – il primo servizio che la vita consacrata rende alla Chiesa e al mondo. All'interno del Popolo di Dio essi sono come sentinelle che scorgono e annunciano la vita nuova già presente nella nostra storia”. Come Cristo, anche la persona consacrata è “segno di contraddizione”. Ma, è il suo incoraggiamento, chi ha risposto senza riserve alla chiamata di Dio non deve scoraggiarsi “dinnanzi alle inevitabili difficoltà della vita e alle molteplici sfide dell’epoca moderna”:

“Con il loro esempio proclamano a un mondo spesso disorientato, ma in realtà sempre più alla ricerca d'un senso, che Dio è il Signore dell'esistenza. Scegliendo l’obbedienza, la povertà e la castità per il Regno dei cieli, mostrano che ogni attaccamento ed amore alle cose e alle persone è incapace di saziare definitivamente il cuore; che l’esistenza terrena è un’attesa più o meno lunga dell’incontro ‘faccia a faccia’ con lo Sposo divino, attesa da vivere con cuore sempre vigile per essere pronti a riconoscerlo e ad accoglierlo quando verrà”. (Vespri del 2 febbraio 2007)

“La persona consacrata – ribadisce il Papa – per il fatto stesso di esserci, rappresenta come un ponte verso Dio per tutti coloro che la incontrano”. Ecco perché, è l’esortazione del Pontefice, bisogna ringraziare il Signore per questo inestimabile dono:

“Se essa non ci fosse, quanto sarebbe più povero il mondo! Al di là delle superficiali valutazioni di funzionalità, la vita consacrata è importante proprio per il suo essere segno di gratuità e d’amore, e ciò tanto più in una società che rischia di essere soffocata nel vortice dell’effimero e dell’utile. La vita consacrata, invece, testimonia la sovrabbondanza d’amore che spinge a perdere la propria vita, come risposta alla sovrabbondanza di amore del Signore, che per primo ha perduto la sua vita per noi”. (Vespri del 2 febbraio 2010)

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